Varie, 20 novembre 2005
BOISCLAIR
BOISCLAIR André Montreal (Canada) 14 aprile 1966. Politico • «Fresco di laurea in amministrazione pubblica ad Harvard [...] stava per abbandonare definitivamente il natio Québec per accettare l’offerta di lavoro della McKinsey a Toronto, cuore del Canada anglofono. Le improvvise dimissioni di Bernard Landry da capo del Parti Québécois lo hanno fermato; Boisclair si è tolto la giacca da manager internazionale, si è rimesso quella da politico localista e ha condotto una strabiliante campagna d’autunno che lo ha portato a vincere le primarie degli indipendentisti del Québec: il primo omosessuale dichiarato, in America, alla testa di un partito importante. Oltretutto nella provincia più tradizionalista, e cattolica, del Canada. Nel discorso di investitura alla fiera di Québec City, davanti a 3.000 sostenitori sommersi da coriandoli (coreografia a dire il vero piuttosto americana e poco sovranista), il prestante André [...] ”Dede” per i suoi genitori miliardari, ex ministro provinciale e consumatore confesso di cocaina, ha sfoggiato il suo celebre ”sorriso da 100 watt” e stabilito due priorità: ”Primo, il Parti Québécois vincerà le elezioni del 2007 e organizzerà appena possibile un nuovo referendum per la sovranità del Québec: secondo, daremo a questo popolo uno Stato”. [...] parodiato sulla tv pubblica Cbc come un pazzo megalomane armato di bazooka e con la faccia piena di polvere bianca (nel programma comico This hour has 22 minutes). I francofoni lo difendono [...]la faccenda della cocaina, così risolta dall’interessato: ”L’ho consumata, ma non ho mai preso decisioni politiche sotto il suo influsso. stato un errore di gioventù di cui mi pento. Non dirò mai più niente a questo proposito”. Boisclair non nasconde la sua omosessualità e la passione per i locali notturni, ma evita i gay pride: ”Non traggo imbarazzo né fierezza dal mio orientamento sessuale”. un accanito indipendentista francofono, ma pronuncia metà del suo discorso della vittoria in inglese. Scivola tra le sue contraddizioni, irrita i radicali del partito, strega gli elettori, sfiora la megalomania: ”Il Québec libero - sostiene - sarà un modello per la pace nel mondo”» (Stefano Montefiori, ”Corriere della Sera” 20/11/2005).