Varie, 15 novembre 2005
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Evans David
• Barkling (Gran Bretagna) 8 agosto 1961. Chitarrista. Degli U2. Col nome d’arte ”The Edge” • «’Ho una sorta di inclinazione scientifica e rispetto agli altri membri della band sono quello che si trova più a suo agio con la tecnologia. il mio ruolo. Ma il gruppo è fatto di quattro individui e del contributo di ciascuno [...] Tutti abbiamo la tendenza a esagerare la nostra importanza e sottostimare quella degli altri ma è così che va il mondo, è un dato di fatto. La fiducia è fondamentale. Siamo una famiglia. Bono ed io abbiamo comprato una casa insieme circa [...] nel sud della Francia, e Adam e Larry hanno finito per comprare nella stessa zona, in parte per motivi pratici, così possiamo lavorare, ma in parte perché vogliamo passare il tempo libero insieme. Io vado alle feste con altri e alla fine mi ritrovo in disparte a parlare con loro. buffo. Ho anche altri amici, non dico che sono i miei unici amici, ma i migliori amici. Ci riunimmo per la prima volta [...] a casa di Larry. Eravamo così ingenui, non avevamo la minima idea di niente. Ci facevamo ancora vestire dalla mamma. Parlavamo per la maggior parte del tempo, come adesso a dir la verità [...] Non sono necessariamente d’accordo con tutto quello che fa Bono, ma bisogna rispettare le opinioni degli altri, trovare un compromesso. Nessuno di noi è mai venuto meno al suo impegno iniziale nei confronti del gruppo e per il bene del gruppo. Sta tutto nelle canzoni. Se una canzone è bella lo è nonostante noi, non per merito nostro. Onestamente reputo che siamo quattro persone di Dublino nord che ci sanno fare [...] Consideravamo il lavoro degli altri una sorta di sfida, ci chiedevamo se eravamo in grado di eguagliare la qualità della loro musica. E c’erano delle cose valide in giro. Jim Kerr, Stuart Adamson, tutti vivevamo esattamente le stesse esperienze nelle nostre piccole aree periferiche, vedevamo The Jam a Top Of The Pops e pensavamo, possiamo riuscirci anche noi! [...] All’inizio incarni la nuova generazione che determina la sua identità rifiutando la generazione precedente, fa parte del ciclo. Ma poi continui a comporre finché non ti avvicini a quella che a tuo giudizio è la più bella canzone del mondo [...] Avevamo gente sempre diversa in mente. Magari Bob Marley. Magari John Lennon. Magari i Clash. All’inizio probabilmente erano i Fall, i Bunnymen, i Magazine. Hai tutti questi influssi nel cervello quando lavori su qualcosa e in un certo senso parti da questi influssi. Ma non abbiamo mai inciso un canzone perché ci ricordava qualcuno. Alla fine un brano deve essere unico. In fondo se il rock’n’roll sarà ancora in voga tra 500 anni sarà perché la gente continua a comporre grandi canzoni. Noi cambiamo continuamente. Come band stiamo ancora imparando dopo 25 anni» (’la Repubblica” 15/11/2005).