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 2005  novembre 11 Venerdì calendario

Per parlare dell’odorato degli uccelli e della sua funzione in campo sessuale, vi proponiamo di passare da una sogliola

Per parlare dell’odorato degli uccelli e della sua funzione in campo sessuale, vi proponiamo di passare da una sogliola. Di solito la vediamo cotta, spinata e senza testa, il che ci impedisce di notare che ha due occhi da una parte e nessuno dall’altra, come se l’avesse inventata un pittore cubista che ha bevuto almeno un quarto di whisky. Lei vive sul fondo del mare, appiattita, riuscendo così a confondersi con la sabbia ed evitare i predatori. Da giovane, giovanissima, quando ancora nuotava in superficie, aveva un occhio di qua e uno di là, in perfetta simmetria, ma poi stando lì coricata, succedeva che un occhio fosse sempre nella sabbia, cosa fastidiosissima, e non servisse a nulla. Così, durante l’evoluzione, l’occhio ha migrato, scavalcando il vertice della testa, e si è sistemato accanto all’altro, con un bell’effetto da disegno picassiano. Qualcuno si chiederà come mai abbiamo parlato della sogliola (ma potevamo parlare anche della passera di mare, della platessa e d’altri pesci simili, come sostiene Richard Dawkins nell’’Orologiaio cieco”): l’abbiamo fatto per dimostrare che le ”migrazioni degli organi” esistono – magari sono avvenute in milioni di anni – però non sono sempre evidenti, mentre l’esempio della sogliola è semplice e chiaro. Nei pesci il naso è indipendente dalla bocca e dalla gola: l’acqua entra nei sacchetti nasali attraverso un paio di narici ed esce da un altro paio. Invece nei vertebrati terrestri i passaggi si aprono all’esterno uscendo attraverso un paio di coane, che sono degli orifizi migrati chissà quanti milioni di anni fa dal naso alla gola. Il percorso della migrazione è diventato più chiaro quando è stato trovato in Cina, nello Yunnan, il cranio di un antico pesce che è una via intermedia tra gli abitanti del mare e gli anfibi, perché le narici non si aprono ancora in gola, ma in un varco nella fila dei denti, cosa che alla fine consente di inspirare ed espirare, come se noi umani buttassimo fuori l’aria di scarto attraverso un passaggio tra i canini e gli incisivi. Uno dei più grandi biologi del secolo scorso, Ernst Haeckel, sosteneva la teoria secondo la quale l’ontogenesi (l’evoluzione dell’individuo) ricapitola la filogenesi (l’evoluzione della specie), e l’embrione umano presenta via via caratteristiche simili a quelle dei pesci, degli anfibi, dei rettili e perciò degli uccelli, fino ai mammiferi. Per capirla meglio possiamo ricorrere ai dati che ci offre l’embriologia del sistema nervoso: dopo avere avuto nelle prime settimane le caratteristiche dei pesci, l’encefalo umano prosegue il suo sviluppo arrivando ad assumere quelle degli insettivori, poi dei roditori e infine dei carnivori. Solo al quinto mese assume le caratteristiche dell’encefalo dei primati. Sappiamo bene che i pesci hanno l’odorato, e molto più efficiente del nostro (oramai quasi inattivato). Il pescecane sniffa il sangue anche se in acqua ce n’è appena una parte per milione. E che dire dei salmoni che risalgono i fiumi per tornare ai luoghi dove sono nati, usando soprattutto il naso? Gli uccelli invece sembravano poco dotati, specie per quanto riguarda la ricerca del partner e le comunicazioni tra loro. Finora la scienza riteneva che i volatili si scegliessero e riconoscessero solo grazie alla vista e ai vocalizzi, ma che l’odorato fosse per loro un senso poco sviluppato. Poi un biologo del centro francese di Ricerca Scientifica di Montpellier, Francesco Bonadonna, ha scoperto in Antartide un piccolo uccello marino dal malinconico nome (Pachyptila desolata) che individua il partner annusandolo. Se ha l’odore giusto dovrebbe essere un buon compagno e un padre premuroso, quindi l’annusata dev’essere lunga perché questi uccelli poi stanno insieme per la vita e non possono divorziare come fa un altro uccello marino, l’Uria (simile a un piccolo pinguino), sempre disposta a trovarsi un altro partner quando se ne presenta uno più attraente. Chissà quale funzione ha l’odorato, quando la birichina Uria decide di divorziare. Il coniuge legittimo