MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2004, 18 novembre 2005
Ravera: «L’ho recuperato quando sono diventati vecchi. Il tempo li ha resi bisognosi di cure, e questo ha suscitato in me una forte compassione, che alla fine ha lavato via tutti gli altri sentimenti
Ravera: «L’ho recuperato quando sono diventati vecchi. Il tempo li ha resi bisognosi di cure, e questo ha suscitato in me una forte compassione, che alla fine ha lavato via tutti gli altri sentimenti. Ho smesso di detestarli quando ho cominciato a curarli. I miei stanno in una casa di riposo privata. Con un po’ di cattivo gusto si potrebbe definire una sistemazione ”da ricchi”, ma per quanto sia la migliore casa di riposo possibile ha lo stesso odore triste delle altre. Li vado a trovare spesso, ma questo non risolve la loro situazione né mi dà sollievo». Scarpa: «Nell’adolescenza certo abbiamo avuto qualche screzio, io vivevo quell’insofferenza che serve ai figli per costruire la propria identità. Ma vere e proprie rotture non ce ne sono state. No, con mio padre non sono mai entrato in competizione». Carrano: «Per recuperare il rapporto con mia madre ci ho messo tempo, fatica e buona volontà. successo tardi. Adesso lei ha 86 anni. Cinque anni fa, per Natale, era in viaggio per Calcutta e non mi ha fatto neanche gli auguri. Poi si è ammalata e ha avuto bisogno di me. Ora è la mia bambina, magra, delicata, un passerottino. Non mi ha mai fatto un complimento e ora sono il sole dei suoi occhi. Vive col suo compagno e due badanti». Lo psicologo «Oggi capita che il recupero o la rottura siano effetto di una convivenza tra adulti» spiega Loredana Petrone, psicoterapeuta presso Medicina sociale all’Università La Sapienza di Roma. «Tra madre e figlia si tratta di superare la competitività che deriva dall’essere entrambe due donne adulte, però una di 17-20 anni e l’altra di 40-45. Il recupero avviene in genere quando la figlia trova un fidanzato. La competizione tra padre e figlio, più professionale, si allenta quando il figlio inizia a svolgere i primi lavoretti. I genitori, soprattutto, non pretendano d’imporre ai ragazzi scelte che non sono loro».