MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2004, 18 novembre 2005
Se qualche settimana fa siete capitati per caso nei pressi di Twinsburg, nell’Ohio, probabilmente avrete pensato di vederci doppio o triplo
Se qualche settimana fa siete capitati per caso nei pressi di Twinsburg, nell’Ohio, probabilmente avrete pensato di vederci doppio o triplo. Una folta schiera di cloni naturali, infatti, di tutte le età, ha riempito la cittadina statunitense a sud di Cleveland. Erano lì per il Twins Days Festival, il più grande appuntamento che ogni anno riunisce i gemelli provenienti da tutto il mondo. Un modo allegro e festoso per celebrare la propria diversità dagli altri, ma anche, è il caso di dirlo, la propria identità. Un fenomeno eccezionale quello della gemellarità, da sempre considerato affascinante, sul quale mancano ancora, però, risposte scientifiche. In Italia i gemelli sono il 2 per cento della popolazione, circa un milione di persone. Ma la scienza di recente ha stabilito che, sebbene si verifichi un solo parto gemellare ogni 80 o 90 parti singoli, in realtà almeno un ottavo delle gravidanze inizierebbe come gravidanza doppia. Almeno un bambino su 8, infatti, inizia a svilupparsi nel grembo materno come metà di una coppia, poi nel giro di poco tempo perde il suo compagno. Il perché resta ancora un mistero. Una cosa, però, è sicura: per la scienza i gemelli sono oggetto di studio privilegiato nei campi più diversi. Avendo la stessa età e condividendo lo sviluppo nello stesso ambiente prenatale essi rappresentano un sistema messo a disposizione dalla natura per indagare il ruolo dei geni e dell’ambiente sulla predisposizione a certe patologie. I gemelli si distinguono in monozigoti, quando derivano dallo sdoppiamento di un unico ovulo fecondato e quindi sono geneticamente identici; dizigoti quando hanno origine dalla fecondazione contemporanea di due cellule uovo distinte, perciò equivalgono a fratelli normali. Proprio tramite il confronto tra le concordanze di certe caratteristiche fisiche (per esempio statura, colore dei capelli e così via), o di patologie tra i gemelli monozigoti e dizigoti, la scienza può valutare le influenze dei fattori genetici e ambientali sullo sviluppo di alcuni caratteri o di malattie. Facciamo un esempio: se una patologia colpisce più frequentemente entrambi i gemelli monozigoti piuttosto che entrambi i gemelli dizigoti, è maggiore la probabilità che i geni siano più importanti dei fattori ambientali. questo il filo conduttore che guida molte ricerche, sull’obesità o sull’invecchiamento, sulla schizofrenia o sulla sclerosi multipla. Ma anche lo studio di emicrania, diabete e malattie cardiovascolari. Il progetto integrato GenomEUTwin, finanziato nel 2001 dalla Commissione Europea, è un esempio dell’utilità scientifica dei gemelli. «Nell’ambito di questo progetto, che ci vede collaborare con altri Paesi europei, le coppie di gemelli sono uno strumento prezioso per studiare le cause delle malattie. Il Registro Nazionale Gemelli è in continua evoluzione: finora hanno aderito più di 6.000 gemelli» spiega Maria Antonietta Stazi del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). «Il nostro lavoro è iniziato in Italia con uno studio sulla sclerosi multipla, frutto della collaborazione tra Iss, Cnr e il dipartimento di Neuroscienze della seconda Facoltà di Medicina dell’Università La Sapienza di Roma, in cui abbiamo trovato poche coppie di gemelli monozigoti entrambi affetti dalla malattia e ancor meno coppie di dizigoti. Con i partner europei, invece, è stato avviato uno studio sulla statura e sull’indice di massa corporea. Abbiamo scoperto che la statura raggiunta in età adulta dipende prevalentemente dall’effetto dei geni, mentre, durante l’età evolutiva, l’altezza è specialmente influenzata dalle condizioni ambientali». La collaborazione italiana con gli altri registri di gemelli europei è pure orientata a ricerche sulle patologie frequenti come malattie cardiovascolari, emicrania, ictus. Sono in atto studi sulla celiachia (cioè l’allergia al glutine), sul diabete di tipo 1 e sulla malattia di Alzheimer, come spiega Stazi: «Per quanto riguarda la celiachia abbiamo osservato che il ruolo della componente genetica è predominante: infatti se un gemello monozigote è celiaco, è molto probabile che lo diventi anche suo fratello, nel giro di un paio di anni, mentre questa probabilità si abbassa di molto se la coppia è dizigote». Un altro campo di ricerca molto interessante riguarda l’invecchiamento. Partirà in autunno il progetto Geha (Genetics of Healthy Ageing), coordinato