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 2005  novembre 16 Mercoledì calendario

RexInizi. Prima frase della Bibbia: «In principio Dio creò il cielo e la terra». Prima frase del Corano: «(Io inizio) con il nome del Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia»

Rex
Inizi. Prima frase della Bibbia: «In principio Dio creò il cielo e la terra». Prima frase del Corano: «(Io inizio) con il nome del Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia». Seguono: nella Bibbia il primo racconto della creazione (sei giorni di lavoro e poi il riposo), nel Corano le lodi di Dio, sette versetti che l’Islam considera il riassunto di tutto: i bambini li imparano a memoria, incisi in lamine d’oro o d’argento sono gioielli sacri da portare al collo o da venerare in casa.

Bibbia. L’inizio della Bibbia promette un racconto. La prima parte della Bibbia (Antico Testamento) è infatti il racconto delle peripezie del popolo d’Israele: la fuga dall’Egitto, il patto-giuramento del Sinai, le dodici tribù, il radicamento in Palestina fino alla conquista di Gerusalemme da parte dei babilonesi di Nabucodonosor. I Vangeli, che aprono la seconda parte (Nuovo Testamento), sono la biografia di Cristo o almeno dell’ultima parte della sua vita: quello che ha detto, come è morto. Gli Atti raccontano la predicazione degli Apostoli, che vanno su e giù per il mondo a diffondere la parola del loro Maestro. L’Apocalisse - che chiude il libro - dice che cosa ci aspetta in futuro. La parola ”Bibbia” significa ”Libro” e, come libro, ha tutte le bellezze e le ambiguità del romanzo.

Corano. La parola ”Corano” viene probabilmente da un termine comune alle lingue semitiche che vuol dire ”recitazione, lettura ad alta voce”. Nel Corano non mancano i racconti e i personaggi, ma sostanzialmente si tratta di un libro di precetti, ammonimenti e preghiere. Dentro ci sono Adamo, Abramo e Mosè. Maria, in quanto madre di Gesù, è citata 34 volte, più che nei Vangeli. Ma il protagonista assoluto è Allah che qui, attraverso le parole di Maometto, parla in prima persona, rivolgendosi direttamente ai fedeli. Dio non è forse il protagonista anche nella Bibbia? Risponderemo: anche. E aggiungeremo: nella Bibbia non si tratta di un solo Dio.

I due libri. Il Corano chiama sempre Dio col nome di ”Allah” ovvero ”Il Dio”. L’Antico Testamento qualche volta dice ”Jahve” e qualche altra ”Elohim”. Questo significa qualcosa? Sì: il testo del Corano in nostro possesso risale più o meno al 700 dopo Cristo e abbiamo i manoscritti. Maometto è morto nel 632 e aveva cominciato a predicare nel 610: meno di un secolo tra la parola detta e la parola scritta. Il manoscritto più antico della Bibbia che abbiamo, salvo i frammenti di Qumran che sono dell’anno zero, è del 1000 dopo Cristo. Sono stati messi per iscritto ottocento anni prima della nascita di Gesù, ma riprendevano racconti, credenze, riti e leggende che risalivano a molti secoli prima, che erano condivisi anche da popoli diversi dagli ebrei e che la tradizione orale aveva modificato in molti modi: Abramo, se è esistito, dovrebbe esser vissuto 1850 anni prima di Cristo, la vicenda di Giuseppe dovrebbe risalire al 1700. Lo scrittore della Bibbia che dice ”Jahve” è diverso dallo scrittore della Bibbia che dice ”Elohim”. A questi due scrittori si aggiungono (se ne riconosce lo stile) dei sacerdoti. Altre mani hanno composto la parte detta Deuteronomio. Gli evangelisti sono quattro e uno di questi (Giovanni) ha scritto l’Apocalisse. Le vicende degli Apostoli (Atti) sono anch’esse il prodotto di mani diverse. Questo fa sì che tutto il testo della Bibbia sia un insieme di sovrapposizioni, ritorni, ripetizioni, contraddizioni. Per limitarci all’Antico Testamento: c’è due volte il racconto della creazione, due volte la genealogia di Caino, si mettono insieme due storie diverse per narrare il diluvio, idem per l’espulsione di Agar, tre storie per la moglie del patriarca desiderata da un potente straniero, eccetera. Ci sono due volte anche i Dieci comandamenti (Esodo 20, 2-17 e Deuteronomio 5, 6-18) e le due versioni non sono perfettamente uguali. La Bibbia, insomma, è un libro-contenitore, un libro-magazzino. Il Corano è invece un testo compatto, a questo punto indiscutibile e per i musulmani addirittura intraducibile. Anche i musulmani considerano sacri l’Antico e il Nuovo Testamento ma sostengono che la versione a noi nota non è quella custodita in cielo ma il frutto dei ritocchi degli Ebrei e dei Cristiani. Essi dicono: la Bibbia contiene le parole dei profeti, il Corano contiene direttamente le parole di Dio. In termini letterari: la Bibbia è scritta in terza persona, il Corano in prima.

