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 2005  novembre 13 Domenica calendario

Strategie di polizia innovative Aumento degli organici di polizia Iniziamo dalla prima. Negli Stati Uniti, il numero di agenti di polizia rispetto alla popolazione è salito nel corso degli anni Novanta del 14 per cento

Strategie di polizia innovative Aumento degli organici di polizia Iniziamo dalla prima. Negli Stati Uniti, il numero di agenti di polizia rispetto alla popolazione è salito nel corso degli anni Novanta del 14 per cento.` Ma questo può bastare a spiegare un calo dei reati? La risposta parrebbe "ovviamente sì", eppure il nesso non è così facilmente dimostrabile. Quando la criminalità è in aumento, l’opinione pubblica rumoreggia e chiede a gran voce più sicurezza, ecco che si reperiscono più fondi per le forze dell’ordine. Pertanto, se ci si soffermasse unicamente sulla correlazione tra numero di agenti e numero di reati, bisognerebbe concluderne che a più polizia corrisponde più criminalità. Ciò non significa, naturalmente, che a causare i reati siano gli agenti di pubblica sicurezza, esattamente come non significa, con buona pace di certi criminologi, che aprire le carceri faccia diminuire la delinquenza. Per dimostrare l’esistenza di un nesso causale occorre prendere in esame uno scenario in cui vengano assunti più poliziotti per ragioni completamente svincolate dall’aumento della criminalità. Se, per esempio, gli agenti venissero distribuiti a caso in alcune città e non in altre, sarebbe allora interessante verificare quale sia l’impatto della maggior presenza di forze dell’ordine sulla malavita locale. In realtà, è proprio questo lo scenario a cui danno luogo tal volta i politici a caccia di consensi. Nei mesi che precedono una tornata elettorale, i sindaci uscenti tentano immancabilmente di attrarsi le simpatie degli elettori più sensibili alla difesa dell’ordine ingaggiando poliziotti, anche in realtà in cui il crimine non tende affatto a crescere. Confrontando quindi l’incidenza dei reati in un gruppo di città in cui si siano recentemente svolte delle elezioni (e che abbiano pertanto dislocato sul territorio più forze di polizia) con un altro gruppo di centri urbani in cui non vi siano state elezioni (e quindi neanche un maggior dispiegamento di forze dell’ordine) è possibile estrapolare l’effetto che un aumento degli organici di polizia può avere sul tasso di criminalità. La risposta è inequivocabile: sì, aumentare il presidio del territorio serve a ridurre l’incidenza dei reati. Ancora una volta, è bene domandarsi anzitutto perché la criminalità avesse registrato un aumento. Tra il 1960 e il 1985 il numero degli agenti di polizia, rapportato al numero di reati commessi, è crollato del 50 per cento. In alcuni casi, ingaggiare più poliziotti era ritenuto contrario allo spirito libertario dei tempi; in altri, molto più prosaicamente un lusso che non ci si poteva permettere. 13 Questo dimezzarsi degli organici di polizia si traduceva, grosso modo, in un dimezzarsi delle probabilità che i delinquenti venissero assicurati alla giustizia. Abbinato al lassismo che, come abbiamo visto, caratterizzava all’epoca l’altro emisfero del pianeta giudiziario, ossia la magistratura, il minor presidio del territorio rappresentava un forte incentivo a delinquere. Arrivati agli anni Novanta risultavano orinai cambiate non solo le filosofie di fondo, ma anche le esigenze della collettività. La tendenza alla riduzione delle forze di pubblica sicurezza si inverfi e in tutte le aree urbane del paese si riprese ad assumere agenti di polizia. Il rinforzo degli organici delle forze dell’ordine ebbe non soltanto un effetto deterrente, ma con senti anche una maggiore efficacia nell’assicurare alla giustizia delinquenti che altrimenti sarebbero rimasti a