Varie, 13 novembre 2005
BARCA
BARCA Luciano Roma 27 giugno 1920. Politico. Del Pci. «[...] Nel gruppo dirigente del partito [...] entrò poco dopo la sua iscrizione, che avvenne a Roma nel novembre del 1945. Classe 1920, s’era congedato dalla Marina, dove, giovane ufficiale, aveva prestato servizio fra i sommergibilisti [...] La prima tappa ”politica” fu, nel ”46, l’assunzione all’’Unità” come redattore economico: incarico che rientrava nella prevalente qualifica di Barca che, partendo dalla giurisprudenza, s’era concentrato sull’economia insieme a Paolo Sylos Labini, suo compagno fin dal liceo. Precoce sarà il suo ingresso, nel 1960, nella segreteria del partito: vi viene ammesso ”pur non essendo vescovo” (così a Barca continuerà a ripetere Giorgio Amendola, sottolineando la singolarità d’un membro di quel consesso non proveniente ”da lontano”). La scoperta, confinante con il mito, fu rappresentata da Togliatti, la cui figura campeggia nel primo volume di questi diari; al loro autore - proveniente, senza condividerne alla lettera l’ideologia, dalla ”sinistra cristiana” - il segretario comunista professò una certa confidenza. Connota un’indubbia fiducia la preghiera, che Togliatti gli rivolse nel luglio del ”46, di accompagnare in un campeggio a Cervinia suo figlio Aldo, rientrato da tempo dalla Russia, ma privo di amici, ostile ai genitori (sua madre era Rita Montagnana, prima consorte di Togliatti) e sconcertato dalla aggressiva volgarità dei compagni della Sapienza, dove studiava ingegneria. Un giovane difficile, solitario. Anche in seguito a ciò che gli riferì Barca, Togliatti si dispose ad assecondare suo figlio, facendogli abbandonare l’università. Prima di soggiacere a una malattia nervosa, Aldo avrebbe trovato un’occupazione all’Azienda elettrica, come lettore di contatori. [...] In casa di Barca, a Roma, o in vacanza a Champoluc, o durante qualche ”missione” in Urss, il leggendario capo comunista si mostrava prodigo di confidenze [...] Negli incontri che Berlinguer ebbe con Moro, Barca assunse un ruolo centrale. Attraverso Tullio Ancora, un giovane funzionario della Camera molto legato al leader democristiano e amico di Barca, s’è creato un canale che resta in funzione per un decennio. Quando Moro vuole vedere Barca per comunicare qualcosa a Berlinguer, telefona ad Ancora dicendo che ”aspetta l’amico dell’Università” (così Barca si chiama in un codice elaborato per queste occasioni: Berlinguer, invece, dell’Università è «il Rettore»). [...] Dall’epoca di Alessandro Natta in poi, l’autore si riconosce sempre meno nelle file del suo partito, e in quello dal nuovo nome. Non ne apprezza gli uomini. Ne condanna i metodi. come se una marcia risoluta, se non ”trionfale”, percorsa passo passo dietro una forza politica e i suoi leader, si tramutasse in una desolata elegia. A ciascuno tocca di vivere la propria stagione. Fra disinganno e rimpianto, mentre sente rumoreggiare a sinistra ”il vasto mercato degli ex”, Luciano Barca non rinnova la tessera. Non è stato, spiegherà in una lettera a Massimo D’Alema, per ”dimenticanza” [...]» (Nello Ajello, ”la Repubblica” 12/11/2005).