Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  novembre 18 Venerdì calendario

C’era la polvere nella testa dei progettisti Peugeot. Già, quella maledetta polvere che non fa altro che avvelenare l’aria

C’era la polvere nella testa dei progettisti Peugeot. Già, quella maledetta polvere che non fa altro che avvelenare l’aria. Quella sottile e invisibile, che respiriamo nelle grandi città, che fa scattare l’allarme delle centraline di controllo dell’aria e che in parte viene prodotta pure dai motori diesel. Così dopo tanto lavoro e molti test in laboratorio la casa del leone è riuscita per prima a mettere in produzione il filtro Fap, un dispositivo capace di catturare il particolato, ovvero la sottilissima fuliggine prodotta dalla combustione nei motori a gasolio. I risultati sono eccezionali. Un moderno diesel equipaggiato con questo dispositivo ora ha emissioni di fuliggine al limite del misurabile, quindi praticamente inesistenti. Per dare una misura concreta, un diesel Fap produce una quantità di polveri circa diecimila volte inferiore a quella di un motore a gasolio omologato Euro 2: ciò significa che in una grande città, sotto questo aspetto, il suo scarico è più pulito dell’aria che si respira. Siamo di fronte a un passo molto importante per il futuro di questo tipo di propulsori che, per molti aspetti, sono estremamente ecologici: le emissioni di monossido di carbonio (CO) e di anidride carbonica (CO2) dei diesel sono, infatti, molto vantaggiose rispetto alle unità alimentate con benzina, gas liquido o metano. Ma come funziona in pratica questo sistema? Il principio è semplice: dopo la combustione le molecole di particolato vengono unite in modo da formare una macromolecola che rimane intrappolata nel filtro. Più complesso il funzionamento. Nel serbatoio viene miscelata automaticamente al gasolio, a ogni rifornimento, una piccolissima quantità di ossido di cerio, che ha la proprietà di aggregare le polveri e abbassarne la temperatura di infiammabilità. Quindi, queste macromolecole vengono intrappolate nelle sottilissime canalizzazioni del filtro vero e proprio, posto al fondo del catalizzatore, sul tubo di scarico. Ogni 400 chilometri circa, quando il motore gira a un regime ritenuto ideale, nel filtro avviene una combustione rapidissima che brucia tutte le scorie accumulate fino a quel momento. Ovviamente tutto succede senza che chi è al volante abbia modo di accorgersene. A coordinare tutto il sistema c’è un computer centrale collegato con sensori posti in tutti i punti nevralgici della meccanica: uno nel serbatoio, che segnala a ogni rifornimento la quantità di litri immessa e permette di calcolare l’ossido di cerio da miscelare, altri sul sistema di iniezione del carburante e uno che, quando il filtro è pieno, dà il via alla combustione delle scorie appena ”intuisce” da parametri quali la velocità e la marcia innestata che il motore girerà a un regime abbastanza elevato per gli istanti necessari all’operazione. Naturalmente, anche questo sofisticato sistema, come ogni cosa, ha i suoi punti deboli. Innanzitutto è un costo aggiuntivo e un’ulteriore complicazione su auto che, ormai, spaventano anche il più bravo dei meccanici, poi c’è un lieve aumento del consumo (all’incirca il 2 per cento in più), e ogni 120 mila chilometri il Fap deve essere rivitalizzato da un centro autorizzato, anche se sta per esordire un nuovo filtro privo di manutenzione. Gli svantaggi comunque sembrano veramente poca cosa rispetto alle scarsissime emissioni inquinanti promesse.