MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2005, 22 novembre 2005
Paul Davies: ”Andare nel futuro è già routine” Professor Davies, tra i suoi lavori c’è un libro dal titolo provocatorio: Come costruire una macchina del tempo (Mondadori, 15 euro)
Paul Davies: ”Andare nel futuro è già routine” Professor Davies, tra i suoi lavori c’è un libro dal titolo provocatorio: Come costruire una macchina del tempo (Mondadori, 15 euro). Significa che, secondo lei, il viaggio nel tempo è davvero possibile? Sì. O meglio: non c’è nulla che lo renda impossibile. Possiamo permetterci di ipotizzare una simile eventualità, se varie questioni ancora aperte si collegassero tra loro positivamente. Non significa che si possa compiere domani o tra dieci anni, ma che sia per lo meno ipotizzabile. Come potrebbe anche essere che non se ne faccia nulla. Quindi non esisterebbero difficoltà teoriche, ma soltanto problemi di sviluppo tecnologico? Non esattamente. Come ho detto, ci sono ancora cose non del tutto chiarite. Attualmente, la teoria che meglio spiega la natura del tempo è la relatività generale di Albert Einstein, che permette il viaggio nel futuro e non impedirebbe, in sé e per sé, il viaggio nel passato. Ma ritornare al passato è proprio la difficoltà maggiore, anche perché una qualche proibizione in questo senso verrebbe invece dalla meccanica quantistica. Ma, ora come ora, parlare di ”permessi e proibizioni” non ha molto senso: non possediamo una teoria che unisca con successo meccanica dei quanti e gravitazione. Allo stato delle cose, quantistica e relatività non si sono ancora unite in una teoria che le spieghi entrambe e che quindi faccia piena luce su quanto propongono. Ma perché tornare al passato è più complicato che andare nel futuro? Non dovrebbe essere la stessa cosa? Assolutamente no. Andare avanti nel tempo è facile. Direi che è pura e semplice routine. Succede ogni volta che un oggetto si muove relativamente a un altro. Persino un normale viaggiatore aereo si sposta nel futuro di pochissimi nanosecondi rispetto a un suo amico che se ne sta a casa. La possibilità di viaggiare nel futuro è conosciuta da 100 anni, grazie alla teoria della relatività ristretta di Einstein, ed è stata confermata da numerosi test centinaia di volte. molto facile calcolare il minuscolo spostamento temporale dovuto alle basse velocità o alla forza di gravità terrestre. Lo stesso Gps (Global positioning system) usa il viaggio nel tempo per calcolare la posizione delle auto sulla superficie del nostro pianeta. Se non tenesse conto dello spostamento temporale creato dal moto e dalla gravità della Terra, alla fine la posizione reale di chi possiede un navigatore satellitare risulterebbe sfasata rispetto a quella indicata dal satellite. Viaggiare all’indietro nel tempo è molto più complicato, forse impossibile. Io propongo un’ipotesi, ma non è detto che sia davvero attuabile, poiché sono più le incognite che le certezze. Professor Davies, la ”sua” macchina del tempo vede però in gioco forze ed energie impressionanti, materia esotica e altre cose che sembrano uscite da un colossal di fantascienza... Ma non ci sarebbe il modo di costruire una specie di DeLorean, come quella di Ritorno al futuro, senza dover per forza scomodare buchi neri, stelle a neutroni e così via? Se non si giungerà a stravolgimenti impressionanti nella nostra conoscenza del cosmo (e può succedere, da un momento all’altro), oggi la miglior soluzione al problema del viaggio nel passato è creare un wormhole (cunicolo di tarlo). come un buco nero, ma con un’entrata e un’uscita, un po’ come lo Stargate dell’omonimo film (e della serie di telefilm), o come il tunnel spaziotemporale in Star Trek: Deep Space Nine. un concetto che gli appassionati di fantascienza conoscono molto bene, perché negli ultimi anni è stato rappresentato abbastanza spesso. L’idea è nata con il romanzo Conctat di Carl Sagan, da cui è stato tratto un film con Jodie Foster. Nel mio libro spiego come si possa costruire un wormhole. In questo momento non è ancora possibile, è ovvio. Ma non ci sono reali impedimenti per non poterlo fare in futuro. Ed è possibile, sempre in un ipotetico futuro, che gli strumenti per creare un wormhole siano tanto piccoli da installarli a bordo di una DeLorean... L’unico problema è che la DeLorean non ci accompagnerebbe nel viaggio, ma se ne starebbe ferma da qualche parte a mantenere aperto e stabile il wormhole. L’altra faccia della medaglia è che si scopra che tutto ciò non è davvero possibile... E quindi addio ai viaggi nel tempo! Ma in questo momento non lo sappiamo ancora per certo. E che cosa ce lo potrebbe impedire, esattamente? Scoprire che nell’Universo non c’è tutta quella libertà che vorremmo o che adesso ipotizziamo. Cioè che esista una sorta di ”censura cosmica” che impedisca lo svolgersi di determinati avvenimenti. Una specie di off limit naturale, per proteggere l’ordine delle cose. Non è un’idea nuova. Il grande fisico e matematico inglese Sir Roger Penrose suggerì tempo addietro un concetto analogo per i buchi neri. Sono ”neri”, cioè invisibili, perché la natura non vuole mostrare apertamente che cosa succede all’interno di una singolarità, dove si stravolgono le leggi naturali. Un fatto di ”decenza”, insomma. Potrebbe succedere la stessa cosa per il viaggio del tempo: la natura lo impedisce (anche se ipotizzabile), per proteggersi da paradossi che potrebbero scardinare l’ordine naturale delle cose. Ma questo non lo sappiamo, ovviamente. Essere pro o contro il viaggio nel tempo, ora come ora, significa aderire a un’ipotesi oppure a un’altra. Ma in entrambi i sensi certezze assolute non esistono. Io preferisco credere nella sua possibilità. Perché è molto più stimolante investigare su cose apparentemente impossibili, che negarle a priori. Mettiamola così: magari non riusciremo mai a viaggiare nel tempo però, percorrend questa strada, le cose che potremmo apprendere sull’Universo sono molte e tutte importanti. Non è solo un passatempo per folli.