La Stampa 19/11/2005, pag.8 Paolo Mastrolilli, 19 novembre 2005
Ribattezza la città e lo sponsor la coprirà d’oro. La Stampa 19/11/2005. New York. Se la Rai o Mediaset si presentassero a casa vostra e vi chiedessero di rinominare la città in cui abitate con il loro logo, in cambio di una fornitura decennale di servizi gratuiti, cosa rispondereste? Il villaggio di Clark, in Texas, ha detto di sì
Ribattezza la città e lo sponsor la coprirà d’oro. La Stampa 19/11/2005. New York. Se la Rai o Mediaset si presentassero a casa vostra e vi chiedessero di rinominare la città in cui abitate con il loro logo, in cambio di una fornitura decennale di servizi gratuiti, cosa rispondereste? Il villaggio di Clark, in Texas, ha detto di sì. Da martedì è diventato il primo paese americano sponsorizzato dalla EchoStar Communications, un’azienda del Colorado che fornisce a 11 milioni di clienti l’accesso alla tv satellitare. Tutti gli abitanti di Clark riceveranno il collegamento gratuito alla televisione per dieci anni, ma in cambio il paesello cambierà il suo nome in «Dish», parabola, cioè il logo usato dalla EchoStar per vendere il suo prodotto negli Stati Uniti. Se un tempo il nome delle cose rappresentava la loro identità, ora è chiaro che anche l’anima può essere venduta, in cambio di una contropartita ragionevole. Infatti Clark è solo l’ultimo esempio di un fenomeno che si sta diffondendo in America, le cui radici affondano addirittura negli anni Cinquanta. Ad agosto la EchoStar aveva lanciato la sua operazione di marketing chiamata «DISH City Makeover». L’azienda del Colorado aveva offerto il collegamento gratuito alla tv satellitare per qualsiasi cittadina che avesse accettato di cambiare il proprio nome. Secondo Michael Neuman, presidente della compagnia, l’obiettivo dell’iniziativa era dimostrare che «si può dare a tutti una televisione migliore». A noi italiani, orgogliosi e gelosi delle nostre radici, una sfida del genere sembra provocatoria. Gli americani, invece, si sono messi in fila. Il sindaco di Clark, Bill Merritt, ha dovuto condurre un’intensa azione di lobby perché la concorrenza era fortissima. Alla fine, però, la EchoStar ha scelto il suo paesello. I motivi di fondo della selezione sono difficili da capire, perché Clark è un villaggio abitato da 125 anime, a mezz’ora di strada da Forth-Worth, ossia la città gemella di Dallas. Campa di agricoltura e offre un letto a chi lavora nella vicina metropoli, ma non vuole dormirci la sera. Comunque sia, una volta ottenuto l’incoronamento dalla EchoStar, Merritt ha dovuto affrontare il problema di farlo digerire ai suoi concittadini. Il più contrario era proprio il signor L. E. Clark, che nel giugno del 2000 aveva fondato il villaggio dandogli il proprio nome: «Non mi piace per nulla questa storia di Dish. Io avevo dato l’anima allo scopo di ottenere il riconoscimento ufficiale del nostro municipio». Martedì sera, però, il consiglio comunale si è riunito alla presenza di tutte le 125 anime che rappresenta, e Clark ha scoperto con amarezza che nessuno è profeta in patria. Ben dodici concittadini hanno preso la parola in favore dell’accordo con la EchoStar, e i membri del consiglio non hanno potuto fare a meno di ratificarlo all’unanimità. Dunque da tre giorni Clark si chiama Dish, con tanto di cartelli ufficiali forniti dalla compagnia del Colorado. Merritt non sta nella pelle: «L’identità è importante e il nome originale resterà sempre nella nostra storia». La tv gratis non verrà garantita solo agli abitanti attuali del paese, ma anche a chiunque deciderà di trasferircisi. «La pubblicità - ha spiegato il sindaco - ci metterà sulla carta geografica dell’America. Attirerà persone e affari, e ci farà crescere». Ha ragione lui, secondo l’esperto di marketing Mark Hughes, amministratore delegato della società Buzzmarketing: «Quante persone stanno parlando dei 3.000 siti internet aperti questa settimana? Zero. Adesso, però, tutti conoscono Dish, villaggetto del Texas con 125 abitanti». Quello di Hughes è un parere di parte, perché lui in queste settimane sta cercando di convincere il paese di Santa, nell’Idaho, a cambiare il suo nome in Secretsanta.com, dal logo di un sito internet specializzato in scambi di regali. Se gli abitanti accettassero la proposta non farebbero la storia, perché già nel 2000 Halfway, in Oregon, aveva deciso di chiamarsi per un anno Half.com. Il fenomeno, a dire il vero, risale agli anni Cinquanta. Allora Hot Springs, nel New Mexico, decise di prendere il nome di un famoso quiz tv chiamato «Truth or Consequences». Un po’ come se Milano, commossa dal lavoro di Mike Bongiorno, avesse stabilito per decreto comunale di diventare «Rischiatutto». Le cose, però, non sono andate sempre così lisce. Nel 2003 i residenti di Biggs rifiutarono un’offerta della Centrale del Latte della California: se avessero accettato di diventare «Got Milk», fiumi di soldi avrebbero inondato le sue strade. Secondo Gary Ruskin, dell’organizzazione non profit Commercial Alert, «i nomi dei luoghi civici riflettono i nostri valori e le nostre aspirazioni. E’ sbagliato tagliare il cordone ombelicale fra questi nomi e le nostre virtù». Noi però stiamo parlando di Dish, e quindi i suoi abitanti hanno già vinto. Paolo Mastrolilli