Il Giornale 13/11/2005, pag.14 Stefano Lorenzetto, 13 novembre 2005
La tata televisiva. Il Giornale 13/11/2005. Nostalgia della tata. Piero Fassino, il segretario dei Ds, va a C’è posta per te e piange in diretta tv quando Maria De Filippi a sorpresa gli fa incontrare Elsa Isnardi, la governante che quarant’anni fa gli preparava il coniglio alla cacciatora, molto dietetico si direbbe, una signora talmente buona e ammodo che Pierino s’era persino offerto di sposarla, pur di non lasciarla andar via
La tata televisiva. Il Giornale 13/11/2005. Nostalgia della tata. Piero Fassino, il segretario dei Ds, va a C’è posta per te e piange in diretta tv quando Maria De Filippi a sorpresa gli fa incontrare Elsa Isnardi, la governante che quarant’anni fa gli preparava il coniglio alla cacciatora, molto dietetico si direbbe, una signora talmente buona e ammodo che Pierino s’era persino offerto di sposarla, pur di non lasciarla andar via. Elogio della tata. Ah, se solo Lapo Elkann avesse avuto da bambino una miss Parker, l’inflessibile istitutrice inglese che al nonno Gianni raccomandava sempre: "Don’t forget you are an Agnelli", non dimenticare che tu sei un Agnelli, "un angelo", come mi ha raccontato Clara, la primogenita della dinastia Fiat. Riscossa della tata. Lucia Rizzi, per esempio. La quale, avendo già cresciuto tre figli suoi (oggi hanno 33, 31 e 26 anni e sono a loro volta genitori), s’è messa ad allevare quelli degli altri, dando corpo a una figura inedita, la babysitter catodica, e soluzione a un problema antico, la cronica inettitudine di padri e madri nell’educazione della prole. È nato così Sos tata, in onda il giovedì alle 22.45 su Fox Life, canale satellitare di Sky. Sono le stesse famiglie a scrivere a Fox Life per invocare l’aiuto a domicilio della tata, un po’ Mary Poppins e un po’ Ethan Hunt, visto che Lucia Rizzi, come l’agente della Cia interpretato da Tom Cruise, s’è data una "mission impossible": trasformare nel giro di una settimana delle piccoli pesti in bambini docili e obbedienti o, per meglio dire, trasformare dei genitori stressati dalla cronica mancanza di tempo e pazienza in persone capaci di comunicare con i loro bambini. Mai come in questo caso la sigla Sos, cioè "Save our souls" (salvate le nostre anime), è parsa appropriata. Nella prima puntata tata Lucia è capitata in casa della famiglia Zuccour, composta da Mario (42 anni), Lorena (30) e dai figli Giuseppe (5), Edoardo (3) ed Elisa (11 mesi), dove la situazione era ormai fuori controllo: i bambini avevano capito che con capricci, urla e pianti riuscivano a ottenere qualsiasi cosa. Per tenerli buoni la mamma s’inventava dei passatempi estremi senza rendersi conto della loro pericolosità: era arrivata addirittura ad affidare un trapano nelle mani di Giuseppe per farlo giocare in silenzio. Non meno tranquilla la famiglia Guerra, nomen omen, protagonista della quarta puntata, dove Giada, grande arrampicatrice soprannominata la scimmietta, e la sorellina Greta (4 e 2 anni), avevano pensato bene di adattarsi al bucolico mestiere dei genitori Mirco e Francesca, allevatori di capre, giocando col forcone del fieno e mettendo in moto l’Ape del padre. Più che una tata, sarebbe servito un poliziotto di quartiere. "Giada e Greta, lasciate molto libere, si rivolgevano ai genitori chiamandoli Miro e Fra, il che testimoniava una notevole confusione di ruoli in famiglia. Non si capiva chi fossero i grandi e chi fossero i piccoli. Ho dovuto stabilire nuove regole, fissare gli orari per mangiare, spiegare che a tavola si sta seduti e che i piccoli non devono bere birra". Ma lei è nata bambinaia? "No. Sono stata segretaria del direttore tecnico del Corriere della Sera ai tempi degli editori Crespi e poi traduttrice e interprete. Però ho il diploma di maestra e quello dell’high school conseguito negli Stati Uniti e ho insegnato per 27 anni italiano a ragazzi