MACCHINA DEL TEMPO DICEMBRE 2004, 16 novembre 2005
A Stefania di Tolve (PZ) risponde Umberto Bernardo, ricercatore dell’Istituto per la protezione delle piante del Cnr, Napoli Numerosi sono gli insetti impiegati, con diverse metodiche, in agricoltura per il controllo biologico di specie dannose
A Stefania di Tolve (PZ) risponde Umberto Bernardo, ricercatore dell’Istituto per la protezione delle piante del Cnr, Napoli Numerosi sono gli insetti impiegati, con diverse metodiche, in agricoltura per il controllo biologico di specie dannose. Essi appartengono a vari ordini. Tra le specie più note sono da citare la coccinella, Rodolia cardinalis, che preda tutti gli stadi della cocciniglia, Icerya purchasi, insetto dannoso agli agrumi, e l’imenottero Encarsia formosa, simile a una piccola vespa, che parassitizza l’aleirode delle serre, Trialeurodes vaporariorum, una moschetta bianca responsabile della rovina di molte colture ortive. L’attività di questi insetti che si nutrono di altri insetti (entomofagi) si esplica per predazione o per parassitismo. Nel primo caso, il predatore ricerca attivamente l’ospite della pianta e consuma, comportandosi quasi come un animale carnivoro, più individui dell’insetto dannoso. Il parassitoide, invece, depone le uova nel o sul corpo dell’insetto nocivo e le larve che ne derivano si sviluppano a spese dell’unico individuo che li ospita conducendolo inevitabilmente a morte. Da questo e da altri comportamenti deriva l’uso del più specifico termine parassitoide, organismo che determina sempre la morte dell’ospite a differenza del ”parassita”, che non necessariamente lo uccide.