La Stampa 03/11/2005, pag.25 Marco Belpoliti, 3 novembre 2005
A colpo d’occhio. La Stampa 03/11/2005. John Gottman è uno psicologo dell’Università di Washington
A colpo d’occhio. La Stampa 03/11/2005. John Gottman è uno psicologo dell’Università di Washington. Dopo aver analizzato una conversazione registrata col video tra moglie e marito, gli bastano pochi minuti per pronosticare se i due saranno ancora insieme tra 15 anni. La sua capacità di cogliere nel segno si aggira intorno al 90%. Gottman usa una cognizione rapida nota con il nome di «thin-slicing», ovvero «tagliare a fette sottili». la capacità dell’inconscio di trovare il «pattern» di situazioni o comportamenti basandosi su fette sottili di esperienza. Come spiega Malcolm Gladwell nel libro In un batter di ciglia (Mondadori, pp. 227, e17) è la medesima capacità di distinguere tra un quadro falso e uno autentico posseduta dai grandi conoscitori d’arte, o il talento di comprendere al volo se un musicista è bravo oppure no, o ancora se un prodotto commerciale avrà o meno successo senza ricorrere alle ricerche di mercato. Gottman ha affinato la sua capacità, il Blink, come s’intitola il libro in inglese (battito di ciglia, ma anche ammiccamento, colpo d’occhio, bagliore, balenio), in lunghi anni di lavoro e attraverso equazioni, tuttavia egli usa una qualità che tutti, più o meno possiedono, quella di cogliere in modo rapido e spesso immotivato un dettaglio, un particolare che induce a credere o meno a qualcuno, a fidarsi o a insospettirsi. Si tratta della medesima capacità inconscia che ci fa piacere o meno una persona, una donna o un uomo, e ci induce, a seconda dei casi, a innamorarci di lei o lui. Oscar Wilde in un suo folgorante aforisma l’aveva già detto: «Mai fidarsi della prima impressione!». Pausa. « quella giusta». Gladwell è attratto da questa forma di conoscenza che oggi è definita pensiero intuitivo e a cui si cerca di dare uno statuto scientifico, come ha fatto Antonio R. Damasio in uno dei suoi più famosi libri, L’errore di Cartesio (Adelphi), in cui riscatta, attraverso le neuroscienze, l’emozione e la connette strettamente alle capacità razionali del nostro cervello, ne fa una forma di conoscenza. un tipo di attività che compiamo tutti i giorni, spesso in modo inconsapevole, come quando, entrando nella casa di una persona conosciuta da poco, osserviamo i suoi libri negli scaffali, o andando in bagno scrutiamo curiosi i prodotti di bellezza o i medicinali sulle mensole. Da queste rapide osservazioni traiamo considerazioni sul nostro ospite, compiamo inferenze, emettiamo giudizi spesso giusti. Gli psicologi americani, racconta Gladwell, hanno costruito numerosi esperimenti riguardo a questo tipo di conoscenza immediata e intuitiva, arrivando a conclusioni spesso sorprendenti. Il «thin-slicing» non è un talento misterioso, ma la qualità essenziale dell’essere umano, di cui ci serviamo ogni volta che cerchiamo di capire in fretta o affrontiamo una situazione inedita. Cerchiamo il «polso» della situazione, quel particolare battito o intonazione, nota nascosta, che ci mette sulla giusta strada. la medesima qualità che possiedono i giocatori di calcio o di basket quando, mentre stanno correndo con la palla al piede, o in mano, sentono tutto quello che sta accadendo intorno a loro senza neppure guardare: il senso del campo. La medesima qualità è quella che fa grandi alcuni comandanti militari che capiscono a colpo d’occhio la battaglia. I greci, come ha spiegato in un libro Jesper Svenbro (Storia della lettura nella Grecia antica, Laterza), conoscevano già questo tipo di pensiero fondato sulle facoltà visive e che oggi attribuiamo alla parte non consapevole di noi stessi. Il termine con cui lo indicavano è kairós, la cui traduzione è «momento giusto», «grazia», ovvero il «colpo d’occhio» attribuito agli atleti. Ma da dove nasce il Blink? Difficile dirlo. Damasio ha studiato alcuni pazienti in cui una zona piccola, ma decisiva, del cervello, chiamata «corteccia prefrontale ventromediale», situata dietro il naso, è stata danneggiata. Questa zona svolge un’importante funzione nel prendere decisioni, e chi è leso resta perfettamente razionale ma non possiede capacità di giudizio. Il Blink è esattamente il contrario. In un esperimento compiuto dalla sua équipe Damasio usò due mazzi di carte, rosse e blu. Ogni carta fa vincere o perdere denaro. Il gioco consiste nel prendere le carte dai due mazzi e