provenienti da 50 Paesi in una scuola internazionale". Com’è diventata tata? "Mi sono trovata ad avere un alunno di 5 anni affetto da Adhd, attention deficit hyperactivity disorder, cioè un disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività. I bambini che ne soffrono, pur dotati di un’intelligenza molto brillante, non riescono ad approdare ad alcun risultato, perché manca in loro la struttura logica. Solo che questo alunno con me imparava, con tutti gli altri insegnanti no. I suoi genitori mi hanno chiesto se ero interessata a conoscere il neuropsichiatra infantile di New York che lo aveva in cura. Ho accettato. Quando sono arrivata nel suo studio, al 29° piano di un grattacielo di Manhattan, il luminare mi ha detto: ”Provi a far lezione nel suo solito modo, come se il bambino fosse qui”". E lei? "Gli ho tenuto una lezione in italiano, ma senza capire il motivo di quella richiesta, visto che lui non parla la nostra lingua. Alla fine ha esclamato: ”Ma certo che lei in classe funziona! Mentre spiega, offre continui stimoli che rifocalizzano l’attenzione sugli argomenti”. Per farla breve: ero arrivata fino ai 50 anni senza sapere d’aver sempre sofferto anch’io di un disturbo dell’attenzione. Infatti sono iperattiva e per non smarrire la concentrazione ho bisogno di frequenti segnali che coinvolgano tutti i cinque sensi". Se non l’avessero informata dell’esistenza di questo nuovo disturbo, sono certo che avrebbe passato altri 50 anni in pace con se stessa... "Nuovo mica tanto. Pare che affliggesse Leonardo da Vinci, Galileo, Beethoven, Mozart, Napoleone e, in tempi più recenti, Salvador Dalí, Pablo Picasso, Albert Einstein e John Kennedy. Il neuropsichiatra di New York mi ha spiegato che a Irvine, presso la University of California, vi è un Child development center dove si studia l’Adhd e funziona una scuola elementare per i bambini che ne sono colpiti. Ho telefonato. Tre minuti dopo mi hanno passato il preside: ”Venga a vedere che cosa facciamo”, mi ha detto. Finito l’anno scolastico in Italia, sono andata. E da allora ci torno ogni estate per due mesi. lì che ho imparato ad allevare bambini felici e di successo". Che cosa intende per successo? "La realizzazione personale". Vasto problema. "Una persona è tanto felice quanto decide di esserlo. Se è capace di gestire se stessa, si sentirà anche realizzata". Come ha fatto Fox Life a sapere dell’esistenza di tata Lucia? "Mi hanno cercato loro. Io non sono neppure abbonata a Sky". Per quanto tempo resta in casa d’altri? "Una settimana. I primi due giorni non dico nulla. Ho la stessa funzione di un mobile: sto ferma. Osservo e prendo appunti dal mattino, quando genitori e figli si alzano da letto, alla sera, quando tornano a coricarsi". Dopodiché? "Sulla base dei comportamenti riscontrati, consiglio l’adozione di nuove regole, anche se io odio questa parola. Poi per altri due giorni aiuto i genitori a metterle in pratica". E quali sono gli errori che individua con maggior frequenza? "Uno solo: i genitori non hanno un progetto educativo. Non fanno perché non sanno che cosa fare, cioè non hanno mai deciso come impostare le proprie vite e quelle dei figli. Il neonato è intonso, non ha comportamenti, siamo noi a darglieli". Come l’Emilio di Rousseau. Ma lei, da mamma, che cosa voleva per i suoi figli? "Due cose: che fossero felici e che avessero successo per quello che erano. Ciò che avrebbero fatto da grandi non m’interessava. Ma che tirassero fuori il massimo e il meglio da se stessi m’interessava molto". La aggiorno: oggi sono felici solo se gli compri la Playstation e il Nintendo Ds. "I genitori sono in grado d’insegnare le emozioni soltanto se le provano loro stessi. Come s’insegnano l’amore e l’amicizia? Vivendo questi sentimenti in prima persona. Lo stesso vale per la bellezza: il bambino la impara solo se gli creiamo il bello intorno. Questo non l’ho appreso sui