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 2005  novembre 16 Mercoledì calendario

Il silenzio assoluto, l’assenza di luce, la solitudine, il tempo che sembra non passare: gli abissi marini

Il silenzio assoluto, l’assenza di luce, la solitudine, il tempo che sembra non passare: gli abissi marini. Gianluca Genoni è il re delle profondità, il signore indiscusso di frontiere ancora sconosciute. Lo scorso 2 ottobre, nelle acque liguri del golfo del Tigullio, il ragazzone di Busto Arsizio (1 metro e 92 centimetri) ha stabilito, con -133 metri, il nuovo record mondiale di profondità nella specialità dell’assetto variabile (discesa con una slitta zavorrata non superiore ai 30 chili di peso e risalita a braccia lungo il cavo guida). E dire che Genoni, oggi trentaseienne, fino all’età di cinque anni era talmente terrorizzato dall’acqua che riusciva a passeggiare sul bagnasciuga solo se indossava le calze. Fu così che i genitori cominciarono a fargli frequentare corsi di nuoto, una decisione che avrebbe cambiato la vita di ”Geno”. Da allora è l’acqua il suo habitat naturale, il suo lavoro, la sua vita. Il motto del recordman italiano è «Colui che crede di potere, può», una convinzione che ha permesso a un uomo che sognava di essere un pesce di scendere laddove nessuno era mai arrivato sfruttando solo i propri polmoni. Ottenere buone prestazioni in apnea significa avere una grande preparazione atletica, un’ottima acquaticità, una corretta respirazione e un adeguato stato mentale. Sono numerosissimi gli appassionati subacquei in Italia, quasi 600 mila, anche se gli iscritti alla Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee risultano molti meno, circa 20 mila. Si tratta di uno sport che richiede buone condizioni di salute: il passaggio a diverse profondità in tempi rapidi, infatti, sottopone l’organismo a un grande sforzo, costringendolo a rispondere velocemente alle variazioni di pressione. «L’apnea» spiega Genoni «è un fatto prima di tutto mentale. Ho scoperto che nella vita non contano soltanto il fisico e la forza, ma che solo grazie alla forza mentale si possono ottenere traguardi che a prima vista appaiono irraggiungibili». E davvero pazzesca sembra essere la capacità di Genoni di riuscire a non respirare: 7’ e 48’’ in apnea statica e 12’ e 34’’ in apnea statica preceduta da ventilazione di ossigeno puro. Ma come è possibile riuscire a trattenere il respiro così a lungo? Ce lo spiega il dottor Stefano Mazzoni, medico dello sport che ora si occupa di ricerca in fisiologia umana presso l’università di Milano. «Quando si trattiene il respiro o si pratica l’apnea il corpo umano attinge l’ossigeno per i muscoli dal sangue e dai polmoni. L’ossigeno è indispensabile perché i muscoli funzionino regolarmente durante l’esercizio. In apnea però, con il passare dei secondi, l’ossigeno viene consumato e le scorte vanno via via esaurendo: il primo a risentirne è proprio il muscolo, che lavora a salvaguardia degli organi più importanti come il cuore e il cervello. Ecco perché è necessario per chi pratica sport estremi, come nel caso di Genoni, prepararsi in maniera specifica, meticolosamente». La differenza con Genoni può essere rappresentata solo dalla diversa preparazione atletica? «In parte sì. Si può ipotizzare che chiunque possa rimanere senza respirare per un paio di minuti seduto su una sedia, è solo una questione di allenamento e di superamento della paura. Se si facesse un allenamento specifico e si seguisse una vita da atleta i tempi naturalmente si allungherebbero progressivamente. Da anni Genoni si sottopone a test per capire quanto può influire l’inalazione di ossigeno puro sui tempi di apnea: ha superato i 12’, ma sono convinto che si può andare anche oltre... Questi test sono stati effettuati solo in apnee statiche in piscina, non nelle immersioni profonde, a causa della tossicità dovuta a livelli troppo elevati di ossigeno puro nel sangue. Ecco perché prima delle immersioni in apnea questo tipo di inalazione è assolutamente sconsigliata. comunque indubbio che per arrivare a certi risultati contino anche le caratteristiche fisiche innate: Genoni ha un serbatoio polmonare di 10 litri, il doppio di un uomo medio, e battiti cardiaci a riposo intorno ai 40 per minuto, che diventano anche una decina durante le immersioni». Ma sentiamo cosa ha da aggiungere lo stesso Genoni: «Il momento sicuramente più difficile» ci spiega il recordman di Busto «è quando durante la risalita sei a venti o trenta metri. lì che i rischi di perdere i sensi sono più elevati. Quello però è anche il momento più bello: se tutto sta andando per il verso giusto, infatti, quando la luce si fa più intensa, capisci di avercela fatta». Compiere un’impresa del genere da soli è impossibile. Genoni lavora con uno staff di medici e sub professionisti che lo seguono passo passo sia durante la preparazione che durante le immersioni. Fra questi c’è anche Massimo Grassadonia, ”Scipio” per gli amici, l’uomo più vicino a Genoni durante la conquista degli ultimi primati. «Scipio si immerge con l’ausilio delle bombole cinque minuti prima di me. Raggiunge i 130 metri e quando arrivo io con la zavorra mi segnala che mancano pochi metri al limite prestabilito. Mentre io risalgo in poco più di un minuto, lui è costretto a farlo in un’ora e mezzo. Andare così in fondo al mare può sembrare pazzesco. Durante le prime discese ero affascinato ma allo stesso tempo avevo una certa paura di fronte a qualcosa di ignoto. Per arrivare a sensazioni nuove ho dovuto vincere il timore iniziale. Dopo un pò, però, ogni immersione è diventata puro piacere: l’effetto della profondità, la quasi totale assenza di peso, un silenzio ovattato». Genoni, l’uomo dei record, conosce però anche i propri limiti. «Amo alla follia questo sport che richiede tempo, allenamento, enormi sacrifici, ma per ogni cosa c’è l’età giusta. Io ho 36 anni e ci sono atleti molto più giovani di me. Sto effettivamente raschiando il fondo ma non penso ancora a ritirarmi, vorrei arrivare a festeggiare dieci anni di attività, quindi fino al 2006, magari toccando i 135 metri. Poi passerò il testimone». La lunga carriera dell’uomo pesce che sfida Nettuno non è quindi ancora giunta al capolinea: il Geno promette ancora altre emozioni... profonde.