Stephen D.Levitt-Stephen J. Dubner "Freakonomics". Il calcolo dell’incalcolabile. Un economista eretico gioca coi numeri per spiegare il lato nascosto del mondo in cui viviamo, 13 novembre 2005
NEL 1966
un anno dopo aver instaurato la dittatura in Romania, Nicolae Ceausescu mise fuorilegge l’aborto.’ "II feto appartiene alla collettività", dichiarò. "Chiunque si sottragga alla maternità o alla paternità è paragonabile a un disertore che viene meno all’obbligo di assicurare la continuità nella nazione."
Sotto il regno di Ceausescu simili roboanti proclami erano all’ordine del giorno: l’intero suo progetto di società - dar vita a una nazione all’altezza dell’uomo nuovo socialista - veniva portato avanti in modo grandioso. Il dittatore si fece costruire vere e proprie regge, ignorando e brutalizzando i cittadini. Con la politica di dismissione dell’agricoltura a favore dell’industria, impose a migliaia di contadini il trasferimento coatto in casermoni privi di riscaldamento. Conferì incarichi di governo a quaranta membri della sua famiglia, tra i quali la moglie Elena, che pretese quaranta case e un adeguato corredo di gioielli e pellicce. La signora Ceausescu, ufficialmente nota come La Miglior Madre Che La Romania Potesse Avere, di materno aveva ben poco. "I vermi non sono mai sazi, per quanto si dia loro da mangiare", fu il suo commento quando i romeni iniziarono a protestare contro la penuria di alimenti innescata dalla fallimentare politica del marito.
Del resto, faceva spiare persino i figli, per essere certa della loro lealtà.
La messa al bando dell’ aborto voluta da Ceausescu rispondeva a uno degli obiettivi che più gli erano cari: aumentare in breve tempo la potenza della Romania mediante un’esplosione demografica. Fino al 1966, la Romania era uno dei paesi più permissivi al mondo in materia di interruzione volontaria di gravidanza: era di fatto l’anticoncezionale più in voga, a tal punto che si verificavano quattro aborti per ogni nascita. Ma ecco che, dall’oggi al domani, all’improvviso non si poteva più abortire. Le uniche deroghe erano quelle concesse alle donne che avessero già quattro figli o che ricoprissero posizioni di rilievo in seno al Partito comunista. Venne bandita al contempo ogni forma di contraccezione e di educazione sessuale. Agenti dei governo, sarcasticamente ribattezzati con il nomignolo di "polizia mestruale", compivano regolari ispezioni nei luoghi di lavoro per sottoporre le donne a test di gravidanza. Quelle che risultavano ripetutamente negative si vedevano appioppare una salata "imposta sull’astinenza".
Gli incentivi escogitati da Ceausescu sortirono l’effetto voluto. A un anno dalla messa fuorilegge dell’aborto, il tasso di natalità in Romania era raddoppiato. Ma si trattava di bambini nati in un paese in cui, a meno di non far parte del clan di Ceausescu o dell’élite comunista, la vita era miserevole. Rispetto ai bambini romeni nati solo un anno prima, la schiera di neonati che faceva seguito alla messa al bando dell’aborto era destinata a una riuscita peggiore su tutti i fronti: sarebbero andati peggio a scuola, avrebbero avuto meno successo sul lavoro e avrebbero avuto maggiori probabilità di diventare dei delinquenti.’
L’ aborto rimase illegale fino a quando Ceausescu non perse il potere. Il 16 dicembre del 1989 migliaia di cittadini si riversarono per le vie di Timisoara per protestare contro un regime
che aveva devastato il paese. 1 dimostranti erano perlopiù adolescenti e studenti delle superiori. La polizia li massacrò a decine. Uno dei leader dell’opposizione, un docente quarantunenne, racconterà che era stata proprio la figlia tredicenne a insistere perché si facesse coraggio e partecipasse alla protesta: "L’aspetto più interessante è che sono stati i nostri figli a insegnarci il coraggio: ragazzi tra i tredici e i vent’anni". Qualche giorno dopo il massacro di Timisoara, Ceausescu tenne a Bucarest un coniizio davanti a circa 100.000 persone. Ancora una volta, i giovani si presentarono in forze. Iniziarono a fischiare il dittatore al grido di "Timisoara!" e "Abbasso gli assassini!" La sua ora era scoccata. Tentò di fuggire dal paese insieme alla moglie con un miliardo di dollari in tasca, ma i due furono catturati, sottoposti a un processo sommario e quindi, proprio il giorno di Natale, giustiziati da un plotone di esecuzione.
Tra tutti i leader comunisti deposti negli anni che precedettero o seguirono l’implosione dell’Unione Sovietica, Ceausescu fu l’unico ad andare incontro a una fine violenta. Non sfugga il fatto che il suo destino venne deciso in larga misura dai giovani, molti dei quali, se non fosse stato per il divieto imposto dal dittatore sull’aborto, non sarebbero mai venuti al mondo.