libri. una lezione che ho imparato da mia madre, rimasta vedova a 39 anni con tre figli piccoli. Non avevamo una lira e neppure la casa, perché era stata bombardata. Eppure tutte le sere lei mi lavava il mio grembiulino, lo appendeva ad asciugare e il mattino alle 6 si alzava a stirarlo: voleva che lo indossassi immacolato per andare a scuola". Quali problemi hanno i ragazzi che incontra in Sos tata? "I ragazzi sono sani. I problemi li hanno i genitori. Giusta o sbagliata che fosse, 50 anni fa in famiglia esisteva la disciplina. Oggi c’è il vuoto". Come s’è prodotto questo vuoto? "Non lo so. Io ho vissuto in collegio e ho avuto una madre che ci rovesciava i cassetti per terra se non li tenevamo in ordine. Sono insegnamenti che rimangono". In che modo riesce a mettere in riga i più turbolenti? "Interessandoli. Guai a inseguirli nei loro capricci. Per esempio ai più riottosi chiedo a bruciapelo: sei capace di fare una capriola? Bisogna sorprenderli. Consiglio sempre ai genitori: almeno per un giorno non rimproverate vostro figlio. Riempitelo invece di complimenti tutte le volte che si comporta correttamente. Non ripetetegli in continuazione: ”Sta seduto bene a tavola!”, ma ditegli: ”Come stai seduto composto in questo momento!”. Agite sull’orgoglio personale del bambino, sul rispetto che lui ha di sé. Non pretendete che impari soffrendo". Altri trucchi? "Se non obbedisce, non insistete con la stessa frase: cambiatela. Convincere un bambino a usare lo spazzolino prima di coricarsi è sempre un’impresa, lo sappiamo tutti. Anziché tormentarlo con monotonia – ”ti sei lavato i denti?”, ”vai subito a lavarti i denti!”, ”vuoi lavarti i denti sì o no?” – chiedetegli: ”Hai aperto il dentifricio?”. Rimarrà disorientato, vi chiederà ragione della vostra frase, ma nel frattempo avrà cominciato a lavarseli". Ci sono donne che fanno le tate per consentire ad altre donne di fare le manager. Non sarebbe tutto più semplice se ognuna facesse la tata in casa propria o, in alternativa, evitasse di mettere al mondo degli infelici? "Sì. Conosco mamme che giustificano i loro fallimenti educativi col fatto che sono donne in carriera. un pretesto ridicolo, perché conosco anche colf e operaie, cioè donne in carriera, che hanno dei figli straordinari. Sono stata presso famiglie di quattro persone dove, indipendentemente dal lavoro delle madri, alle tre del pomeriggio nessuno s’era ancora accorto se il figlio studente di prima media era tornato da scuola oppure no". Se una donna preferisce andare in ufficio anziché fare la tata, significa tutto sommato che accudire i bambini è considerata una professione marginale. "Molti giovani mettono al mondo dei figli senza sapere la responsabilità che l’atto procreativo comporta. Un tempo era pacifico che all’educazione dovevano provvedere i genitori. Ora ho sentito con le mie orecchie mamme lamentarsi così: ”Insomma, non posso nemmeno dipingermi le unghie: mio figlio vuol sempre salirmi in braccio e m’impedisce di lasciar asciugare lo smalto”. Ragazza mia, lo smalto te lo dai alle 11 di sera, dopo che l’hai messo a letto. Non è che ti puoi stancare di fare la madre solo perché è impegnativo". Prima che arrivasse in tv, chi si rivolgeva a lei? "I genitori che hanno figli con disturbi dell’attenzione. Per loro tengo tuttora dei corsi di terapia comportamentale all’ospedale San Paolo di Milano". Che sintomi presentano i bambini disturbati? "Cambiano attività in continuazione. Appena cominciano un gioco lo piantano lì per dedicarsi a un altro. Perdono gli oggetti. Sono irrequieti, velocissimi nell’esecuzione dei compiti loro affidati. Risolvono in un baleno i problemi matematici e se gli chiedi come hanno fatto non sanno rispondere. S’infastidiscono quando devono scrivere a mano brani lunghi, ma al computer ci riescono benissimo perché è veloce e ricco di stimoli visivi. Hanno un quoziente intellettuale superiore