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 2005  novembre 11 Venerdì calendario

«Ascoltate le vostre scaltre e patriottiche femmine e ricordate che il Campidoglio della possente Roma fu anch’esso salvato, una volta, dagli schiamazzi delle sue oche fedeli»

«Ascoltate le vostre scaltre e patriottiche femmine e ricordate che il Campidoglio della possente Roma fu anch’esso salvato, una volta, dagli schiamazzi delle sue oche fedeli». Parole caustiche, in bocca a un uomo mite come Einstein. Parole nate però dall’amarezza e rivolte agli americani, dopo che un gruppetto di donne militanti aveva protestato per il suo ingresso negli Stati Uniti, tacciando lo scienziato di comunismo. Ma tanta acredine fu un caso isolato. Einstein, infatti, non ha mai nutrito preconcetti particolari verso le donne. Al contrario della mentalità corrente in quegli anni, lo scienziato non fece mai distinzioni sessiste quando di mezzo v’erano intelligenza e lavoro. «Ho bisogno di mia moglie. Ella risolve tutti i miei problemi matematici», dirà della sua prima consorte, la brillante collega Mileva Mari. Ma l’amore non è quasi mai benedetto dalla ragione, e lo scienziato è stato a volte rimproverato di essere un profittatore: non soltanto nei confronti di Mileva, ma anche nelle storie sentimentali più brevi. E si porta l’esempio che, dalla sua prima fidanzata, Marie Winteler, Einstein per mesi continuasse a farsi lavare e stirare le camicie, nonostante il loro flirt fosse da tempo terminato. Parlare di sfruttamento, però, è esagerato: ai tempi, Albert aveva 16-17 anni e viveva come ospite pagante proprio in casa della ragazza (il cui padre, Jost Winteler, era uno dei professori alla scuola svizzera di Aarau). Meglio parlare, quindi, di un servizio incluso nell’affitto, che la ragazza svolgeva normalmente, quale ”donna di casa”, oppure di semplice cortesia nei confronti del ragazzo. Perché, senza voler per forza difendere lo scienziato a tutti i costi, una cosa balza agli occhi: le sue storie affettive non hanno mai avuto risvolti drammatici. Il divorzio con Mileva, ad esempio, avvenne di comune accordo e i due rimasero amici per sempre. Non solo: Einstein promise all’ex moglie che le avrebbe devoluto l’intera somma del Premio Nobel, nel caso l’avesse ricevuto. Cosa che puntualmente fece nel 1921: e 170 mila corone svedesi, all’epoca, non erano una piccola cifra. Ben altri pettegolezzi pungolano la sua relazione clandestina, negli anni Quaranta, con Margarita Konenkova, moglie dell’artista russo Sergei Konenkov. Lo scienziato aveva allora 66 anni ed era sposato con la seconda moglie, Elsa Einstein, sua cugina germana. Margarita, invece, ne aveva 51, era ancora una donna piacente e, soprattutto, era sospettata di essere una spia. Nacque così la leggenda che, tra le lenzuola, l’ingenuo scienziato si fosse fatto carpire i segreti più reconditi. Fu soltanto una maldicenza, però, perché furono proprio le indagini dell’Fbi a dimostrarne l’infondatezza. Insomma, che cosa pensava realmente delle donne, il grande scienziato? Per comprenderlo, val la pena raccontare questo aneddoto. Il 10 luglio 1946, una ragazza inglese di un collegio di Città del Capo (Sudafrica) gli scrisse per chiedergli un autografo. La giovane aveva un nome alquanto insolito e Einstein, che tra l’altro era tedesco, la scambiò per un ragazzo. Resasi conto dell’equivoco, la fanciulla puntualizzò: «Mi ero dimenticata di precisare che ero - cioè che sono - una ragazza. Me ne sono sempre molto rammaricata, ma ormai mi sono più o meno rassegnata al fatto». E Albert rispose: «Non mi dispiace affatto che tu sia una ragazza, ma l’essenziale è che tu stessa non ne sia dispiaciuta. Non ve n’è alcun motivo».