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 2005  novembre 21 Lunedì calendario

Pensiamo a un ciclopico magazzino, che raccoglie e conserva migliaia di scatole. E ora pensiamolo compresso in un disco sottile dal diametro di 12 centimetri

Pensiamo a un ciclopico magazzino, che raccoglie e conserva migliaia di scatole. E ora pensiamolo compresso in un disco sottile dal diametro di 12 centimetri. Un paradosso spaziotemporale? No, un Digital Versatile Disk, più noto come Dvd. Da 7 anni a questa parte, il mondo lo apprezza quale supporto d’altissima qualità per musica e film. E la sua scalata al successo è stata impressionante. Dal 1997 (anno del lancio sul mercato internazionale) al 2003, sono stati venduti nel mondo oltre 250 milioni di lettori Dvd, più della metà dei videoregistratori esistenti. Alla fine del 2004, secondo le previsioni della società di ricerche Dvd Tracker, il nostro pianeta ospiterà ben 100 milioni di masterizzatori Dvd, il 30% in Europa. E la cifra raddoppierà entro la fine del 2005. Il motivo è semplice: confrontato con un comune Cd, il Dvd può racchiudere un numero d’informazioni da 6 a 17 volte superiore. Anche nella videoregistrazione casalinga, quindi, rassegniamoci a dire addio alle ingombranti cassette: l’era del Dvd registrabile è cominciata davvero. «Prevediamo che tra 4 o 5 anni il Vhs diventerà obsoleto» dichiara Hartmut Kulessa, product manager a Bascharage, in Lussemburgo, della giapponese Tdk. Coi suoi 700 addetti distribuiti su 3 turni, 24 ore giorno, e 5 milioni di pezzi al mese, questa è la più grande factory europea di Dvd registrabili. «Quest’anno», aggiunge Kulessa, «abbiamo ridotto del 30% la produzione di videocassette, tanto che una delle nostre 3 linee di fabbricazione è stata riconfigurata per la creazione di Dvd». Insomma, il nuovo formato digitale sostituirà presto il nastro magnetico anche nelle case dei comuni mortali. « proprio dal mondo dei consumatori che c’è la maggior richiesta di Dvd registrabili», prosegue Kulessa. «I Dvd recorder d’uso casalingo e i masterizzatori per pc diventano ogni giorno più abbordabili». Ma tra guardare e registrare c’è di mezzo il mare della tecnologia, come dimostra la catena produttiva di Tdk Europa, un congegno a orologeria fatto di presse, nastri trasportatori, pennini, vernici e bracci semoventi, tutto racchiuso in cabine di vetro e gusci di plexiglas antipolvere. «Lo stabilimento è stato inaugurato nel novembre 2003: già lo scorso aprile eravamo a pieno regime e nel 2005 incrementeremo la produzione», assicura Kulessa. La prima fase della lavorazione è lo stampaggio del disco. Il policarbonato (polimero resistente, flessibile e trasparente) è scaldato, messo in forma e raffreddato in un battito di ciglia. qui che si osserva la prima differenza tra un Dvd vergine e uno venduto già registrato. I comuni Dvd video, infatti, sono anch’essi creati da presse che comprimono a caldo 2 dischi di policarbonato di 0,6 mm su uno o due sottilissimi strati metallici d’alluminio e un altro, più superficiale, di una speciale lacca, tutti depositati sulla plastica. Su questi Dvd sono incise tracce a spirale, che contengono i dati impressi già durante lo stampaggio, secondo precise alternanze di pit (fosse) e land (parti immodificate). I passaggi pit/land e land/pit corrispondono a 1; la loro assenza allo 0: nient’altro che l’arcinoto codice binario dei computer. Quando la luce, che proviene dalla testina laser del lettore Dvd si riflette sui pit e sui land, un microprocessore decodifica la serie di 1 e 0, ricostruendo suoni e immagini sullo schermo tv. I Dvd registrabili, invece, sono vergini e non hanno quindi informazioni preincise. Utilizzano un velo di vernice speciale che, se riscaldata dal laser, muta il suo stato da riflettente a non riflettente, creando pit e land artificiali. Si tratto di uno strato organico chiamato Dye: chimicamente è un polimero pigmentato che si comporta come un’emulsione fotografica. Quando il laser del masterizzatore o del Dvd recorder colpisce un punto del Dye, lo scalda e rompe un legame chimico. Questo cambiamento nella struttura molecolare crea una macchia scura. Quando il disco viene riletto, il fotolettore vede la differenza tra macchie scure e zone trasparenti, interpretandole come pit e land. Il processo d’applicazione del Dye (come per altre vernici e lacche protettive) è molto delicato. Basta una minima variazione di densità, una microscopica imperfezione, per rendere un Dvd inutilizzabile. Un laser controlla i dischetti uno a uno, eliminando i difettosi. «Benché del tutto automatizzate, queste fasi sono cruciali. Lo scarto è piuttosto notevole: quasi il 10%» commenta Kulessa. «Il materiale, però, è riciclato e reinserito nella produzione». Attualmente, sono in vendita 2 differenti standard per i Dvd di questo tipo: i Dvd+R e i Dvd-R (dove la ”R” sta per Recordable, ossia ”registrabile”), che per il momento si dividono il mercato. «Ora come ora, Tdk produce entrambi i formati in egual misura», aggiunge Kulessa. «Secondo le più recenti statistiche, sembra però che la battaglia sarà vinta dal Dvd+R. Nel 2008, si prevedono circa 600 milioni di unità vendute nel mondo, contro 200 milioni di Dvd-R». Entrambi i formati, però, presentano lo stesso svantaggio: possono essere scritti una volta sola, come i Cd-R. Affinché un Dvd vergine sia comodo come una videocassetta (cancellabile e registrabile più volte), sono stati creati i Dvd ReWritable, cioè riscrivibili (come i Cd-RW), in 2 standard: Dvd+RW e Dvd-RW. La catena che li realizza è simile a quella dei Dvd Recordable, solo poco più lunga. Questi dischi, infatti, al posto d’una vernice organica fotosensibile, usano il ”cambiamento di fase”: tra policarbonato e rivestimento di lacca c’è uno strato di sostanza inorganica che può avere forma cristallina o, se scaldata dal laser, non cristallina: si ha così la creazione di pit e land artificiali come nei Dvd-R o Dvd+R. Se però si vogliono cancellare i dati scritti, basta variare la potenza del laser e ripassare la superficie del disco per rendere la sostanza di nuovo cristallina, vergine e pronta per la nuova scrittura. Il procedimento si può effettuare almeno mille volte senza problemi. «La nostra produzione non differisce da quella di altre aziende», dice Kulessa. «Ma ognuna ha il suo fiore all’occhiello. I nostri sono almeno 2: rivestimento scratchproof e colorazione anti-UV. Il primo rende il disco 100 volte più resistente ai graffi e 10 volte più protetto dalle ditate. Il secondo procedimento filtra 3 volte in più i raggi UV, dannosi per il supporto». Lunga vita al Dvd!