MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 novembre 2005
Per meglio comprendere il genoma umano bisogna studiare quello delle bestie. Ne sono convinti gli scienziati del National Human Genome Research Institute (NHGRI), che hanno avuto un’idea: mettere a confronto il nostro genoma con quello di diciotto altre specie in modo da scoprire le caratteristiche comuni (il metodo è senz’altro efficace perché la maggior parte delle sequenze che compongono il nostro genoma ha avuto origine molto prima della comparsa degli umani)
Per meglio comprendere il genoma umano bisogna studiare quello delle bestie. Ne sono convinti gli scienziati del National Human Genome Research Institute (NHGRI), che hanno avuto un’idea: mettere a confronto il nostro genoma con quello di diciotto altre specie in modo da scoprire le caratteristiche comuni (il metodo è senz’altro efficace perché la maggior parte delle sequenze che compongono il nostro genoma ha avuto origine molto prima della comparsa degli umani). Gli organismi da studiare sono divisi in due gruppi. Nel primo ci sono nove mammiferi: l’elefante africano, l’armadillo, il porcellino d’India, il topo, il gatto domestico, il coniglio, il canguro, l’opossum e l’orango. Quest’ultimo potrebbe risultare particolarmente importante: poiché la mappatura dei genomi del macaco rhesus e dello scimpanzé è in via di completamento, aggiungendo l’orango si potrà capir meglio in quali punti il Dna è diverso da quello dei primati. Gli organismi del secondo gruppo sono stati scelti in modo più eterogeneo, per comprendere come i genomi si siano evoluti. Così in questo gruppo sono finiti una muffa, alcuni batteri, una lumaca, due vermi e una lampreda. Le diciotto specie si aggiungono al gran numero di organismi sui quali l’NHGRI è già al lavoro, come il cane e il pollo. La mappatura non dovrebbe richiedere più di un anno e le ragioni per sbrigarsi sono ottime: «Ogni genoma che sequenziamo» dicono gli scienziati «ci avvicina allo scopo di identificare tutti gli elementi fondamentali del genoma umano che sono coinvolti nello sviluppo delle malattie di origine genetica».