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 2005  novembre 16 Mercoledì calendario

Napoli, a scuola dal "numeraio" "Scrivo per gli analfabeti". La Repubblica 16/11/2005. Napoli. "Pasquale, mi devi fare un cartello per spiegare ai clienti che se non vengono a riprendersi le scarpe dopo tre giorni, me le posso anche rivendere

Napoli, a scuola dal "numeraio" "Scrivo per gli analfabeti". La Repubblica 16/11/2005. Napoli. "Pasquale, mi devi fare un cartello per spiegare ai clienti che se non vengono a riprendersi le scarpe dopo tre giorni, me le posso anche rivendere. Ci devi mettere il giallo, dev´essere chiaro: lo sai, non so scrivere...". "Tranquillo, Benito: facciamo come le altre volte, 50 centimetri per 20, doppio colore in pennarello, corsivo, 5 euro". Dialogo tra il calzolaio analfabeta - Benito Errico, 70 anni portati con caparbia vivacità, ultimo di 11 figli quasi tutti privi di titolo di studio, avventurosa vita alle spalle - e il "numeraio" più famoso di Napoli, Pasquale De Stefano, 58 anni, da tre generazioni alle prese con tabelle e numeri disegnati a mano. Ogni giorno, "da circa 100 anni a disposizione dei dettaglianti", spiega lui: per la pubblicità volante di salumieri e macellai, per ambulanti fruttivendoli, verdurai e venditori di cineserie. Scene che sembrano strappate a un abbecedario si consumano nel pomeriggio di un tiepido autunno, nell´Italia delle contraddizioni culturali e dei 6 milioni di analfabeti. Benito il calzolaio e Pasquale il numeraio vivono a ridosso di una casbah tra le più estese e popolari di Napoli, quella di Borgo Sant´Antonio Abate: un chilometro lineare di bancarelle che traboccano di pesce fresco e alimenti, lingerie o palle di Natale, sovrastate da cartelli che strillano "occasionissima" o "affare". Un mondo a parte, illegalità e contrabbando compresi, nelle stradine che corrono tra piazza Garibaldi e il monumentale profilo Settecento di Palazzo Fuga. Benito, minuscola bottega di ciabattino, un canarino loquace e volti di santi e madonne a fargli compagnia, parla degli analfabeti con un´amara alzata di spalle: " andata così, ma nella vita sono riuscito lo stesso. Una moglie, tre figli: tutti sistemati. E già che io sono il più sveglio dei cinque fratelli superstiti: Peppino, Ciro, Concetta e Antonietta, pure loro sono analfabeti, ma ora hanno intorno agli 80 anni, stanno quieti. Io invece comincio a familiarizzare con le lettere: la "H" è una scaletta, la "S" mi serve quando devo andare in Calabria e leggere direzione "Sapri". Ho fatto l´operaio tutta la vita, cominciai a 7 anni". Rimpianti tanti. "Anche ieri: mi arrabbiavo con un cliente. Se mi avessero fatto studiare, non lavorerei ancora". C´è posto per la tenerezza: "Ero soldato: prima a Trapani, poi a Treviso. I commilitoni sapevano tutti i fatti miei: scrivevano le lettere alla mia fidanzata, mi leggevano le sue", sorride. "Mica c´era scandalo, a quell´epoca si faceva l´amore per modo di dire". Fortuna che, per le esigenze concrete di lavoro, gli venga incontro ancora oggi l´arte di Pasquale il numeraio: bella grafia, capacità di sintesi e mano lesta, antesignano del "pubblicitario". "Faccio un mestiere che nessun computer ha messo in crisi", rileva orgoglioso Pasquale De Stefano. "I cartellini del mercato sono la prima "comunicazione" che passa". Soprattutto adesso che tra i frequentatori della casbah c´è il settanta per cento di extracomunitari: ucraini, albanesi, bulgari, peruviani. "I dettaglianti sono clienti da decenni. Una tabella parte dai 2 euro. Gli analfabeti? Pochissimi, ormai. Viviamo nel futuro, o no?". Conchita Sannino