MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2005, 11 novembre 2005
Homo sapiens e Homo erectus hanno mai avuto relazioni intime? La domanda, messa così, sembra più da rotocalco che da rivista di divulgazione scientifica
Homo sapiens e Homo erectus hanno mai avuto relazioni intime? La domanda, messa così, sembra più da rotocalco che da rivista di divulgazione scientifica. In realtà, dalla risposta dipende la ricostruzione dell’albero evolutivo umano, un’impresa che da Darwin a oggi non ha smesso di riservare sorprese e correzioni di rotta. Ultimamente è entrata in gioco un’altra intimità, quella tra uomini e pidocchi. Nel numero di novembre 2004 la rivista ”PLoS Biology” ha pubblicato uno studio realizzato da un’équipe dell’Università di Salt Lake City, Utah, diretta da David Reed. Si tratta dell’analisi filogenetica di alcuni parassiti. Per la precisione, 69 esemplari di Pediculus humanus prelevati da umani, di Pediculus schaeffi da scimpanzè, Pthirus pubi da umani, Pedicinus hamadryas da babbuini e Fahrenholzia pinnata da roditori. La specie Pthirus pubi è servita da controllo, per assenza di esemplari prelevati da primati non umani. Ora, secondo Reed e colleghi, i parassiti sono un ottimo strumento per ricostruire le linea evolutiva umana «perché forniscono dati indipendenti dai dati dell’ospite», cioè l’uomo. Inoltre, possono sopravvivere molto poco, qualche ora al massimo, lontano dall’inquilino prescelto. L’obiettivo preliminare consisteva nel vedere in quali epoche paleontologiche le diverse specie di pidocchi iniziarono a divergere tra loro. Grazie all’analisi del DNA mitocondriale, si è stabilito che la divisione tra il pidocchio di scimpanzé e il pidocchio umano risale a 5,6 milioni di anni fa. La divergenza con il pidocchio del pube sarebbe avvenuta attorno agli 11,5 milioni di anni fa e quella con il parassita del babbuino 22,5 milioni di anni addietro. In un secondo momento, lo studio si è ristretto al Pediculus humanus, che esiste in due tipi distinti ma morfologicamente simili: il primo si nasconde nei capelli, l’altro nei vestiti. L’analisi genetica combinata con lo studio della geografia ha mostrato che il pidocchio attuale discende da due linee evolutive (WW, worldwide, cioè diffusa in tutto il mondo e che presenta entrambi i tipi; NW, New World, cioè diffusa solo in America e che presenta solo il pidocchio della testa). Questi due tipi si divisero circa 1,18 milioni di anni fa. Ma come spiegare che entrambi i tipi di pidocchio attualmente parassitano l’Homo sapiens che, come si sa, comparve solo 130 mila anni fa? Bisogna indurre «un contatto fisico diretto tra forme arcaiche e moderne» del genere Homo. In pratica, un incrocio tra l’erectus, il neanderthaliensis - che compare sulla scena circa 700 mila anni fa - e il sapiens. Con tale induzione, di fatto, Reed e colleghi hanno preso partito nella discussione tra i vari modelli evolutivi del sapiens. La teoria dell’origine africana suppone un unico ceppo da cui si sono sviluppati tutti i sapiens moderni, che non si sarebbero mai incrociati con specie umane più arcaiche. La teoria multiregionale sostiene invece che il sapiens è il discendente di antenati africani (2 milioni di anni fa) che avevano già accennato a una prima espansione fuori dai propri confini. Questa seconda teoria si è poi sviluppata in alcune varianti, tra cui la recente Diffusion Wave ipotizzata da Vinayak Eswaran nel 2002: la transizione tra umani arcaici e moderni nasce in Africa e poi si diffonde tramite il flusso genetico fuori dal continente, rimpiazzando gradualmente le specie arcaiche esistenti in loco. Ma i biologi che abbiamo interpellato non sono molto convinti. Secondo Olga Rickards, docente di Antropologia molecolare presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata, i risultati di questo lavoro «cozzano con quanto da tempo accumulato, sia a livello paleontologico che genetico, sulla comparsa di sapiens». In particolare, gli ultimissimi risultati in due campi indipendenti dell’antropologia, quello paleoantropologico e quello dell’antropologia molecolare, «sembrano aver falsificato, e forse per sempre, l’ipotesi di un possibile mescolamento tra l’uomo moderno e le forme arcaiche preesistenti di Homo». Ipotesi che a questo punto, a parere di Rickards, «dovrebbe uscire dal dibattito tra gli studiosi ed entrare nella storia della scienza» come dato acquisito. Non solo, ma alle già numerose prove schiaccianti a livello molecolare a favore di un’origine unica, africana e recente, se ne sono aggiunte negli ultimi mesi altre basate sull’analisi matematica di modelli di simulazione evoluzionistica secondo i quali «sapiens e neanderthaliensis dovevano essere due gruppi quasi completamente sterili, quindi probabilmente facevano parte di due specie biologiche distinte». Altrettanto scettico Guido Barbujani, genetista delle popolazioni umane presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Ferrara. Anch’egli premette che «ormai moltissimi studi, anatomici e genetici, sono coerenti con una versione molto rigida dell’origine africana». Nel dettaglio, le obiezioni che si possono avanzare a Reed e compagni sono più d’una. vero, come essi sostengono, che c’è una stretta associazione fra evoluzione del parassita ed evoluzione dell’ospite e che analizzando l’uno si può capire qualcosa dell’altro. Tuttavia, nota Barbujani, «nell’albero evolutivo il Pediculus humanus non sta affatto accanto al Pediculus pubis quanto piuttosto al pidocchio dello scimpanzè, e dunque i due parassiti non ci raccontano la stessa storia. Quale dei due ci dice la verità?». Inoltre le due linee evolutive del pidocchio, NW e WW, si separarono oltre un milione di anni fa. Secondo Barbujani «un evento del genere ha una certa probabilità di presentarsi per caso, e c’è una teoria ad hoc (teoria coalescente) che permette di fare vari test statistici in merito. Gli autori non li hanno fatti - o se li hanno fatti non ce li raccontano - e dunque non sappiamo se la loro osservazione sia significativa». In ogni caso, «se c’è stato contatto fra erectus e sapiens (e io credo ci sia stato), sarà avvenuto per forza in Asia. Invece Reed e collaboratori parlano di individui americani, in parte di origine europea, in parte di origine non chiara (viene citato soltanto l’Honduras). Ma la spiegazione non torna: nelle Americhe l’erectus non c’è mai arrivato». Infine, l’obiezione più seria: «Se stessimo parlando di Aids, penserei che due gruppi con lo stesso parassita abbiano avuto contatti riproduttivi, o comunque genitali. Ma i pidocchi sono parassiti esterni, che saltano da un individuo all’altro. Anche se si dimostrasse che la separazione delle due linee di pidocchio non è casuale e che la seconda linea è asiatica (anche se la si è trovata solo in America), di che tipo di contatto stiamo parlando?». Insomma, pare che tra erectus e sapiens non ci siano mai state relazioni pericolose. Ma sull’intimità tra uomini e pidocchi, non c’è alcun dubbio: arcaici o moderni, ci siamo sempre grattati.