da Claudio Franceschi dell’Università degli Studi di Bologna, che si propone di valutare il ruolo svolto da fattori genetici e influenze ambientali sulla longevità studiando circa 2500 coppie di fratelli ultranovantenni di tutta Europa, con speciale attenzione ai fratelli gemelli. Sempre i gemelli sono stati la base di una ricerca sull’osteoporosi svolta nel 2001. «Circa 160 gemelli identici, dai sette ai sessant’anni, che partecipavano all’European Twins Festival di Rimini (vedi le foto di queste pagine), si sono sottoposti spontaneamente a un prelievo di sangue, a uno striscio salivare e a una ecografia del polso di una mano» spiega Sergio Angeletti, biologo, segretario dell’Osservatorio europeo per i gemelli, e coautore della ricerca con il genetista Bruno Dalla Piccola. «Ciò ha permesso» continua Angeletti «di intraprendere la ricerca chiamata ”Genetica della massa ossea”, dalla quale è emersa una preponderanza nel causare l’osteoporosi dei fattori ambientali – come la dieta, lo stile di vita, i farmaci – sui fattori ereditari». I parametri della consistenza ossea, infatti, risultavano concordanti nei primi anni di vita, ma con il passare degli anni e l’invecchiamento si rivelavano discordanti nelle coppie di gemelli. I gemelli, però, non interessano la scienza solo dal punto di vista genetico. Sono molte le ricerche che analizzano lo sviluppo della loro personalità, le relazioni con il mondo esterno e lo sviluppo linguistico. «Sono un’eccezionalità anche dal punto di vista psicologico e sociale per la particolare condizione in cui si trovano a vivere già nei primi attimi di vita» dice Serena Lecce, psicologa presso il dipartimento di Psicologia dell’Università di Pavia e coordinatrice di un progetto di ricerca sulle relazioni interpersonali dei gemelli avviato in collaborazione con l’Università di Firenze. «I gemelli hanno un partner speciale fin dall’inizio, e questo li porta a una comunione stretta e a una capacità di assorbire lo stato emotivo dell’altro. Un rapporto che oscilla tra un grado di affetto molto alto e una rivalità accesa». Sarebbe proprio la simbiosi in cui vivono la causa della speciale comunicazione empatica di cui sono capaci: per esempio, sono molto diffusi i casi di gemelli che vivono lontani ma che riescono a percepire i dolori dell’altro. In questo non c’è niente di paranormale, come sottolinea Lecce. Al contrario, è normale che avendo un vissuto comune i gemelli si identifichino molto l’uno con l’altro sviluppando un’identità e una sensibilità di coppia. E conferme arrivano anche da altri studi internazionali. La psicologa inglese Dorothy Burlingham ha descritto ad esempio coppie di gemelli che già a 17-20 mesi si alleavano contro altri bambini e si proteggevano a vicenda. Lo psicologo francese René Zazzo riporta il caso di gemelli identici che a scuola si preparavano in materie diverse e si facevano interrogare al posto del gemello. «Sin nell’utero si stabilisce una complementarietà tra i gemelli, una divisione dei ruoli, per cui uno appare dominante e l’altro più sottomesso. In particolare i gemelli monozigoti, essendo identici, hanno una maggiore spinta a differenziarsi dall’altro» spiega Liana Valente Torre, docente di Psicodiagnostica al dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino (e responsabile del Progetto Gemelli, in cui si svolgono ricerche sullo sviluppo psicofisico e intellettivo dei gemelli e si offre sostegno alle famiglie). «Anche il fatto che i genitori tendano sempre a vederli come un’unità» prosegue Torre «favorisce la nascita di due ruoli complementari: non si parla mai di uno senza parlare dell’altro, se uno è aggressivo l’altro sarà per forza dolce. Più stanno insieme e più si differenziano. Invece vivendo separati si assomigliano di più, come spiega il ”paradosso gemellare” del francese Zazzo. Questo essere complementari crea infatti delle difficoltà nel momento della separazione: essi si avvertono come metà e la loro armonia si spezza, a volte con conseguenze gravi sulla personalità». Perciò diventa fondamentale il ruolo della famiglia, che deve cercare di favorire lo sviluppo individuale del gemello: vestire i fratelli allo stesso modo, dare loro nomi simili, mandarli nella stessa classe a scuola non li aiuta a sviluppare un’identità propria e ad abituarli al futuro distacco. E non mancano anche tra i gemelli momenti di conflitto e di competizione, come in ogni coppia che si rispetti: già nell’utero essi competono per lo spazio, l’alimentazione e la sopravvivenza e anche in seguito, per ricevere, ad esempio, le attenzioni della madre.