MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 novembre 2005
Il 9 ottobre 1963, alle 22.39, una frana gigantesca si stacca dal monte Toc e in 20-25 secondi precipita nel lago artificiale che ha riempito la valle del torrente Vajont dopo la costruzione di quella che allora era la diga più alta del mondo (261,6 metri)
Il 9 ottobre 1963, alle 22.39, una frana gigantesca si stacca dal monte Toc e in 20-25 secondi precipita nel lago artificiale che ha riempito la valle del torrente Vajont dopo la costruzione di quella che allora era la diga più alta del mondo (261,6 metri). Nel bacino finiscono 260 milioni di metri cubi di materiale (700 volte più di quelli necessari a costruire la diga). L’onda provocata dalla frana (50 milioni di metri cubi d’acqua) si divide in due direzioni. Da una parte travolge gli abitanti di Frasein, San Martino, Col di Spesse, Patata, Il Cristo, quindi lambisce Casso e Pineda. Dall’altra parte, scavalcando la diga dopo aver travolto il cantiere, raggiunge in quattro minuti Longarone, Codissago, Castellavazzo, Villanova, Pirago, Faè e Rivalta, per poi defluire lungo il Piave. L’onda provoca 1910 morti: 1.559 a Longarone e comuni circonvicini, 158 nei paesi sotto il Toc e 193 persone originarie di altri comuni, di cui la maggior parte lavoratori e tecnici della diga con le rispettive famiglie. Nei mesi e nei giorni precedenti alla frana, i segnali dell’imminente tragedia erano stati innumerevoli: tremiti e boati, fessure nella montagna, piccole frane, acque torbide del lago. Ma nessun provvedimento fu preso in tempo dalle autorità e al processo i condannati furono solo due.