MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2004, 21 novembre 2005
Dopo un lungo viaggio il mio asino arrivò finalmente a un hotel chiamato ”El-Marsam” sulla Riva Occidentale di Luxor
Dopo un lungo viaggio il mio asino arrivò finalmente a un hotel chiamato ”El-Marsam” sulla Riva Occidentale di Luxor. Lì, incontrai il mio amico Abdel Fatah El-Sabahy, ispettore delle Antichità di Qurnah. Mi salutò e disse: «Lascia qui il tuo asino e beviamoci un tè insieme in questo hotel. Ti voglio presentare a un uomo importante che si chiama Sheikh Aly». Quest’uomo, mi disse, aveva circa settant’anni, con lunghi baffi e uno sguardo profondo e penetrante. La pelle del suo viso era profondamente segnata dal tempo e dal deserto, e il bianco dei capelli tradiva i suoi anni. Mi misi accanto a lui e gli strinsi la mano. Mi parlò della sua famiglia e di suo nonno, che gli aveva raccontato molti segreti e molte storie sui faraoni. Sheikh Aly mi spiegò anche che, proprio in quell’albergo, aveva incontrato molte persone importanti che negli anni si erano recate in Egitto per visitare le antiche tombe. Incontrò anche Howard Carter nel 1922, quando questi scoprì la tomba di re Tutankhamon. Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di avere da un testimone oculare informazioni su questa straordinaria scoperta archeologica. Così gli chiesi di mettersi comodo e di raccontarmi tutto. Sheikh Aly cominciò: «La vera e mai raccontata storia di Carter viene riportata in modi differenti a seconda delle persone che la raccontano. Howard era un grand’uomo e un amico della mia famiglia. Io lo incontrai un giorno che stava pranzando a casa nostra. Era alla ricerca di tombe di re e regine da molto tempo, ma fino ad allora non aveva avuto molta fortuna. Le persone che finanziavano la sua spedizione minacciavano di continuo di tagliargli i fondi. Era scoraggiato, però in qualche modo sentiva di essere molto vicino a una grossa scoperta. Solo questa certezza gli permise di convincere Lord Carnarvon, che finanziava la sua missione e vi partecipava di persona, a dargli i soldi per un’ultima stagione. Carter promise che poi non avrebbe più chiesto altro denaro per scavare nella Valle dei Re. Infatti il Lord aveva già pagato una grossa somma di denaro per la spedizione, ma della tomba segreta del giovane re Tutankhamon non si era ancora trovata alcuna traccia». «Ricordo ancora» continuò allora Sheikh Aly «il giorno in cui Carter arrivò nella Valle dei Re e incontrò il ”Raìs”, che era l’uomo che controllava il lavoro degli operai. Ci girammo tutti a guardare Carter, che ci salutò in arabo dicendo: al-Salamu Aleikum. Poi si girò verso il Raìs e gli disse: ”Ho portato con me dall’Inghilterra un uccello unico, un piccolo canarino”. E il Raìs gli rispose: ”Vedrai che questo ti porterà fortuna, ya ganab el mudier”». «Gli scavi cominciarono. Centinaia di operai continuavano senza sosta a rimuovere sabbia dalla Valle» proseguì a raccontare Sheikh Aly. «Mentre lavoravamo, ci divertivamo a cantare e a intonare inni. Di sera avevo preso l’abitudine di avvicinarmi alla casa di Howard per ascoltare da lui tutte le ultime novità e le storie che riguardavano lui e il suo gruppo di ricerca. Fino a quel giorno, gli operai si erano spinti quasi alla tomba di Ramesse VI, ma non sapevano ancora quanto fossero vicini alla più grande scoperta mai fatta. Carter rimaneva di solito all’interno della sua tenda e indossava sempre stivali alti e un cappello. Ma quell’anno, a differenza degli anni precedenti, non vedevo nessun sorriso sul suo volto. Tutti noi al villaggio avevamo ascoltato molte storie su come erano state scoperte tombe regali nella Valle dei Re, ma quello che volevamo veramente sentire erano le speranze e le aspettative di Carter da questa spedizione. Lui, però, era incredibilmente frustrato, perché non aveva ancora ottenuto niente». Ma arriviamo al giorno cruciale. Sheikh Aly mi assicurò: «Non dimenticherò mai quel giorno, era il 4 novembre 1922. C’era una fresca brezza, e gli operai, come tutti gli altri giorni, stavano cantando. Carter era tutto preso a scrivere, chiuso nella sua tenda. Sembrava quasi avesse perso ogni speranza di scoprire questa tomba. Dall’altro lato rispetto a dove stavamo lavorando, un giovane ragazzo portava su un asino dell’acqua in grosse anfore. A un certo punto, il giovane afferrò una delle anfore e tentò di posarla a terra. Per farlo, però, doveva scavare un buco, per potervi appoggiare la base arrotondata del recipiente senza che questo si rovesciasse. Si mise a scavare con le mani nella sabbia e improvvisamente spalancò gli occhi. Vide infatti emergere dalla sabbia qualcosa di strano: continuò a scavare e si rese conto che era un architrave di pietra. Corse immediatamente da Carter, che era ancora nella sua tenda. Howard uscì per andare a controllare e dopo poco scoprì che in realtà era stato appena trovato l’ingresso della tomba. Era felicissimo, e prese a incitare gli operai a proseguire lo scavo. Tornò alla tenda e telegrafò la notizia a Lord Carnarvon. Mentre stava inviando il messaggio, s’accorse che un serpente stava mangiando il suo canarino. Il cuore iniziò a battergli più veloce e cominciò veramente a temere per il suo futuro...». Chiesi a Sheikh Aly il nome di questo ragazzo che portava l’acqua e che per primo trovò l’ingresso della tomba. Disse che era suo cugino, Hussein Abdou El-Rasoul. Rimasi lì per due mesi, e sentii molti nomi per il ragazzo dell’acqua. Ma gli abitanti del villaggio erano tutti d’accordo su una cosa: il ragazzo che aveva scoperto il segreto della tomba nascosta del re Tutankhamon apparteneva alla famiglia di Abdou el-Rasoul. Zahi Hawass(traduzione a cura di Christian Orsenigo)