Canoni. La parola ”canone” si può spiegare così: ci sono tanti testi in circolazione che raccontano più o meno la medesima storia; un gruppo di sapienti, riconosciuto dai fedeli, a un certo punto si riunisce e stabilisce quali sono i testi giusti e quali i testi sbagliati: il testo ”sbagliato” viene definito ”apocrifo”, il testo giusto ”canonico”. Non ci addentriamo sul come e sul perché certi testi diventino canonici e certi altri apocrifi. A Maometto la parola di Dio veniva rivelata dall’angelo Gabriele. Lui usciva dalla tenda e la riferiva a un’assemblea di fedeli e non fedeli. Qualcuno prendeva appunti adoperando cocci, foglie, rametti - così si usava - papiri o pezzi di cuoio. La maggior parte ripeteva quello che aveva sentito fino a che non lo sapeva a memoria. Morto Maometto, le versioni erano naturalmente un po’ diverse una dall’altra. Ma non ci fu tempo per renderle troppo diverse. A vent’anni dalla morte se ne tentò una prima stesura scritta (califfo Abu Bakr), dopo altri trent’anni se ne tentò una seconda (califfo Uthmar) e nel 700, cioè un’ottantina d’anni dopo la morte del Profeta, si definì la terza (califfo Abd al-Malik), che è all’incirca quella che leggiamo noi. Con la Bibbia si parte da duemila anni prima di Cristo, le storie vengono raccontate e tramandate a voce per milleduecento anni circa, poi si cominciano a mettere per iscritto e se ne scrivono centinaia di versioni fino all’anno zero e oltre. Quando muore Gesù, ai vecchi testi - ancora né canonici né apocrifi - si aggiungono quelli relativi alla vita e alla predicazione di Cristo, con polemiche sanguinose dentro la comunità ebraica e mentre i cristiani si cominciano a dare e poi si danno una struttura politica (la Chiesa, il Papa). Il canone biblico viene fissato in momenti diversi: i primi cinque libri (cioè il cosiddetto Pentateuco) quattrocento anni prima di Cristo dal sacerdote-scriba Esdra, il resto dell’Antico Testamento un centinaio d’anni dopo Cristo, il Nuovo Testamento nel Concilio di Cartagine del 397 dopo Cristo. Quindi: il testo del Corano è stato fissato un’ottantina d’anni dopo la predicazione, la Bibbia dopo 1500 anni di elaborazioni e racconti tramandati di bocca in bocca. Il Corano è scritto inoltre in arabo ”purissimo” (come si dice sempre), cioè nella lingua del suo popolo. La Bibbia è sempre in ebraico, salvo un frammento in aramaico (la differenza è come tra il tedesco e l’olandese), poi greca e nessun testo originale ci è pervenuto. La Bibbia vive forzatamente di traduzioni e quindi d’interpretazioni, rese ancora più fascinose e complicate dall’antichità e dalla varietà dei testi. Il Corano è immutabile e saldo nei secoli.

Eresie. Cristo e gli Apostoli erano ebrei e predicavano tra gli ebrei. Gli ebrei che non si convertirono li avversarono in ogni modo. Ma gli ebrei furono massacrati e sottomessi dai romani e si sparsero nel mondo cent’anni dopo la Nascita di Cristo. Il Cristianesimo, invece, con Costantino, divenne religione di Stato. I cristiani si trasformarono, da perseguitati che erano stati, in persecutori. I cristiani inoltre avevano il Papa, cioè un’autorità centrale, depositaria dell’interpretazione autentica dei sacri testi. La natura dei sacri testi e l’esistenza di un’autorità centrale rese possibile l’eresia, una condizione impossibile tra gli islamici. Nessuno, nelle altre due religioni, può scomunicare nessuno. E dunque le diverse interpretazioni - che esistono - hanno tutte il diritto di proclamarsi come ”autentiche”. Questo spiega molte cose della confusione attuale e dell’impossibilità, da parte nostra, di capire con chi si debba parlare quando tentiamo di rivolgerci all’Islam nel suo complesso.


