MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2005, 11 novembre 2005
In effetti non è una leggenda metropolitana. Ci sono batteri marini, chiamati Bic, diffusi in acque oceaniche e, soprattutto, in zone contaminate da petrolio, la cui caratteristica è quella di derivare il carbonio e l’energia per il loro sostentamento da idrocarburi e da altre molecole organiche
In effetti non è una leggenda metropolitana. Ci sono batteri marini, chiamati Bic, diffusi in acque oceaniche e, soprattutto, in zone contaminate da petrolio, la cui caratteristica è quella di derivare il carbonio e l’energia per il loro sostentamento da idrocarburi e da altre molecole organiche. I nuovi generi scoperti negli ultimi anni sembrano avere promettenti qualità da ”sfruttare” per la rimozione di contaminanti idrocarburici in ambiente marino. Recenti studi condotti nel nostro Istituto hanno dimostrato che l’aggiunta di petrolio e nutrienti all’acqua di mare favorisce la proliferazione di tali batteri già dopo 8-10 giorni, periodo cui corrisponde un significativo abbattimento degli inquinanti. Quando si verifica un evento di contaminazione da petrolio in mare, i Bic si attivano producendo enzimi capaci di rendere tale prodotto solubile e quindi disponibile alla degradazione. I batteri spezzano le molecole incorporando l’ossigeno dell’ambiente fino alla trasformazione degli idrocarburi in anidride carbonica e acqua. L’applicazione di batteri antinquinamento è oggi considerata un’allettante alternativa ad altre strategie invasive per la salute dell’ambiente.