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 2005  novembre 13 Domenica calendario

Inasprimento della legislazione sul porto d’armi Cambiamenti nel mercato del crack e di altri stupefacenti Anzitutto, le anni

Inasprimento della legislazione sul porto d’armi Cambiamenti nel mercato del crack e di altri stupefacenti Anzitutto, le anni. Il dibattito su simili argomenti raramen_ te riesce a svolgersi a mente fredda. Da un lato, c’è chi sostiene che la legislazione sul porto d’armi è troppo restrittiva; dall’altro, chi ritiene l’esatto contrario. Com’è possibile che persone intelligenti abbiano della stessa realtà due visioni così inconciliabili? Perché le armi pongono una serie di problematiche non solo complesse, ma anche suscettibili di mutare radicalmente in funzione di una variabile: in che mani finiscono. Anzitutto è bene compiere un passo indietro e porsi un interrogativo semplice semplice: che cos’è un’arma da fuoco? t uno strumento in grado di uccidere, ma soprattutto è un fattore di forte turbativa dell’ordine naturale. Una pistola è in grado di stravolgere l’esito di qualsiasi controversia. Immaginiamo un alterco in un bar tra un "duro" e un tipo più tranquillo, e che il diverbio degeneri in rissa. E talmente scontato che ad avere la peggio sia il secondo, che non vale neanche la pena di rimboccarsi le maniche. L’ordine basato sulla spacconeria resta intatto. Ma se il tipo più tranquillo è armato, ecco che rischia di avere la meglio malgrado le apparenze. In un frangente del genere, l’arma può causare quindi più violenza. Facciamo un altro esempio. Una studentessa liceale esce una sera a fare due passi, quando all’improvviso viene minaccìata da un rapinatore. Che cosa accadrà se è armato? Che cosa accadrà se a essere armata è invece la ragazza? E che cosa accadrà se sono armati entrambi9 Chi è contrario alle armi n"batterebbe che, per prima cosa, bisognerebbe evitare che quell’arma finisca in mano al rapinatore; chi invece è a favore risponderebbe che è indispensabile armare la ragazza, così da consentirle di infrangere quello che è diventato un ordine naturale perverso: a essere armati sono soltanto i furfanti. (Se la ragazza riuscirà a mettere in fuga il rapinatore, in questo caso l’arma da fuoco sarà servita per avere meno violenza.) Ma ogni rapinatore con un minimo di cervello sarà certamente armato, anche perché in un paese in cui il mercato nero delle armi è fiorente, non ci vuol molto a procurarsi una pistola. Negli Stati Uniti le armi da fuoco sono così tante che, quand’anche si volesse dare una pistola a ogni cittadino, ne avanzerebbero ancora.` In quasi due terzi degli omicidi commessi nel paese c’è di mezzo un’arma da fuoco. Si tratta di una percentuale molto superiore a quella registrata in ogni altro paese industrializzato. Ma negli USA risulta nettamente superiore anche il tasso di omicidi, sarebbe quindi lecito il sospetto che questi siano più frequenti perché procurarsi una pistola è un gioco da ragazzi. E infatti è così, come la ricerca sta a dimostrare.` Ma non è soltanto una questione di armi. In Svizzera, per il servizio militare a ogni maschio adulto viene consegnato un fucile che può tenere in casa. In rapporto al numero di abitanti la Svizzera detiene il record mondiale della diffusione delle armi da fuoco, eppure è uno dei paesi più tranquilli del pianeta. ` In altre parole, non sono le armi a causare la violenza. Ciò detto, è pur vero che nel sistema statunitense chi delinque può procurarsi armi con troppa facilità e poiché una pistola - diversamente da un sacchetto di cocaina, o un’autovettura, o un paio di collant - dura virtualmente per sempre, anche ponendo un freno alla produzione resterebbe pur sempre il problema delle armi già in circolazione, che sono un’infinità. Fatte tutte queste precisazioni, passiamo ora a esaminare alcune delle diverse iniziative prese in anni recenti in materia di armi da fuoco, così da verificare il legame tra diffusione delle armi e criirìinalìtà negli anni Novanta. Tra le varie normative varate sul porto d’armi la più celebre è la legge Brady del 1993, che prescrive l’esibizione della fedina penale e un periodo di attesa prima di poter procedere all’acquisto di un’arina.1 Una soluzione che avrà forse sedotto i politici, ma che per un economista non ha molto senso. Perché? Ma per il semplice fatto che non serve a nulla regolamentare il mercato ufficiale quando, per quello stesso prodotto, esiste un fiorente mercato nero. Se procurarsi una pistola è così facile e così a buon mercato, perché mai il delinquente dovrebbe sentirsi spinto a presentare regolare domanda presso il rivenditore del proprio quartiere e aspettare pure una settimana? Per unanime riconoscimento, la legge Brady non è servita minimamente a far calare il tasso di criminalità. Uno studio condotto nelle carceri ha dimostrato come, anche prima di quella legge, solo un quinto dei criminali avesse acquistato armi presso un rivenditore autorizzato.