MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 novembre 2005
C’è anche chi cerca di farsi una ”mini-Terra” in laboratorio, almeno dal punto di vista del campo magnetico
C’è anche chi cerca di farsi una ”mini-Terra” in laboratorio, almeno dal punto di vista del campo magnetico. Il discorso è semplice: mettere alla prova con un esperimento la teoria della geodinamo, che secondo gli scienziati è quella più vicina alla realtà.
Sono diversi i laboratori in tutto il mondo che provano a ricreare con dei macchinari la situazione esistente nelle profondità del nostro pianeta. Per tutti l’obiettivo è semplice: usare fluidi in movimento per creare un campo magnetico capace di rimanere stabile. E chi sta sognando più in grande, per così dire, è Daniel Lathrop, del Dipartimento di Fisica dell’Università del Maryland.
Lathrop e i suoi collaboratori hanno scelto un modo un po’ pericoloso di compiere le loro ricerche: usano una sfera di titanio riempita di sodio fuso. Grazie al movimento della sfera e alla spinta creata da eliche piazzate al suo interno, si cerca di riprodurre il movimento che dovrebbe essere in atto nel nucleo esterno della Terra. Applicando un campo magnetico artificiale alla sfera, dovrebbe crearsene uno nel sodio che poi, anche se quello esterno viene spento, dovrebbe mantenersi da solo.
Generare campi magnetici non è certo un’impresa rischiosa, ma usare il sodio sì, visto che quando è fuso brucia immediatamente a contatto con l’aria. Comunque si va verso la creazione di sfere sempre più grandi. «Abbiamo costruito» spiega Lathrop «una serie di esperimenti sempre più grandi e con potenze sempre maggiori. Non abbiamo ancora ottenuto l’autogenerazione del campo, ma abbiamo grandi speranze per l’esperimento in corso, con una sfera di tre metri molto vicina a simulare la realtà. L’obiettivo è di capire tutte le dinamiche di una geodinamo planetaria, comprese le inversioni di polarità, e anche di conoscere le cause della presenza o dell’assenza di un campo magnetico in un pianeta».