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 2005  novembre 02 Mercoledì calendario

Damien Hirst, pecore e squali per l’artista più potente della terra. Corriere della Sera 02/11/2005

Damien Hirst, pecore e squali per l’artista più potente della terra. Corriere della Sera 02/11/2005. Chissà cosa avrà pensato Jean Clair che nel suo pamphlet De immundo si era lanciato contro «l’estetica dello stercorario» ovvero contro la tendenza che spingerebbe i musei a riempire le proprie sale di arte spazzatura (meglio ancora se condita di sangue, peli, sperma e altre prelibatezze del genere)? ArtReview ha infatti messo alla testa dell’annuale «Power 100 List» dedicata agli uomini più potenti della scena artistica mondiale proprio quel Damien Hirst autore di opere «al limite del disgusto» dove spesso compaiono pecore, vitelli, squali, teste di mucca, maiali e pesci sezionati e sospesi in formalina. Hirst guida una classifica dove trionfano gli americani seguiti da inglesi e tedeschi (nel 2004 era solo 78?). Più nessuna traccia invece di un altro enfant terrible dell’arte, l’italiano Maurizio Cattelan che dopo il quarto posto dello scorso anno è letteralmente sparito dalla Top 100. In classifica, dopo Hirst, troviamo Larry Gagosian (mercante), Francois Pinault (proprietario di Christie’s), Nicholas Serota (direttore della Tate), Glenn D Lowry (direttore del Moma), Eli Broad (collezionista), Sam Keller (direttore di Art Basel), Iwan Wirth (gallerista), Bruce Nauman (finalmente un altro artista), David Zwirner (gallerista). Solo due gli italiani presenti: Renzo Piano (new entry al 35? posto) e Miuccia Prada (all’89?): Piano è stato inserito in quanto «figura dominante dell’architettura per la progettazione di musei d’arte »; Miuccia Prada «per la vitalità della sua Fondazione Prada». Spiegano gli esperti di ArtReview che Hirst (nato a Bristol nel 1965) è ormai «di fatto un’industria» con i suoi 50 dipendenti e i suoi quattro studi. Un’industria comunque in espansione visto che l’artista britannico ha appena annunciato il progetto di aprire una galleria d’arte contemporanea nella sua lussuosa tenuta nel Gloucestershire (in precedenza aveva già gestito il trendissimo ristorante Pharmacy di Londra, dove alle pareti invece di bottiglie o salami c’erano medicinali). E sempre di Hirst è anche l’articolo più venduto quest’anno nello store della Tate Modern: un badge ispirato ai suoi dipinti puntinati (titolo Lsd) di cui sono stati venduti 20mila esemplari. Ma il business di Hirst è talmente florido che persino il suo commercialista, Frank Dunphy, è finito in classifica. In 91ª posizione. Stefano Bucci