non ha più il buon odore di prima, o quello del nuovo amante è più sexy? Come sarebbe soddisfatto Sigmund Freud di riaffermare che «all’origine c’è sempre il sesso». In questo caso però il sesso è solo all’origine di una scoperta, dal momento che per secoli sono stati quasi ignorati i nasi dei volatili e le migliaia di segnali che dovevano farci capire come si servono bene dell’odorato, oltre ad avere una vista eccezionale e voci, canti, dialetti particolari. Il Kakapo, per esempio, il famoso dolcissimo pappagallo-gufo della Nuova Zelanda, che era in estinzione e che gli umani, dopo averne causato quasi la fine, avevano portato nell’isola di Resolution per proteggerlo, ha una specialità: profuma di fiori di fresia. Un delizioso modo per attirare un possibile partner, ma purtroppo i partner scarseggiano perché la Natura non ha fatto i conti con un problema: quell’odore faceva arrivare perfino a nuoto da altre isole, come la Codfish, la Maud e la Little Barrier, anche gli ermellini ghiottissimi di kakapi, che nidificano in terra e non sanno volare. In Alaska un altro uccello marino, l’Aethia alka crestata, ha una fragranza di agrumi. Più o meno profuma come la buccia di un mandarino, e così attrae l’altro sesso. E quante volte, in Antartide, gli studiosi si sono chiesti: ma come fa un pinguino quando risale dal mare dopo settimane, a ritrovare la compagna, o il compagno, tra migliaia e migliaia di uccelli tutti uguali? Ci sarà qualche differenza che a noi sfugge, magari un baffo, o un grido più roco degli altri? « la voce che li guida» rispondevano gli esperti con grande sicumera. Invece non è solo quella, è anche l’odore ad attirarlo verso i ”suoi”. Nel caso dei piccioni viaggiatori, che ritrovano la strada di casa non solo grazie alla ”bussola” incorporata – una particolare struttura di magnetite, posizionata tra il cervello e la scatola cranica – che gli permette di sentire il polo magnetico terrestre, è certo che percorrono una mappa degli odori caratteristici di ogni zona, dei quali noi non sappiamo nulla perché il naso oramai l’abbiamo solo per bellezza, o quasi. L’informazione più convincente è quella che ci dà Edward O. Wilson in ”Sociobiologia”, la nuova scienza, raccontando che gli adulti della Sterna reale (Sterna maxima) riconoscono le proprie uova anche quando gli sperimentatori le spostano in un altro nido. evidente che le riconoscono dall’odore. Che dire poi di quei corvi che anni fa, per mesi, hanno terrorizzato un gruppo di bambini a Eliat, sul Mar Rosso, strappandogli dalle mani – e anche dalle bocche – le merendine? Come s’erano accorti che erano dolci al cioccolato, se non dall’aroma? A proposito di corvi, l’etologo Bernd Heinrich ne ha visti quindici, nei boschi del Gammon Ridge (una cresta glaciale del Maine d’occidente), scovare un alce sepolto nella neve, dalla carne ancora fresca, surgelata, quindi senza l’odore pesante della putrefazione e ben nascosto da qualche bracconiere tra cespugli e foglie secche. Quindici corvi erano molti, non si capiva come fossero arrivati. Il primo che aveva trovato l’alce li aveva chiamati? Uno strano comportamento. Esiste una specie di mutua assistenza parentale, ma non è pensabile che quindici corvi siano parenti perché in autunno i loro rari piccoli si disperdono e chi s’è visto s’è visto. Possibile che lo scopritore della carcassa avesse invitato a pranzo amici e conoscenti? Può darsi che i corvi siano altruisti, ma è più probabile che i convitati abbiano sentito da soli, sia pure da lontano, l’odore della carne d’alce. Invece per gli avvoltoi delle pianure africane trovare le carcasse è facile, loro volano in grandi gruppi con gli occhi fissi al terreno, e in più sfruttano le correnti ascensionali d’aria calda che portano gli odori fino ai loro nasi. Anche se gli esseri umani hanno perso la capacità di percepire l’odore della pelle, inconsciamente lo captano, ma possono confonderlo con i profumi artificiali, e alla fine possono prendere, come capita spesso, un ”granchio”, invece di trovare il partner adatto. Impariamo dai piccoli uccelli antartici ad annusare bene per scegliere il compagno giusto, che potrebbe (ma non si sa mai) restare con noi per tutta la vita. Meditate, giovani, meditate.