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 2005  novembre 03 Giovedì calendario

Tutto ci dice che Darwin aveva ragione. La Repubblica 03/11/2005. Si racconta che quando Laplace, il grande astronomo francese, presentò a Napoleone una copia della sua Meccanica celeste, in cui descriveva la gravitazione universale e avanzava ipotesi sulla formazione del sistema solare, Napoleone abbia osservato: «Signor Laplace, mi dicono che avete scritto questo grosso libro sul sistema dell´universo, senza mai citare il suo creatore»

Tutto ci dice che Darwin aveva ragione. La Repubblica 03/11/2005. Si racconta che quando Laplace, il grande astronomo francese, presentò a Napoleone una copia della sua Meccanica celeste, in cui descriveva la gravitazione universale e avanzava ipotesi sulla formazione del sistema solare, Napoleone abbia osservato: «Signor Laplace, mi dicono che avete scritto questo grosso libro sul sistema dell´universo, senza mai citare il suo creatore». «E un´ipotesi di cui non avevo bisogno», rispose Laplace. Quando Napoleone, divertito, riferì questa conversazione al matematico Lagrange, questi esclamò: «Che bella ipotesi! Questo spiega molte cose». A duecento anni di distanza, i testi moderni di astronomia continuano a descrivere il comportamento dei corpi celesti senza avere bisogno di ricorrere a un Dio creatore. Nella scienza, non si introducono ipotesi non necessarie a spiegare gli eventi. Chi desidera credere a una presenza divina è libero di pensare che Dio abbia dato origine all´universo e gli abbia assegnato leggi determinate, o che continui a intervenire in modi invisibili nella sua stessa creazione: ma non è necessario invocare l´intervento divino per rendere conto dei fenomeni rivelati dai nostri strumenti di osservazione. Se nessuno più discute oggi sull´intervento divino nella storia del cosmo, una questione analoga riemerge di quando in quando in biologia. Dai tempi di Darwin in avanti la teoria dell´evoluzione ha fatto progressi enormi ed è in grado di spiegare moltissimo della storia della vita. Oggi non è più in questione la nostra parentela con le scimmie, che è provata al di là di ogni ragionevole dubbio, e incontra ancora fortissime resistenze solo nelle frange ultraconservatrici dei cristiani battisti (forza politica potentissima nel sud degli Stati Uniti) come fra gli ebrei ultraortodossi, mentre non sembra creare difficoltà né al cattolicesimo né all´islam. Ciò che oggi viene messo in dubbio è che l´evoluzione sia sufficiente a spiegare la straordinaria complessità della vita: come è possibile che gli esseri viventi abbiano sviluppato una tale varietà di forme? Anche all´interno di una singola classe di organismi, quali i mammiferi, troviamo diversità strabilianti: il topo e l´elefante, la balena e il pipistrello. Come può essere che tutte queste forme di vita, ciascuna così perfezionata, così perfettamente adattata ai più diversi ambienti planetari, abbiano dato forma a se stesse "da sole", nel corso dell´evoluzione? Come può un organo quale l´occhio avere raggiunto la sua estrema complessità solo sotto la spinta di forze naturali? La risposta data da alcuni è che deve esserci un Progetto Intelligente che ha guidato la storia della vita, intervenendo nei meccanismi dell´evoluzione (in vista di qualche obiettivo, si presume, ma questo non viene detto). Non si fa il nome di questa entità suprema, che evidentemente non può essere altri che Dio stesso, o un suo demiurgo, perché questa linea di pensiero vuole presentarsi come un´ipotesi scientifica, o addirittura come una teoria: la si trova citata come teoria del «Disegno Intelligente», in traduzione dall´inglese Intelligent Design. Non si tratta di una teoria vera e propria, per la verità, e nemmeno di un´ipotesi a rigor di termini: non porta prove od esperimenti o ricerche e osservazioni originali a proprio conforto. Si limita a mettere in rilievo difficoltà e debolezze della teoria dell´evoluzione. Non ha origine dalla comunità scientifica. Gli scienziati disposti ad avallarla sono in effetti ben pochi, del tutto a prescindere dal fatto che anche fra chi fa scienza si trovino credenti delle varie confessioni. Il movimento dell´Intelligent Design nasce in realtà come fatto politico, negli Stati Uniti: è promosso da fondazioni finanziate da miliardari ultraconservatori e impegnate in precise attività, quali il sostegno a quanti citano in giudizio le scuole dello Stato per ottenere che il racconto biblico della creazione (o per lo meno la «teoria del disegno intelligente») sia insegnata a fianco della teoria dell´evoluzione, come alternativa di pari dignità. Il marchio di estrema destra con cui la teoria nasce non giova certo alla sua diffusione in Europa, dove se ne è avuto abbastanza di ideologie, e l´assenza di argomentazioni scientifiche rende difficile controbatterla direttamente (perché non c´è nulla da controbattere). Pure, è giusto discuterne, se non altro perché anche da noi ha preso piede abbastanza da spingere l´insegnamento della teoria dell´evoluzione fuori dalla scuola dell´obbligo, nei programmi scolastici dell´anno passato (vi è stato poi reintegrato, fortunatamente). Nel caso della scuola italiana, il ragionamento di chi aveva scritto i programmi era stato in fondo l´opposto: non si insegna la teoria del disegno intelligente, quindi non bisogna insegnare nemmeno la teoria dell´evoluzione. La storia della vita ha cominciato ad essere indagata con gli strumenti della scienza appena duecento anni fa, dapprima osservando l´evoluzione geologica della Terra e i fossili, poi studiando l´organizzazione e la distribuzione delle specie viventi, infine applicandosi all´evoluzione delle molecole stesse