girarle. Il mazzo rosso è un campo minato: fa vincere molto ma fa anche perdere molto. Il mazzo blu permette invece vincite e perdite più modeste. La domanda è: quando le persone cominceranno a capire la differenza tra i due mazzi? I ricercatori hanno appurato che i giocatori cominciavano a stressarsi già dopo dieci carte, quaranta carte prima di capire come funzionassero davvero i mazzi. E tutto questo era accompagnato da sudore nelle mani. Capivano il gioco prima di averne conoscenza. quello che viene chiamato l’«inconscio adattivo», che non ha niente a che fare con l’inconscio freudiano. Lo psicologo Timothy D. Wilson sostiene che noi deleghiamo una gran quantità di pensiero raffinato e di alto livello a questa zona inconscia, che funziona come il pilota automatico di un jet. Il Blink non ha sede solo nella mente, ma funziona anche a livello di stomaco o di schiena. Il figlio di George Soros ha raccontato che sovente il padre è colto da un forte mal di schiena di fronte all’andamento della Borsa: è il messaggio che il corpo gli manda di modificare la sua posizione nell’investimento in corso. Gladwell dice che questo pensiero intuitivo sta nascosto dietro una porta e che non è facilmente raggiungibile con il pensiero cosciente, così che dobbiamo accettarne la natura misteriosa. Naturalmente questo tipo di pensiero può anche indurci a sbagliare. L’errore ha per Gladwell il nome di Warren Harding. Si tratta di un americano, direttore di un giornale locale dell’Ohio, che una mattina del 1899 un avvocato e lobbista di Columbus vide mentre si stava facendo lucidare le scarpe accanto a lui. Fu immediatamente colpito dal suo portamento, dalla figura elegante, e pensò che sarebbe potuto diventare presidente degli Stati Uniti d’America. Cosa che, anche per una serie di fortunate circostanze, accadde davvero nel 1916, sempre sulla spinta dell’eminente lobbista. Harding fu scelto come candidato dei repubblicani e vinse le elezioni: fu uno dei peggiori presidenti di tutta la storia Usa. Questo è il lato oscuro della cognizione rapida, che naturalmente è condizionata da un buon numero di pregiudizi e discriminazioni: Gladwell li enuclea in modo analitico passando dal razzismo al sessismo, dall’aspetto fisico all’eleganza. Ad esempio, nella popolazione maschile adulta americana gli uomini alti 1,83 metri sono il 14,5%, ma tra i grandi manager delle aziende di Fortune 500 la percentuale sale al 58%. Questo perché la maggior parte delle persone associa, senza aver coscienza, la capacità di leadership con una statura fisica imponente. Uno dei capitoli più gustosi del libro è dedicato al modo con cui i venditori di auto giudicano i propri clienti in America, su come offrono i propri prodotti e ne stabiliscono il prezzo sulla base del loro colpo d’occhio. La conclusione a cui giunge è che le nostre prime impressioni sono generate dalle esperienze che abbiamo compiuto nell’ambiente in cui viviamo e che le cambiamo sulla base di nuove esperienze; per cui il nostro modo di fare «thin-slicing» non è una qualità stabilita per sempre ma è mutevole. Uno dei personaggi più interessanti del libro è Paul Ekman, autore di un atlante sul sistema di codificazione delle azioni facciali, oltre che di straordinari volumi sul linguaggio delle emozioni che attendono ancora di essere tradotti in italiano. Negli anni 60 Ekman dimostrò, contro l’opinione dominante degli antropologi, che le emozioni non sono comportamenti acquisiti culturalmente e socialmente, ma, come aveva compreso Darwin, sono universali e innate, e dipendono da un numero limitato di muscoli facciali, 43 per la precisione. Ekman è l’uomo che riesce a capire a colpo d’occhio se una persona mente oppure no, e quale tipo di emozione inconsapevole comunica ogni sua minuta espressione facciale. Gladwell è attratto da questo tipo di sapere apparentemente non-razionale. Non a caso nel suo libro precedente, Punto critico (Rizzoli) ha indagato come accada che un oggetto ignoto ai più - scarpe o libro, non importa - abbia un grande successo. La conclusione di Blink è analoga: non è vero che tutto è programmabile. Ci sono molte cose che sfuggono non solo alla nostra comprensione individuale, ma anche alle previsioni razionali degli uffici marketing o delle agenzie pubblicitarie. Una verità semplice e molto consolante. Il pensiero intuitivo è stato distribuito in modo stocastico da Madre natura e tutti ne possediamo almeno un po’. Marco Belpoliti