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 2005  novembre 21 Lunedì calendario

Savoia Maria

• Gabriella Napoli 24 febbraio 1940. Terzogenita degli ultimi sovrani d’Italia • «[...] un metro e ottantuno di diafana classe bionda, corsi di pittura con Oskar Kokoschka e una catena di flirt, vero o presunti, davvero impressionante: tra gli altri Giovanni Volpi di Misurata e Alfonso di Borbone, il torero Peralta, il figlio dell’ambasciatore svizzeroo a Parigi, l’attore Walter Chiari. A un certo punto, dopo il ripudio di Soraya, pare che anche lo Scià di Persia ci avesse fatto un pensierino, ed ecco la versione dell’episodio, una specie di Dallas ante litteram, che molto tempo dopo fornì la principessa in persona: ”L’ingegner Enrico Mattei, presidente dell’Eni, mi aveva fatto recapitare da un diplomatico le fotografie dello Scià, perché le esaminassi e casomai gli facessi il piacere di comunicargli un parere per un eventuale fidanzamento, cosa che sembrava stargli molto a cuore. Ma allora eravamo tutti più giovani e ci si poteva forse anche divertire...”. Il petrolio, perché di quello si trattava, tornerà di nuovo nella vita di Maria Gabriella. con il petrolio, e poi con le speculazioni immobiliari, che ha fatto fortuna il suo futuro marito, l’uomo d’affari franco-romeno Robert De Balkany, nato nel 1931, che all’anagrafe fa Zellinger ma che a Parigi chiamano più spicciatamente lo Squalo. Il suo salvadanaio è il centro residenziale e commerciale di Parly II [...] i suoi vanti i castelli di Eze sulla Riviera e di Saint-Mesme a sessanta chilometri dalla capitale, l’appartamento del nababbo in avenue Foch, la tenuta di Deauville, lo yacht Maralà. Umberto non è entusiasta: De Balkany è borghese, divorziato (dalla figlia di André Poncet, l’ambasciatore di Francia presso Hitler e Mussolini) e molto facile ai pugni, come confermano i fotografi che gli fanno la posta sotto casa. Ma la principessa è ben decisa: ”La mia famiglia sarà d’accordo per forza, semplicemente perché se si oppone al matrimonio non terrò conto della sua volontà”. Per le nozze religiose, celebrate nell’estate 1969 in una cappella in stile cistercense fatta costruire appositamente dallo sposo, calano a Eze 80 gorilla. Nasce una bambina, Elisabetta, ma il matrimonio va presto a rotoli. ”Colpa di una specie di malattia di mio marito”, razionalizzerà lei più tardi. ”Un complesso d’inferiorità nei confronti delle mie origini, dovuto forse al fatto di essere nato da un padre commerciante”. A sette anni dalle nozze Ella chiede il divorzio per crudeltà mentale e si imbarca su uno dei panfili di Stavris Niarcos detto l’Avvoltoio, il grande rivale di Onassis. Sembra profilarsi un nuovo pasticiaccio rosa shocking. Ma, come pare succeda puntualmente alle principesse di casa Savoia, a un certo punto anche lei sparisce nell’omba. L’ultima relazione sentimentale a finire sui giornali, e tuttavia in modo esemplarmente discreto, è quella con un cardiologo sardo, Valentino Martelli, conosciuto durante la lunga degenza di Umberto alla London Clinic. [...]» (Egle Santolini, ”Specchio” 29/6/1996) • «[...] ”Per tanti anni ho accompagnato mio padre in giro per l’Europa a visitare librai ed antiquari da Lisbona, Madrid, Parigi o Ginevra alla ricerca di oggetti, stampe e quadri riguardanti Casa Savoia. Così pian piano l’interesse è diventato passione e perseguendo il sogno di mio padre, che avrebbe voluto creare un vero e proprio museo di storia sabauda, dopo la sua morte, ho deciso di realizzare questo suo desiderio creando la fondazione con il preciso intento di istituire un centro di raccolta e ricerca storica di Casa Savoia [...] Mio padre, all’inizio della guerra, ebbe la terribile idea di mettere la collezione al sicuro nell’Abbazia di Monte Cassino che poi è stata bombardate e la collezione distrutta dalle fiamme. Ricominciò a cercare in tutta Europa stampe e quadri che avessero per tema la Sacra Sindone, e spesso lo accompagnavo. Mi raccontò che aveva trovato, per caso, una stampa molto rara in un negozio di porcellane a Copenaghen. Diceva che spesso entrava in un negozio perché gli sembrava che li dentro c’era qualcuno della famiglia. Chiese al venditore di porcellane antiche se non aveva qualche stampa. Rispose di si, e mio padre guardò in una cartella, nel mucchio trovò la stampa, rara, di una delle battaglie del Principe Eugenio [...] A me piace essere libera, ho avuto qualche proposta di matrimonio reale e ho preferito non accettare perché la vita di corte, di rappresentanza, come moglie di capo di stato è sempre gravosa. Ma c’è a chi piace. Margherita aveva ripreso le tradizioni della corte di Torino, le ha cambiate, migliorate, arricchite. L’etichetta era più o meno uguale a quella delle altre monarchie europee”. Che ricordi ha della vita di corte? ”Ho vissuto molto poco quella vita, sono nata nel 1940 e avevo 6 anni quando sono partita. L’ho vissuta soprattutto alla corte belga dove andavo spesso a trovare mia nonna Elisabetta alla quale volevo molto bene. Era una persona colta, affascinante perché aveva vissuto anche la prima parte del secolo e la raccontava. Aveva viaggiato, era stata in Egitto dove aveva assistito all’apertura della tomba di Tutankhamon. In Belgio c’era una etichetta rigorosa l’ho vissuta anche all’epoca di re Baldovino. La vita di corte sabauda ha permesso di arredare palazzi, raccogliere oggetti d’arte, mobili importanti, quadri, arazzi, argenterie, porcellane. Ha lasciato un stile, che ha creato la regina Margherita. lei la persona chiave di queste tre regine. lei che ha fatto quasi tutto: Monza l’ha arredata portando mobili dal palazzo reale di Torino, adesso sono stati riportati” [...] Sua madre è stata regina per 27 giorni e Principessa di Piemonte dal 1930, come era la sua vita di corte? ”Viveva molto nel suo mondo, nella musica e nella storia. Seguiva mio padre organizzava i ricevimenti, le cerimonie commemorative, oppure le feste perché era un dovere. Lei aveva il suo salotto dove preferiva parlare direttamente con Benedetto Croce, con Umberto Zanotti Bianco, antifascista e quando il regime volle togliergli la sua associazione di ricerche archeologiche, Maria José gli disse di cambiare nome e chiamarla Maria di Piemonte. E così è stata protetta?”. Perché Maria di Piemonte? ”Maria perché Mussolini non voleva il nome straniero, e allora mia madre disse Giuseppina mai. Io voglio firmare Maria José. Le fu detto di no, allora lei optò per Maria e basta [...]”» (Ludina Barzini, ”Corriere della Sera” 21/11/2005).