MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 novembre 2005
In linea molto generale, ogni grande famiglia della grappa ha le sue caratteristiche. Così le descrive il noto esperto e giornalista Luigi Veronelli (una maestro di fama internazionale sia per il mangiare che per il bere): «Le grappe piemontesi, asciutte e ampie, si sottolineano per una loro durezza e austerità, che te le fa assaggiare in modo dialettico, peraltro piacevolissime, da antagonista
In linea molto generale, ogni grande famiglia della grappa ha le sue caratteristiche. Così le descrive il noto esperto e giornalista Luigi Veronelli (una maestro di fama internazionale sia per il mangiare che per il bere): «Le grappe piemontesi, asciutte e ampie, si sottolineano per una loro durezza e austerità, che te le fa assaggiare in modo dialettico, peraltro piacevolissime, da antagonista. Le grappe trentine sono giovani e vivide, le meno concettose forse, certo le più lineari e fresche (anche quando invecchiate). Le grappe venete sono più concettose; il velluto c’è, ma si nasconde... ci manca un’ultima frase, come per non rompere l’incanto. Le grappe friulane sono le più complete; sentono il giornaliero confronto con la gente e si sottolineano per morbidezza, nerbo e vivacità». Al contrario di quanto si crede, la grappa non va servita a temperatura ambiente, ma un po’ più fresca. Una grappa giovane dovrebbe esser servita tra i 9 e i 13°, una invecchiata tra i 15 e i 17. Il bicchiere migliore? Un semplice ”tulipano” da 120 millilitri circa.