` Ma anche altri tentativi di disciplinare il possesso di armi sul piano locale si sono rivelati fallimentari. Washington e Chicago introdussero severe limitazioni ben prima che iniziasse il calo della criminalità in tutto il paese negli anni Novanta, eppure proprio in quelle due città la diminuzione della violenza è stata più lenta. Un deterrente che ha dato prova di una moderata efficacia è l’inasprimento della pena per chiunque sia trovato in possesso abusivo di armi. Ma molto ancora resta da fare. Non che sia uno scenario plausibile, però se per assurdo venisse comminata - ed eseguita - la pena capitale a chiunque fosse beccato con addosso un’arma non denunciata, i crimini a mano armata crollerebbero certamente. Un’altra trovata degli anni Novanta - molto popolare nei notiziari della sera - è stata la rottamazione. Rimarranno celebri quelle sequenze: un sinistro mucchio di pistole, fucili e ini tragliette guardato a vista dal sindaco, dal capo della polizia e da una schiera di pacifisti. Un quadretto ideale per una bella foto di gruppo, ma nulla più. t il concetto stesso di rottamazione delle armi che non sta in piedi. Le armi rottamate sono spesso, per l’appunto, dei rottami. Il contributo per la rottamazione - tra i 50 e i 100 dollari, anche se in California qualcuno ha avuto la bella pensata di sostituirlo con tre ore di psicoterapia gratiS21 _~ poi, risulta ridicolo come incentivo per chiunque si sia messo in testa di delinquere. Per giunta, il numero di armi rottamate impallidisce davanti ai quantitativi di anni nuove immesse sul mercato. Dato il numero di pistole esistenti negli USA e il numero di omicidi commessi all’anno, la probabilità che una pistola sia impiegata per uccidere è di 1 a 10.000. Ogni rottamazione raccoglie a stento un migliaio di pistole, come dire che ogni rottamazione serve a sventare forse un decimo di omicidio. Un po’ poco per avere sulla criminalità un impatto degno di nota." Ma c’è anche chi sostiene invece la tesi opposta: occorrono più armi, ma nelle mani giuste (ossia in mano alla ragazza di cui sopra, e non al rapinatore). Il principale fautore di questa tesi è l’economista John R. Lott Jr., che nell’opera dal significativo titolo More Guns, Less Crime sostiene che i reati violenti sono calati proprio nelle aree geografiche in cui agli onesti cittadini è stato concesso di portare su di sé un’arma da fuoco purché non in vista." La teoria di Lott può risultare sconcertante, ma ha un fondamento. Se il delinquente sa che la potenziale vittima potrebbe essere armata, questa consapevolezza avrà un potere deterrente. 1 proibizionisti bollano Lott come ideologo della pallottola, trasformandolo nella classica pietra dello scandalo. Va detto che anche Lott ci ha messo del suo, inventandosi uno pseudonimo, "Mary Rosh", con il quale interveniva a difesa delle proprie teorie nei dibattiti on line.11 La Rosh, che si presentava come una ex studentessa di Lott, esaltava le doti in tellettuali del maestro, il suo carisma, la sua obiettività. "Devo proprio dire che è stato uno dei migliori docenti che abbia mai avuto", scriveva. "La sua ideologia di destra non è mai trapelata nelle lezioni... C’era un gruppo di studenti che voleva frequentare ogni suo corso. Alla fine è stato Lott stesso a doverci ricordare che, nel nostro interesse, era consigliabile frequentare anche i corsi di altri docenti, così da beneficiare di altri metodi didattici." Poi iniziò a circolare l’infamante accusa che Lott si fosse inventato i dati a sostegno dell’equazione "più armi uguale meno crimine". Ma a prescindere dall’autenticità o meno di quei dati, l’ipotesi di Lott, pur suggestiva, non appare veritiera. Quando altri studiosi hanno tentato di replicare i suoi stessi risultati, hanno concluso invece che il porto d’armi generalizzato non fa calare la criminalità.’