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 2005  novembre 21 Lunedì calendario

FORESTA Michele

FORESTA Michele Nicosia (Enna) 22 febbraio 1961. Comico. Noto come Mago Forest • «“Una sera ero in una piazza di Loano, in provincia di Savona, a fare uno spettacolo. Tra il pubblico c’era anche Antonio Ricci [...] dopo qualche giorno mi ha telefonato, voleva conoscermi. Io pensavo fosse uno scherzo, invece era tutto vero. Diciamo che sono stato l’uomo giusto al momento giusto [...] da dove nasce la passione per la magia? Guardando in Tv il mitico MacRooney, un mago comico che sbagliava sempre i suoi esperimenti [...]» (Laura Piazzi, “TvSette” n. 33/1999) • «“Fassino è stato molto criticato per essere andato dalla De Filippi. Ma scusate non ho capito, solo Lapo può andare a trans?”. E poi: “Staccare luce, gas e telefono, prendere i soldi e allontanarsi il più in fretta possibile: sono le raccomandazioni fatte in America per l’arrivo degli uragani. Caspita, ma sono le stesse fatte per il ritorno di Tremonti al ministero dell’Economia!”. Il Mago Forest [...] conduce su Italia 1 Mai dire lunedì assieme ai Gialappa’s ed è sempre più bravo: tempi comici perfetti, grande garbo, con la sua aria sorniona riesce a lanciare frecciate al curaro a politici e Vip e sbeffeggia le meschinità del costume nazionale. E con la sua simpatia ha conquistato il cuore del pubblico diventando uno dei personaggi televisivi più amati [...] un divo di stampo “alternativo”, che non finisce sulle pagine dei settimanali rosa e prosegue per la sua strada con sicurezza, certo di un successo che, dopo molti anni di carriera, è diventato solidissimo proprio per la collaborazione, pluriennale, con la Gialappa’s. [...] piace molto al pubblico, specie quando va giù duro coi politici. “In effetti la rubrica ‘Senza peli sulla lingua’ è molto seguita. [...]”. Le sue battute sono belle toste. Ma nessuno la vede come un divo della satira. “Forse perchè uso la leggerezza della commedia assieme al graffio della satira. Sono un po’ il Grillo Parlante dei Gialappa’s, quello che dico io è come se lo dicessero loro”. Chi scrive i suoi testi? “Io, assieme a ottimi collaboratori: Fabrizio Testini e la coppia Dimunno & Tamborrino. Due sono anche laureati in giurisprudenza, così posso dire quello che voglio evitando le grane. Non che temiamo le querele, eh, ma sa com’è, in tribunale ti convocano sempre al mattino, e lì non c’è mai parcheggio, così arrivi tardi... per questo i processi sono così lunghi” [...] Molti gli spettacoli che ha portato in teatro, da “Al di la della credenza”, da “Cercasi bella partner militesente e automunita”, da “Cos’ha Copperfield che io non ho”[...] “L’infinito mi sta stretto”. [...] L’esordio in tv è con l’Arbore di “Indietro Tutta”, poi dopo qualche sporadica apparizione, è per cinque stagioni a Zelig. Quindi con la Gialappa’s che lo trasforma in presentatore [...] “Non volevo fare il mago da piccolo, ma sognavo comunque di lavorare nello spettacolo, fare mestieri tecnici, lo scenografo, il macchinista, poi per caso sono andato dall’altra parte. Del resto spesso accade che uno parte per fare una cosa e finisce per farne un’altra. Io davvero non sapevo che avrei fatto questo lavoro, sono partito dalla Sicilia che avevo venti anni e volevo fare spettacolo. In realtà la mia passione per la magia parte da Mac Rooney, eroe di una tv in bianco e nero, popolata da molti maghi, come Silvan, la Maga Maghella di Raffaella Carrà, Gianni e il Magico Alverman, l’inossidabile Mago Zurlì. Io, insomma, non ero lo stereotipo del mago classico, il fisico non mi aiutava, e ho indugiato sulla parodia [...] Ho studiato ragioneria, come tutti i comici, non lo sapeva? Ho cominciato nelle assemblee a scuola: gli altri parlavano di cose serie, io sparavo cazzate, così mi allenavo. I miei compagni sono stati il mio primo pubblico, facevo gli sketch in classe”. Chissà i professori... “Erano contentissimi, anzi mi invitavano in cattedra a fare le loro imitazioni e si divertivano”. Docenti illuminati! “Sì, ero benvoluto. Dopo il diploma il preside mi fece lavorare nel suo albergo, ma poi un giorno mi disse ‘Vattene, che fai qui? Vattene via, va’ a Milano’. Avevo 20 anni. Così sono arrivato a Milano’ Ed ha scelto la strada del teatro. “Si, mi volevo iscrivere ai filodrammatici, al Piccolo, ma non avevo le basi, quando facevo i provini non sapevo mai dove iniziare, volevano i classici che io non conoscevo. La mia cultura comica partiva dal quotidiano, io facevo lo scemo a scuola e con gli amici e mi sembrava dovesse bastare. Poi ho frequentato corsi di teatro, dove magari incontravi anche persone che volevano fare il mimo o il clown, o i figli dei ricchi, della Milano-bene, che andavano li per disinibirsi e risolvere problemi di timidezza. Nel frattempo lavoravo in un bar per mantenermi”. Qual è stato il primo “ingaggio”? “Ho iniziato a lavorare nei piccoli cabaret, come La corte dei miracoli di Renato Converso, poi ho lavorato al Rick’s Cabaret, dove c’erano i travestiti e poi il cabarettista di turno. Prendevo cinquantamila lire a serata e se non c’era gente neanche ti pagavano. Piuttosto che lavorare andava bene anche quello. E poi ho iniziato a Zelig, prima che si chiamasse Zelig, era L’utimo metrò, in viale Monza, dove ho fatto il primo spettacolo vero e proprio. E li ho iniziato a lavorare davvero, a conoscere l’ambiente e a esibirmi in libertà, tutto questo inframmezzato dalle serate in pizzeria, dalle esibizioni alle convention per manager”. E il debutto in tv? “Nell’88 con Arbore a ‘Indietro tutta’. Facevo il maghetto scalcinato e imitavo McRooney. Renzo Arbore mi ha detto [...] che sono uno dei suoi comici preferiti: mi ha fatto un piacere enorme, dopo una cosa del genere potrei anche ritirarmi! [...] poi ho fatto le prime edizioni di Zelig, ospite fisso con Marco Della Noce. Poi i Gialappa’s mi hanno chiesto di fare il mago. E ci hanno messo quattro anni ad accorgersi che ero io, ero io il loro presentatore! Comunque sono stato fortunato Zelig è l’habitat naturale per ogni comico, pubblico vero, scambio di energia, locale piccolo, mentre ad altri comici può capitare di essere in altri contesti televisivi, e hai meno fortuna. Poi i gialappi hanno capito che davo spazio all’improvvisazione e ci siamo un po’ sposati è un sodalizio che funziona [...] come i cani somigliano man mano al padrone, anche Mr.Forest sta diventando uguale a come sono veramente. La linea che ci separa è molto sottile, come quella dell’orizzonte. Ma penso che sia normale, più lavoro attorno a Forest e più quello che il personaggio dice è simile a me”» (Ernesto Assante, Mariella Tanzarella, “la Repubblica” 21/11/2005).