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 2005  novembre 16 Mercoledì calendario

Vescovo di Terni, presidente della commissione della Cei per l’ecumenismo e il dialogo, Vincenzo Paglia sottolinea i punti di contatto tra le tre fedi monoteiste in contrapposizione a quella che definisce ”teologia polemica”

Vescovo di Terni, presidente della commissione della Cei per l’ecumenismo e il dialogo, Vincenzo Paglia sottolinea i punti di contatto tra le tre fedi monoteiste in contrapposizione a quella che definisce ”teologia polemica”. «In passato», dice il monsignore, «ha prevalso la volontà di accentuare le differenze. Si puntava a rafforzare le identità». Quali sono le analogie? «Il Cristianesimo nasce dalla matrice ebraica. Gesù è ebreo. Come i suoi discepoli, gli Apostoli, la comunità in cui predicano. Nessuno di loro aveva la minima intenzione di rinnegare la religione ebraica. Ma la persecuzione subìta per opera degli altri ebrei, che non erano in sintonia col messianesimo di Gesù, porta i primi cristiani a fuggire e a differenziarsi giustificando teologicamente questo distacco». Quando si arriva alla rottura? «Con Paolo si avvia il grande dibattito: se ammettere o no nella comunità cristiana anche chi non è ebreo. L’Ebraismo è una religione legata all’appartenenza al popolo d’Israele. Il Cristianesimo decide di aprirsi, in uno slancio missionario, agli altri popoli». Anche dal monoteismo ebraico i cristiani si distaccano con la Trinità. «I cristiani non si distaccano dal Dio ”ebraico” che Gesù chiamava ”Padre mio” e che invitava i discepoli a chiamare ”Padre nostro”. Però immediatamente si attua un approfondimento del monoteismo ebraico, senza che venga intaccato. Gesù rivela di essere il Figlio del Padre e nello stesso tempo Dio lui stesso. Nei Vangeli appare poi lo Spirito Santo che viene detto anche lui Dio. Vi è quindi nella narrazione evangelica la rivelazione della Trinità, anche se questo termine verrà usato solamente due secoli dopo, quando la riflessione cristiana ha dovuto sistematizzare teologicamente il monoteismo e la Trinità». Si può affermare che esiste un legame tra Cristianesimo e Islam forte come quello che c’è tra Ebraismo e Cristianesimo? «Il legame è presente ma non altrettanto forte». I cristiani consideravano Maometto un eretico, uno di loro che devia. «Giovanni Damasceno, vissuto tra Sei e Settecento, di poco posteriore a Maometto, considera l’Islam come eresia cristiana e scrive un volumetto dialettico, Controversia tra un Saraceno e un Cristiano, per riportarli sulla retta via». Quando finisce questo atteggiamento? «Con le grandi conquiste arabe di poco successive alla morte di Maometto. L’Islam si espande, occupa tutta l’Africa del Nord, lambisce la Spagna, territori dove il Cristianesimo era radicato e diffuso». Che fine fanno i cristiani da quelle parti? «Molti si convertono». Per convinzione o per forza? «Per tutt’e due». E chi non si converte? «Viene protetto, relegato come in un recinto giuridico». Nella metà del IX secolo, Cirillo, filosofo alla corte di Costantinopoli, inviato nell’attuale Iraq, vede che sulle porte delle case dei cristiani erano dipinti diavoli, che i cristiani dovevano vestire di giallo, non potevano andare a cavallo e occupare posti pubblici. «La condizione dei cristiani era di dura sottomissione. Vivevano in un ghetto. difficile comunque generalizzare. Dipende dal momento storico. Molte comunità cristiane, penso ai monofisiti, sono sopravvissute in questa specie di recinto giuridico che ha significato anche protezione. Purtroppo, il radicalizzarsi dei conflitti ha prodotto e produce oggi un grande esodo. Molti sono stati costretti a fuggire. Sta accadendo con i caldei in fuga dall’Iraq dove si trovavano dai primi secoli della vicenda cristiana». Dove fuggono? «Europa, Stati Uniti, America Latina». Un paradosso. La diaspora che avviene ricongiungendosi con la propria comunità, con gli altri cristiani! «Una tragedia. I cristiani nei Paesi arabi in genere sono i più evoluti anche socialmente. Le donne arabe di fede cristiana non portano il chador». Anche il Cristianesimo ha convertito conquistando. «Fino al secolo XVII il legame tra potere e religione è stato molto forte. E conquistare voleva dire anche convertire. In questo, Islam e Cristianesimo sono simili». Le tre fedi monoteiste hanno un rapporto speciale con Gerusalemme. Ma quello degli ebrei sembra più speciale degli altri. «Il cristiano vede in Gerusalemme la sintesi della storia. L’Apocalisse termina con la visione della celeste Gerusalemme, simbolo del Paradiso. A Gerusalemme Gesù è morto e risorto, a Gerusalemme Gesù tornerà alla fine della storia, per passare di lì alla Gerusalemme del cielo. Il legame con Gerusalemme è iscritto nel dna dei cristiani. E se con l’impero ottomano l’idea di riconquista di Gerusalemme viene abbandonata, il cristiano ha cercato di riprodurre tante piccole Gerusalemme. La processione del Calvario è un esempio. A Mosca come a Roma ci sono chiese che ricalcano i luoghi di culto di Gerusalemme». Gli ebrei sembrano mantenere più a lungo il desiderio di ristabilirsi a Gerusalemme. «In realtà il sionismo risale alla fine del XIX secolo e solo con la Shoah si afferma in modo massiccio. Un aspetto interessante del ritorno degli ebrei a Gerusalemme è che alcuni, pur fedeli alla loro tradizione, hanno abbracciato Cristo e la chiesa di Roma, come i cristiani della prima comunità. Un fenomeno limitato ma interessante».