che trasmettono la vita. Oggi è molto difficile trovare chi dubiti, fra quanti praticano la scienza, che la vita ha avuto un´unica origine, in un tempo molto lontano, e che da allora è andata sviluppandosi ed evolvendo nelle forme più diverse, sull´arco di un numero gigantesco di generazioni. Si ritiene che oltre il 99% delle specie vissute si siano estinte. Se consideriamo che ad oggi sono state descritte 2 milioni di specie viventi, ma che si ritiene ne esistano in tutto decine di milioni, ci facciamo un´idea di quanto sia stata vasta la varietà generata dalla vita, da quando è comparsa sulla Terra. La scienza ricostruisce l´evoluzione a partire dai fenomeni fisici e biochimici che siamo in grado di osservare. Sappiamo che la molecola che porta l´informazione ereditaria tende a formare copie esatte di se stessa nella discendenza (che si riproduca per via asessuata oppure ricombinandosi con quella di un individuo dell´altro sesso). Sappiamo che ogni nuovo DNA sarebbe sempre identico a quello del genitore, se non fosse per rarissimi errori occasionali, le mutazioni, che introducono cambiamenti e rendono possibile l´evoluzione. Un organismo può vivere solo se interagisce con l´ambiente di vita per procurarsi il cibo, e può trasmettere il suo DNA alla generazione successiva solo se riesce a divenire adulto e ad avere dei discendenti, cioè si riproduce. L´ambiente però cambia di continuo. Solo chi rimane "adatto" all´ambiente in cui nasce può continuare a vivere: se un certo parassita stermina una popolazione, la generazione successiva porterà solo il DNA di chi è sopravvissuto al contagio. Sarà magari sopravvissuto perché provvisto di resistenza genetica, portata da una casuale mutazione, e allora anche i suoi discendenti saranno resistenti. La selezione naturale agisce così, "filtrando" automaticamente, come un rigido setaccio, i tipi che meglio riescono a sopravvivere e riprodursi, ambiente per ambiente e circostanza per circostanza. Molte mutazioni sono insensibili, perché non modificano i meccanismi fondamentali della riproduzione, cioè la sopravvivenza e la fertilità; ma quando lo fanno la selezione si inserisce in modo del tutto automatico. In sostanza, la teoria dell´evoluzione per mutazione e selezione naturale dice esattamente questo: le specie viventi evolvono sotto la spinta del caso (perché la mutazione è del tutto casuale) e della necessità (perché le condizioni ambientali cambiano per azione di forze che non sono sotto il diretto controllo delle specie viventi). Queste dinamiche fanno sì che le popolazioni aumentino o diminuiscano di numero, che nuove specie si affermino e altre scompaiano. Il numero incredibile di generazioni che si sono susseguite nella storia di ogni specie presente oggi rende conto dell´eccezionale varietà che osserviamo: una miriade di minuscoli cambiamenti quantitativi ha determinato importanti modifiche qualitative. Lo stesso vale per l´estrema complessità delle strutture biologiche all´interno di ogni singolo organismo. La selezione naturale è una forma di «disegno intelligente», senza bisogno di maiuscole: interviene ovunque vi sia autoriproduzione e mantiene in vita le specie nel modo più efficiente. O, se preferiamo, l´azione combinata di mutazione e selezione naturale è un disegno quasi-intelligente, perché c´è naturalmente parecchio spreco, un´infinità di tentativi e molti insuccessi. Eppure, in quattro miliardi di anni ha generato una varietà stupefacente di forme di vita ben funzionanti. Possiamo a buon diritto vedere mutazione e selezione come forze automatiche non eliminabili, anche se in apparenza cieche. Un altro ottimo esempio di disegno semi-intelligente, a portata di mano, è l´evoluzione culturale. Quanto somigliano le navette orbitali di oggi all´aereo dei fratelli Wright, il primo che riuscì a staccarsi dal suolo? quante forme hanno assunto e poi abbandonato da allora le macchine volanti? quanti tentativi ed errori? eppure sono passati appena cent´anni. Anche questo meccanismo di evoluzione è un prodotto dell´evoluzione biologica. E presente in tutti gli animali superiori, anche se in nessuno al livello di sviluppo raggiunto nell´uomo, grazie soprattutto al linguaggio che ha permesso una comunicazione più avanzata. Che l´evoluzione proceda dall´intreccio fra caso e necessità può non piacere a chi non resiste al desiderio di vedere la nostra specie indirizzata da mani occulte verso un nobile destino, ma resta il fatto che quanto si è capito finora dell´evoluzione fornisce una chiave eccellente per interpretare ciò che vediamo intorno e per approfondire la conoscenza delle molecole che rendono possibile la vita. Se si preferisce credere in un disegno del-tutto-intelligente, sarà bene che chi lo propugna dica da cosa lo si può ravvisare, come può aiutarci a interpretare il mondo. Se il cosmo è guidato da una mente suprema, è stato fatto in modo che anche noialtri si possa arrivare a capire come funziona, oppure, poiché il volere di Dio è imperscrutabile, è empio persino porsi queste domande? Chi ci rivelerà i dettagli del grande piano: dovremo rivolgerci a sacerdoti quali intermediari? Sembra di gran lunga preferibile sviluppare la ricerca e l´indagine scientifica, che sono tutt´altro che avare di scoperte e di risposte. Non si capisce, però, perché mai chi ha convinzioni religiose e crede in un´entità superiore dovrebbe sentire il bisogno di un «disegno del-tutto-intelligente» per dare un senso a questo mondo. Si troverà solo in grandi difficoltà per rendere conto della violenza e del dolore, di eruzioni e maremoti, di epidemie carestie e guerre, e delle tante belle notizie che ci raggiungono ogni giorno. Luca e Francesco Cavalli Sforza