piede libero. Alla maggior presenza di tutori dell’ordine si deve il 10 per cento circa del calo dei reati commessi. Ma a cambiare nel corso degli anni Novanta non furono soltanto le forze di pubblica sicurezza. Veniamo così alla causa addotta con maggior frequenza per spiegare la riduzione della criminalità: le strategie di polizia innovative. La tesi che una polizia più evoluta - fatta di eroi animati da nobili intenti anziché di rozzi energumeni - riesca a contrastare meglio il crimine ha sempre fatto molti proseliti. Tale teoria è assurta ben presto ad atto di fede perché fa leva su tutti quei fattori che, nella lettura di John Kenneth Galbraith, contribuiscono all’instaurarsi della saggezza convenzionale: la facilità con cui una data idea può essere recepita e il grado in cui pare concorrere al quieto vivere dei più. Questo copione andò in scena con toni drammatici a New York, quando il neoletto sindaco Rudolph Giuliani e il commissario di polizia che si era scelto, William Bratton, promisero solennemente di risolvere una volta per tutte l’emergenza di una criminalità divenuta ormai insostenibile. Bratton ripensò il ruolo della pubblica sicurezza e traghettò le forze cittadine dell’ordine verso quella che un funzionario di polizia definirà "la nostra era ateniese", un’epoca in cui vecchie prassi ormai fossilizzate cedettero il passo a nuove idee." Invece di ostinarsi a vezzeggiare i suoi comandanti distrettuali, Bratton chiese loro di rendergli conto. Anziché puntare unicamente sui soliti metodi consolidati da un pezzo, volle l’introduzione di nuove tecnologie come il CompStat, un sistema computerizzato per l’individuazione dei punti più "caldi" sul territorio. Le innovative concezioni di Bratton scaturivano dalla cosiddetta teoria del vetro rotto, messa a punto dai criminologi iames Q. Wilson e George Kelling. In base a detta teoria, un problema inizialmente di poco conto, se ignorato, può sfociare in disagi ben più gravi. In altre parole, se qualcuno infrange il vetro di una finestra e si rende conto che questa non viene riparata immediatamente, la interpreterà come la licenza a spaccare tutti gli altri vetri dell’edificio, e magari a darlo anche alle fiamme indisturbato.` Insomma, in quel clima di continui omicidi, gli agenti di Bratton iniziarono a perseguire penalmente fatti di cui sino ad allora la polizia non si occupava neppure: scavalcare il tomello d’ingresso in metropolitana, mendicare in forma aggressiva, orinare sulla pubblica via, lavare - si fa per dire - il parabrezza delle auto ai semafori a meno che a richiederlo non fosse il conducente. A molti newyorchesi, questo inedito pugno di ferro piaceva. E ancor più piaceva loro l’idea, vigorosamente propalata da Bratton e Giuliani, che la tolleranza zero su questo tipo di illegalità spicciole servisse a rendere la vita impossibile anche ai delinquenti veri e propri: chi ci dice che il tizio che salta oggi il tomello del metrò non abbia fatto fuori qualcuno non più tardi di ieri? Chi ci assicura che quel brutto ceffo che sta orinando in un viale del centro non stia andando a svaligiare un appartamento? Quando i reati violenti iniziarono a ridursi in modo spettacolare, i newyorchesi furono ben lieti di renderne atto al loro efficientissimo sindaco cresciuto proprio a Brooklyn e al suo capo della polizia, con quel volto allungato e quel forte accento bostoniano. Ma due uomini dalla personalità tanto forte non erano molto propensi a dividersi gli allori. E così, quando sull’onda del rinnovato clima di sicurezza in città a finire sulla copertina del Time fu Bratton, e non Giuliani, il capo della polizia dovette dimettere. Aveva ricoperto la carica di commissario per 27 mesi soltanto. La città di New York ha fatto da apripista nell’innovazione delle strategie di polizia nel corso