MACCHINA DEL TEMPO NOVEMBRE 2004, 17 novembre 2005
Il più grande vulcano della Terra è un parco del nord-America, lo Yellowstone, e ha una particolarità: non somiglia affatto a un vulcano
Il più grande vulcano della Terra è un parco del nord-America, lo Yellowstone, e ha una particolarità: non somiglia affatto a un vulcano. coperto di pini, faggi, salici ed erba verde, dove scorrazzano migliaia d’animali tra bufali, puma, alci, antilopi, daini, bisonti, per non parlare dei piccoli mammiferi e di tutta la minuta gente come lucertole e farfalle. Di uccelli se ne vedono pochi: saranno i pennacchi di vapore e i geyser, i getti d’acqua bollente alti anche 200 metri a scoraggiare i loro voli: perché avventurarsi in un cielo dove ti puoi trovare cotto al vapore senza preavviso? Per avere un’idea di questo anomalo supervulcano attivo bisogna immaginare un rettangolo che ha un’area di 8.500 kmq circa, attraversato da un grande fiume, con un altipiano al centro che supera i 2.000 metri, dove si ergono cime imponenti come il monte Schurz (3.332 m.), il Washburn (3.153 m.), l’Holmes (3.150 m.) e il Cathedral Peak (3.260 m.). Sull’altipiano è disteso un grande lago azzurro-cielo, rotondeggiante e pieno di pesci, con due insenature e altri piccoli laghi a sud-ovest, uno dei quali si chiama Heart, Cuore. Il fiume forma due cascate sui fianchi del monte Washburn, poi entra nel canyon che s’è scavato in milioni di anni e scorre verso il Missouri, dove i due corsi d’acqua si fondono. Quando lo studio della geologia non era ancora molto avanzato, nei secoli scorsi, come facevano gli abitanti del Wyoming, dell’Idaho e del Montana (il parco sfora anche in questi due Stati) a capire che lì c’era un vulcano? Semplicemente perché soffiava come se sotto i loro piedi si nascondessero gigantesche, inimmaginabili balene di fuoco e perché il terreno si muove quasi fosse vivo e in un anno si possono sentire anche 1.500 scosse. Ogni tanto ne arriva qualcuna particolarmente violenta ed è accaduto che decine di campeggiatori siano morti nelle loro tende, appena fuori del parco, sepolti all’improvviso e mai ritrovati. I terremoti non si annunciano, soltanto gli animali – che evidentemente hanno una sensibilità superiore a quella dei sismografi – li avvertono con un certo anticipo, ed entrano in agitazione. Oggi la scienza sa che ogni 600mila anni lo Yellowstone esplode in modo apocalittico (le eruzioni hanno una loro periodicità) e, secondo i rilievi fatti dai geologi, l’ultima volta risale a 630mila anni fa. Ora il suo tempo sta scadendo. Il primo a porsi seriamente la domanda «dov’è questo misterioso vulcano?» è stato Bob Christiansen della Sovrintendenza Geologica Usa, nel 1960. S’era messo in viaggio con gli strumenti adatti per scoprire dove poteva essere annidato. Seguiva i respiri bollenti del magma, che però lo portavano ora qua, ora là. Il geyser più spettacolare s’era fermato quasi un secolo prima, ma ce n’erano molti altri. Così era arrivato nel cuore delle Montagne Rocciose, a occidente della cordigliera dei monti Absaroka, poi su nell’angolo nordoccidentale del Wyoming, e a nord nel Montana, infine a ovest nell’Idaho. Cercava la caldera, doveva esserci, ma non la trovava. Per combinazione proprio in quegli anni la NASA voleva testare certe fotocamere studiate apposta per rilievi da grandi altezze, e quando Christiansen vide le foto fece un salto e si rese conto che aveva finalmente la risposta: l’intero parco di Yellowstone è una caldera. Doveva esserci stata, in qualche epoca lontana, un’esplosione, che andava molto al di là di quel che un essere umano può immaginare nel peggiore degli incubi, che aveva rimaneggiato la zona, rimodellandola più volte con una potenza tale da far nascere cordigliere rocciose, e poi di farle sparire. Monti, altipiani, laghi, ogni cosa è venuta su da una profondità di almeno 250 km, ma è un paesaggio provvisorio. Le eruzioni salgono da una camera gonfia di magma rovente che si è raccolta sotto la superficie e che ha sollevato il parco di almeno 2.000 metri, insieme con buona parte del territorio circostante. Perfino il lago, tempo fa, s’è inclinato sull’altipiano come una bacinella posta su uno scivolo, versando una cascata d’acqua. Dopo un po’ di tempo si è riassestato e ora sembra stabile, ma non c’è mai da fidarsi. Per avere un’idea dell’intensità della pressione e della forza che esercita il magma bisogna immaginare una sacca ribollente d’esplosivo, liquido e gassoso, alta 10 chilometri e larga quasi come il parco. «Larga all’incirca come Rhode Island», scrive Bill Bryson nel suo A Short History of Nearly Everything, «una breve storia di quasi tutto» (non ancora tradotto in italiano). salita, chissà come, da profondità insondabili nel cuore del pianeta. Bryson ha intervistato anche Paul Doss, geologo ufficiale di Yellowstone, che pur sapendo di vivere sopra una bomba, pensa che sia uno dei luoghi più straordinari che esistano, e l’adora. Se le meraviglie più famose del mondo sono sette, il primo posto spetta sicuramente a Yellowstone, sensazionale anche per la sua imprevedibilità e perché all’improvviso potrebbe volare via in cenere, seppellendo una bella fetta di vita animale e vegetale. Paul Doss dice che per un geologo non esiste esperienza più emozionante del contatto quotidiano con un supervulcano come il ”suo”. «Puoi trovarti fra le mani pezzi di roccia che hanno 3 miliardi di anni e puoi vedere sorgenti caldissime che ti dicono in quali acque le rocce possono nascere. E tra questi due estremi c’è tutto quello che ti è possibile e perfino impossibile immaginare. Non conosco un altro luogo dove la geologia sia più evidente, e più chiara». Le eruzioni avvengono un po’ dappertutto, nel mondo, ma siccome il nostro pianeta per sette decimi è coperto d’acqua, si verificano spesso in mare, dove hanno formato isole e arcipelaghi come le Galapagos, le Canarie, le Azzorre. Nessuno sa il motivo per cui il supervulcano di Yellowstone si trovi sotto una placca continentale. Sappiamo solo che la crosta del parco è sottile, mentre il mostro che soffia bucherellandola è rovente ed effusivo. I geologi cercano di capire come mai quella crosta sia tanto fragile, ma non ci riescono. Cambierebbe qualcosa se fosse più spessa? Le eruzioni sarebbero meno esplosive? Forse no. La prima eruzione risale a 16 milioni e mezzo di anni fa, e da allora Yellowstone è esploso circa un centinaio di volte, ma ovviamente conosciamo meglio solo le ultime tre, anche se non c’eravamo. Dai dati raccolti risulta che l’eruzione di due milioni di anni fa avrebbe potuto seppellire New York sotto un mantello di cenere alto almeno 25 metri, o la California sotto uno strato di 10, e la cenere si ritrova un pò dappertutto. Se accadesse oggi sarebbe diverso. E la cenere non è come la neve, che a primavera si scioglie: è per sempre, e cristallizza, ma prima di ricadere sulla Terra oscura il Sole, originando i terribili inverni vulcanici ai quali non sono sopravvissuti nemmeno i dinosauri. Camminiamo tutti, insomma, sulla superficie d’una bomba.