alla media". Se l’Adhd non viene curato che succede? "Si porteranno dietro il deficit per tutta la vita. Saranno emotivamente instabili, cambieranno partner e lavoro con frequenza". Nonostante i genitori di ieri avessero altro da fare che occuparsi dei figli, i ragazzi non sniffavano coca, non rapinavano banche e preferivano le ragazze ai trans. Come lo spiega? "Perché venivamo cresciuti nell’etica della responsabilità e nel rispetto dell’ordine. A casa mia ognuno s’è sempre sparecchiato il suo posto a tavola. In quante famiglie italiane si fa ancora?". Secondo lei oggi a che età un bambino non deve essere più considerato tale? "A 18 anni". Allora perché diamo la possibilità ai bambini di guidare i ciclomotori? "Dipendesse da me, non gliela darei. Negli Usa si sostiene un esame per ottenere il patentino anche per guidare la bicicletta". Che cosa pensa della femminilizzazione dell’istruzione? Nelle scuole primarie sono scomparsi i maestri. "Ci aggiunga i padri assenti... una grave perdita. Negli Usa e in Gran Bretagna i maestri sono tutti maschi". In che cosa erano diversi gli scolari di 20 o 30 anni fa? " diversa la scuola: invece di una maestra sola, ora ce ne sono quattro per classe. Assurdo". Che c’è di sbagliato nel far ripetere un anno di scuola a chi non ha imparato? "Quando un bambino è da bocciatura, io farei ripetere l’anno all’insegnante". Ho letto che i disturbi dell’attenzione a volte sono imputabili a una carenza di dopamina, che rallenterebbe il funzionamento di una parte del cervello. "Negli Stati Uniti ho visto usare con buoni effetti sugli adolescenti un farmaco stimolante, il Ritalin, che ora è somministrato anche negli ospedali italiani". Ma è un’anfetamina, una droga. "Non sono un medico, quindi non posso esprimermi al riguardo". Che differenze nota nei ragazzi americani rispetto ai coetanei italiani? "Un atteggiamento più positivo e ottimista nei confronti della vita. You can do it, puoi farcela, è il loro motto". Vi sono luoghi che dovrebbero essere vietati ai bambini, tipo, chessò, i centri commerciali o i McDonald’s? "Accompagnati dai genitori possono andare ovunque. Da soli, a 13 anni, manco al cinema". Ma se scorrazzano con gli amici in città! "Io non ce li lascerei andare". Che ricordi ha della sua infanzia? "Belli. Ho sempre cercato d’essere felice e di compensare le carenze materiali con la fantasia. A 6 anni, in collegio dalle suore a Milano, ero la più piccola delle interne e nessuna delle compagne già grandicelle si curava di me. Io giocavo lo stesso, da sola, immaginando che gli alberi del cortile fossero persone". Che cosa chiedono i bambini agli adulti? "Di poter essere bambini. Non dobbiamo dire a un figlio: guarda quanti sacrifici hanno fatto papà e mamma perché tu possa abitare in una bella casa. A loro non gliene importa nulla. Al bambino piace correre, giocare con gli amici, ridere e non star ad ascoltare le preoccupazioni dei genitori. Non sono affar suo i problemi nostri. Lui deve vivere la sua infanzia. Non possiamo rubargliela. Altrimenti poi ci troviamo con i quarantenni che vanno dallo psicanalista per sentirsi diagnosticare: ”Lei deve tornare bambino”". Sempre meglio far vivere i figli in una casa riscaldata che in una spelonca. "Non è mica detto, sa? Quando io restai orfana di padre a 4 anni e con la casa distrutta dalla guerra, ci fu assegnato un alloggio al villaggio italo-svizzero, verso Baggio. Erano alloggi prefabbricati di cartone tirati su in quattro e quattr’otto grazie a un intervento umanitario della Confederazione elvetica. Però avevano tutti un piccolissimo giardino. Ecco, io dentro quel metro quadrato di terra sono stata felice. Mia madre avrebbe voluto una casa con i muri veri, perché non sopportava di vedere le gocce d’acqua sulle pareti. Invece a me dell’umidità non fregava niente. M’interessava solo giocare con le rane in cortile". Stefano Lorenzetto