La Stampa 19/11/2005, pag.30 Gigi Garanzini, 19 novembre 2005
Le traverse di Ronaldinho e di Liedholm. La Stampa 19/11/2005. Una sera degli anni ’60 al parco Ruffini, in capo a uno scambio da fantascienza con un avversario che poteva essere Rosewall piuttosto che Olmedo, Pancho Gonzales fece il punto con una smorzata da fondo campo che si arrampicò sul nastro, stette per una frazione di secondo in bilico, e poi scelse di andare a morire oltre la rete
Le traverse di Ronaldinho e di Liedholm. La Stampa 19/11/2005. Una sera degli anni ’60 al parco Ruffini, in capo a uno scambio da fantascienza con un avversario che poteva essere Rosewall piuttosto che Olmedo, Pancho Gonzales fece il punto con una smorzata da fondo campo che si arrampicò sul nastro, stette per una frazione di secondo in bilico, e poi scelse di andare a morire oltre la rete. Si levò dal pubblico, strabocchevole come ad ogni esibizione della mitica troupe di Jack Kramer, un ooh che era un misto di ammirazione e insieme di sottolineatura della fortuna che aveva accompagnato la giocata. Gonzales, sorridendo, zittì il brusìo con un segno di attesa. Serviva l’avversario, sia pure non alla velocità di oggi: ma serviva. Pancho rispose alla prima palla con la stessa, identica smorzata: la palla ritoccò il nastro nel medesimo punto, spanna più spanna meno, e ricadde un’altra volta al di là. Inutile dire che venne giù il teatro. E che nessuno dei presenti potrà mai dimenticare quel replay. BILIARDO - Peppino Meazza, che al mondiale del ’38 segnò il rigore al Brasile reggendo i calzoncini perché al fischio dell’arbitro era saltato l’elastico, si divertiva ad appoggiare il basco sulla traversa dell’Arena e a spazzolarlo via dal disco del rigore. Sivori avrebbe potuto palleggiare per giorni interi anche leggendo il giornale e bevendo il caffè, Maradona col colpo sotto, azionando il sinistro come la stecca di un prestigiatore del biliardo, faceva tornare il pallone al punto di partenza proprio come un boomerang: ma dopo averlo calciato secco, non accarezzato. ANGUILLA- La storia del calcio è anche una storia di magìe. Che abbiamo visto, che abbiamo letto, che ci hanno raccontato. Poi, come in ogni storia che si rispetti, capita che una prodezza tiri l’altra e si finisca prima o poi per dubitare delle reali dimensioni dell’anguilla, come nella vecchia storiella dei pescatori. Ancora oggi, se ti sbagli a dire al vecchio, impagabile Nils che il tal regista di passaggi ne sbaglia pochi, lui ti punta con quella maschera alla Buster Keaton e ti ri-racconta la volta che a San Siro improvvisamente scoppiò un grande applauso per festeggiare un errore: perché finalmente, dopo tre anni, aveva sbagliato un passaggio. Se osservi che Adriano, per esempio, calcia davvero forte, lui prima osserva che i palloni di oggi sono molto più leggeri e più elastici, e sino a lì non ci piove. Poi, dopo una pausa studiata, passa a ri-raccontare quella della traversa: la volta che la colpì talmente forte che il centravanti avversario, sul rimbalzo, partì da solo in contropiede (versione base); oppure che il suo portiere per fortuna era attento ed evitò l’autorete (versione maxi-anguilla). BALENA- A proposito di traverse, quella che Ronaldinho centra per quattro volte consecutive da fuori area, riprendendo ogni volta la respinta e controllandola senza che il pallone tocchi terra, è con tutta evidenza ben al di là della dimensione dell’anguilla: siamo nella famiglia delle balene. Non un calciatore, di oggi e di ieri, fenomeni inclusi, che si sia bevuto lo spot. Il neo-pallone d’oro s’è offeso. Ma anziché mettere il broncio, perché non imitare Pancho Gonzales? Per il gesto d’attesa e di sfida (ri)-va benissimo il Web. Per il replay, possibilmente il Camp-Nou. Gigi Garanzini