Varie, 21 novembre 2005
MARTINELLI
MARTINELLI Andrea Prato 12 marzo 1965. Pittore • «[...] Cos’è la pittura per Andrea Martinelli [...] Figurazione? Apparentemente per lui la pittura funziona come un obiettivo fotografico. Ma non diventa tecnica di ripresa. Non è un processo meccanico: nell’immagine dipinta si vede diversamente e di più. Nei personaggi che sceglie come protagonisti delle sue tele - uomini e donne - accanto al degrado fisico, alle rughe che solcano i volti come i fiumi di una valle, si legge tutta l’angoscia del vivere quotidiano. La pittura di Andrea Martinelli diventa come un occhio, più preciso e meno appesantito da abitudini visive. Traccia, delinea ogni particolare, maggiore e minore, ma non si ferma a interpretare e commentare il dato: fa vedere meglio. Esteriormente non dice nulla al di là dell’immagine, ma in realtà dà all’immagine una densità, una consistenza che travalica il personaggio raffigurato, ciò che la pittura rende esplicito è l’immaginazione, intesa come strumento conoscitivo della realtà. Ed è una realtà difficile, carica di sofferenze come raccontano il Volto del grande nonno, Battagliolio La Betta, probabilmente uomini e donne della città di Prato, dove è nato [...] quest’artista che colpì Giovanni Testori, e che ha affascinato Gianni Berengo Gardin, che al lavoro del pittore toscano ha dedicato un reportage [...] Andrea Martinelli quasi si confonde con i suoi dipinti, spesso di grandi dimensioni, che riproducono un volto e, come suggerisce il titolo, la sua ombra: un crepuscolo che rende visibile la sua pittura» (P. V., ”Corriere della Sera” 21/11/2005).