MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2004, 21 novembre 2005
Parole e lingua, siano esse scritte o parlate, non sembrano giocare nessun ruolo nei miei processi mentali
Parole e lingua, siano esse scritte o parlate, non sembrano giocare nessun ruolo nei miei processi mentali. Le entità psicologiche fondamento del mio pensiero sono senza dubbio segni o immagini, più o meno chiari, che posso riprodurre e ricombinare a mio piacere». Così descrisse il suo modo di ragionare una delle menti più geniali del XX secolo, Albert Einstein (’An Essay on the Psychology of Invention in the Mathematical Field”, Princeton Univ. Press, 1945). Solo più tardi, sbizzarrendosi con diagnosi a posteriori, i ricercatori hanno voluto vedere in queste sue parole un’inconscia ammissione di dislessia: ragionare per immagini, mescolare simboli, abbandonare le lettere scritte. Tutta una questione di cervello? Insomma, anche dal punto di vista neurobiologico, Einstein era fuori dal comune? Morto nell’aprile del 1955, a 76 anni, Einstein chiese di essere cremato, ma lasciò che il suo cervello venisse consegnato alla scienza per essere studiato. Il fatto è che di queste preziose cellule grigie per un po’ si sono perse le tracce. Il dottor Thomas S. Harvey, patologo al Princeton Hospital, lo espiantò, lo tagliò in 240 pezzi e cominciò le sue ricerche. Negli anni Settanta, quindi dopo quasi vent’anni, Steven Levy, un giornalista del ”New Jersey Monthly”, decise di vederci chiaro e scoprì che il cervello ce l’aveva ancora Harvey, che nel frattempo s’era però trasferito a Wichita, in Kansas. Lo aveva conservato a casa sua in due barattoletti di vetro dentro uno scatolone con su l’etichetta ”Costa Cider” (Sidro Costa). A parte il cervelletto e pezzi della corteccia, il resto del cervello era già stato sezionato: Harvey aveva pure dato molti pezzetti a diversi ricercatori per i loro studi. Le conclusioni? L’ultima ricerca, pubblicata nel ’99 sul ”British Medical Journal”, mettendo a paragone il cervello di Einstein con quello di altri 35 uomini rivelò che la materia grigia del fisico aveva un numero insolito di solchi. E che era il 15 per cento più grande degli altri. Difficile credere però che la genialità sia tutta una questione di dimensioni!