Ebrei. Gli ebrei chiamano ”Torah” (insegnamento) i primi cinque libri della Bibbia, quelli che raccontano la creazione del mondo, il diluvio, le vicende di Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe e Mosè e fissano i riti e le leggi a cui doveva sottostare il popolo ebraico (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). Questo complesso viene anche chiamato con parola greca ”Pentateuco”, che vuol dire ”cinque rotoli”: ogni libro era copiato in un rotolo diverso per renderlo più maneggevole. Il testo che leggiamo adesso è quello compilato da Esdra, quattrocento anni prima di Cristo. Gli ebrei, deportati in Babilonia, dispersi nell’impero, avevano bisogno di un testo canonico, scritto possibilmente in aramaico, dato che l’antico ebraico era stato dimenticato. Esdra, ebreo colto babilonese, mise insieme la versione attuale, adoperando gli scritti che risalivano a cinque-seicento anni prima. Più tardi gli ebrei rifiutarono il seguito della Bibbia, quello che noi chiamiamo Nuovo Testamento e che, con l’Antico, forma il canone cristiano.

Cristiani. Ma, se gli ebrei rifiutano il Nuovo Testamento, come mai i cristiani accettano l’Antico? Qui siamo in piena eresia di Marcione, un armatore di Sinope (nella parte meridionale del Mar Nero), vissuto al tempo di Antonino Pio (II secolo dopo Cristo), il quale sosteneva proprio questo: il Nuovo Testamento deve soppiantare il Vecchio, il Vecchio Testamento va semplicemente buttato via. Come si può mettere il vino nuovo negli otri vecchi senza che questi scoppino? Cosa ha a che vedere il Dio dell’Antico Testamento, collerico, vendicativo, geloso, col Dio di Gesù che invita a porgere l’altra guancia al nemico? Marcione fu scomunicato e il canone cristiano accetta l’Antico Testamento. Però i cristiani hanno questo punto di vista, totalmente rifiutato dagli ebrei: tutto ciò che sta scritto nell’Antico Testamento preannuncia e prepara il Nuovo e dunque va letto e interpretato in funzione della predicazione di Gesù. Se non si ha presente Cristo - dicono i cristiani - l’Antico Testamento non può essere capito.

Dio. Poiché è entrato in scena Marcione, bisognerà fare un pò di filosofia. Il Dio degli ebrei, dei cristiani e dei musulmani è alla fin fine lo stesso? C’è intanto un punto curioso: mentre il Corano e il Nuovo Testamento sono certamente monoteisti, l’Antico Testamento lo è fino a un certo punto: Jahve o Elohim pretendono di essere l’unico Dio di Israele, ma ammettono che altri popoli possano adorare altri dèi, come se questi altri dèi esistessero. Gli ebrei, infatti, suscitano molte volte la sua collera mettendosi a adorare divinità straniere: Dio li avverte: «Io sono geloso». Quanto alle tre forme che Dio assume nelle tre fedi, molto grossolanamente si possono riassumere così:

- Dio dell’Antico Testamento: implacabile, vendicativo;
- Dio del Nuovo Testamento: pieno di grazia e di amore;
- Dio del Corano: misericordioso, ma assolutista: Allah pretende prima di tutto una sottomissione totale e le stesse parole ”Islam” e ”Musulmano” significano ”sottomissione”.

La ”sottomissione” è la parola-chiave per capire come il Corano - cioè il testo più giovane - attraversa i due testi più antichi (Antico e Nuovo Testamento). Il ragionamento è questo:

1. Gli ebrei si sono dimenticati delle rivelazioni fatte da Dio attraverso Mosè e non hanno voluto tener conto della seconda rivelazione fatta da Gesù.
2. Poiché gli ebrei e i cristiani si sono dimostrati indegni, c’è voluta una terza rivelazione, quella che Dio (Allah) ha fatto attraverso Maometto.
3. I cristiani sono degli idolatri e dei politeisti e sono anche ”stupidi” perché credono possibile che Dio abbia generato un figlio in una donna (sia pure lasciandola vergine).
4. Gli ebrei sono dei traditori: come mostra la Bibbia (a cui il Corano crede), Dio li ha riempiti di favori ed essi lo hanno tradito.
5. Con Maometto, Allah ha scelto una nuova strada. Abbandonare al loro destino i traditori ebrei e gli stupidi, idolatri cristiani, e scegliere per sé solo coloro che accetteranno di sottomettersi integralmente a lui.
6. Chi si è sottomesso in passato o si sottomette oggi a Dio è ”musulmano”.
7. Abramo, Maria, Cristo, che erano ”sottomessi” a Dio, erano quindi, in realtà, musulmani.