degli anni Novanta, quando la criminalità prese a crollare, e del resto è stato il grande centro urbano del paese in cui quel crollo è risultato più spettacolare. Il tasso di omicidi è sceso da 30,7 ogni 100.000 abitanti nel 1990 a 8,4 nel 2000, con un calo del 73,6 per cento. Eppure a una più attenta analisi ci si rende conto che, probabilmente, le nuove strategie di polizia hanno avuto una parte solo secondaria nella riduzione di quelle proporzioni. Anzitutto, la discesa del numero di reati commessi a New York è iniziata nel 1990 e, alla fine del 1993, l’incidenza dei reati contro il patrimonio e dei crimini violenti - incluso l’omicidio - era già calata del 20 per cento. Ma Giuliani sarà eletto sindaco, e nominerà Bratton, solo nel 1994: insomma, il ridimensionarsi della delinquenza era già in atto ben prima della loro venuta, e sarebbe proseguito anche dopo il siluramento di Bratton. In secondo luogo, all’introduzione di nuove strategie di polizia si accompagnò un parallelo ampliamento degli organici: questa sì che era un’innovazione determinante. Tra il 1991 e il 2001, gli organici della polizia newyorchese crebbero del 45 per cento, ossia a un ritmo più che triplo rispetto alla media nazionale. Come dimostrato in precedenza, un maggior numero di tutori dell’ordine ha l’effetto di ridurre la criminalità, a prescindere dalle strategie impiegate. In una stima restrittiva, un così massiccio rinforzo degli organici ha comportato a New York un calo della criminalità pari al 18 per cento; detraendo quindi questa percentuale dal calo registrato dagli omicidi nella Grande Mela, così da depurare quel dato dagli effetti del maggior numero di agenti di polizia, New York non è più in cima alla graduatoria con il 73,6 per cento, ma scivola al centro classifica. Tra l’altro, un gran numero delle nuove assunzioni aveva avuto luogo sotto Dinkins, il sindaco battuto alle ume da Giuliani. Per Dinkins era fondamentale assicurarsi il voto degli elettori più sensibili all’ordine pubblico, ben sapendo di doversi misurare con un ex procuratore federale come avversario; i due candidati avevano già corso l’uno contro l’altro anche quattro anni prima. In un certo senso, chi reputa che il calo della criminalità vada ascritto a Giuliani non ha tutti i torti: è stata la sua reputazione di intransigenza sul fronte del crimine a spingere Dinkins ad assumere tutti quei poliziotti. Naturalmente il maggior numero di agenti ha giovato a tutti, ma a Giuliani molto più che a Dinkins. A smontare definitivamente la tesi di un calo della criminalità imputabile alle strategie innovative basta una semplice considerazione spesso trascurata: negli anni Novanta la delinquenza si è ridotta un po’ ovunque, non soltanto a New York. Sono state ben poche le altre città a imitare le strategie newyorchesi, e di certo non con altrettanto zelo. Persino a Los Angeles, metropoli nota per la difficile situazione d’ordine pubblico che vi regna, il calo della criminalità è analogo a quello registrato a New York. Sarebbe ridicolo sostenere che, nella polizia, l’innovazione non sia salutare. A Bill Bratton va certamente riconosciuto il merito di aver dato nuovo slancio alle forze dell’ordine cittadine. Nulla, tuttavia, lascia supporre che i suoi metodi siano stati davvero la panacea, come invece hanno sostenuto gli organi di informazione. Per poter trarre delle conclusioni, quindi, non resta che continuare a monitorare l’impatto delle strategie innovative. Per esempio a Los Angeles, dove a capo della polizia è stato posto, alla fine del 2002, proprio Bill Bratton che, oltre a introdurre alcune delle innovazioni più peculiari già sperimentate a New York, si è affrettato a dichiarare che la sua priorità precipua era molto più terra-terra: trovare i fondi per assumere migliaia di nuovi agenti.`