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 2005  novembre 04 Venerdì calendario

La seconda crostata di Letta. Il Sole 24 Ore 04/11/2005. Recentemente Berlusconi aveva conosciuto il figlio di De Benedetti, Marco, che non aveva ancora lasciato l’incarico di ad di Tim

La seconda crostata di Letta. Il Sole 24 Ore 04/11/2005. Recentemente Berlusconi aveva conosciuto il figlio di De Benedetti, Marco, che non aveva ancora lasciato l’incarico di ad di Tim. Il Cavaliere gli aveva mostrato considerazione e simpatia, Marco era rimasto colpito dalla sua affabilità e ne aveva parlato al padre chiedendogli: "Perchénon vi rivedete?". Fu così che l’Ingegnere telefonò a Letta e combinò una cena a tre nell’abitazione del sottosegretario alla Camilluccia, che gode di speciale extraterritorialità fra tutte le parti in conflitto. (Se il 25 aprile ’45 Letta avesse abitato a Milano, certamente Mussolini e Cadorna si sarebbero incontrati in casa sua). Era l’aprile 2005 e gli alberi della Camilluccia offrivano gli ineguagliabili profumi della primavera romana. Maddalena Letta fece preparare bresaola, pasta al pomodoro, roastbeef, e infornò personalmente la celebre crostata, quella del patto della Bicamerale. "Allora andò male", si scusò Gianni con gli ospiti. "Maddalena ha voluto provare di nuovo...". "Durante la cena - mi dice Berlusconi - De Benedetti raccontò che stava pensando di occuparsi delle piccole e delle medie aziende in crisi. Gli risposi che mi sembrava una buona idea: proprio quel giorno mi era stata segnalata una piccola impresa di giocattoli che si trovava in difficoltà. Trovare capitale e manager capaci di "tirar fuori dalle secche" chi si trova in difficoltà è un’opera meritoria. Sviluppo Italia, dissi io, si occupa di questo nel settore pubblico, non sarebbe male che qualcuno se ne occupasse anche nel privato". Berlusconi si disse perciò disponibile a una partecipazione finanziaria attraverso la Fininvest. De Benedetti illustrò la struttura del fondo che si sarebbe occupato delle piccole e medie aziende in crisi. Esso avrebbe fatto capo a una sua società già quotata in Borsa, la CdB Web Tech: sarebbero entrati la Sopaf dei fratelli Magnoni, il gruppo che fa capo a Diego Della Valle, il fondo d’investimento americano gestito dall’ex ad di Lehman Brothers, Peter Cohen, e la Banca Intermobiliare di Torino. La proposta di ingresso sarebbe stata fatta anche a Vittorio Merloni (che disse subito di no) e a Luca di Montezemolo (che si ritirò in un secondo momento). Le quote di partecipazione dei soci principali (CdB, Fininvest e Della Valle) sarebbero state di 50 milioni a testa. Berlusconi si disse pronto a sottoscrivere la propria. La cena in casa Letta restò riservata per un mese. Ma, al contrario di quanto accadde nella parabola del lebbroso, stavolta fu il Messia in persona a diffondere la notizia dell’incontro. Dovette farlo perché in maggio, all’assemblea di Confindustria, il gotha dell’imprenditoria italiana aveva assistito attonito al pubblico abbraccio tra i due grandi ex nemici. Quali furono le reazioni? Il mondo imprenditoriale manifestò interesse, quello politico iniziò la caccia alle streghe. Perché Berlusconi era entrato in affari con De Benedetti? Per fare business o per cercare di ammorbidire le implacabili campagne ai suoi danni del gruppo L’Espresso? Nei giornali dell’Ingegnere dilagò il panico, tanto che il direttore della "Repubblica", Ezio Mauro, dovette assicurare che la sua linea non sarebbe cambiata. Ma le reazioni più insidiose vennero dall’associazione Libertà e Giustizia, una specie di Cln antiberlusconiano che ha proprio in De Benedetti il suo storico ispiratore. Nelle prime ore Sandra Bonsanti e Gianni Locatelli, due colonne dell’associazione, si mostrarono prudenti, ma l’onda montò con le dimissioni di Giovanni Sartori. Con tutto il rispetto per il Vangelo - era la posizione dell’illustre politologo - lebbrosi come Berlusconi possono contagiarci mortalmente. Alla larga. All’inizio, De Benedetti non dette peso alla campagna mediatica. "Aveva scritto a Pasquale Cannatelli, amministratore delegato di Fininvest, per perfezionare l’operazione - mi racconta Berlusconi - e, quando fu attaccato sui giornali, ebbe a dire che non se ne curava. Poi successe il contrario e chiamò Letta spiegandogli che non poteva reggere all’attacco dei suoi giornali." L’Ingegnere era in vacanza e si fece vivo dalla barca: "Gianni, ho deciso di rinunciare alla collaborazione con Berlusconi. Dopo la presa di posizione della "Repubblica" non posso andare avanti. Vorrei ringraziare Silvio, non desidero in alcun modo che si offenda, ma tu mi capisci: ci sono gli interessi del giornale". Letta prese atto della comunicazione e disse: "Ti faccio chiamare da Berlusconi". Ma il Cavaliere ci restò malissimo, e quando quel giorno De Benedetti cercò ripetutamente di contattarlo, non ci riuscì. A sera l’Ingegnere richiamò Letta e gli disse che avrebbe dovuto dare l’annuncio. L’indomani, sabato 6 agosto, in una lettera pubblicata in prima pagina sulla "Repubblica" scrisse: "Avendo constatato i malintesi e, soprattutto, le speculazioni che si sono fatte sull’episodio... ho fatto sapere a Berlusconi, sia pure ringraziandolo per la disponibilità, che rinuncio al suo investimento". Da quel geniale raider della finanza che è, nella settimana intercorsa tra i due annunci De Benedetti non era rimasto con le mani in mano. Come scrisse "Il Sole-24 Ore", con la compravendita del proprio titolo l’Ingegnere aveva guadagnato in un solo giorno 3,8 milioni. De Benedetti precisò di aver guadagnato molto meno. Francesco Cossiga, vecchio amico di De Benedetti, gli scrisse una lettera aperta su "Libero": "Che l’Italia non fosse un Paese liberale ma "il Paese dell’Occidente a più alto tasso di socialismo reale", sia in economia che nella gestione del sistema politico, è cosa che sapevo. Meno che fosse iniziata una nuova "stagione dell’odio!"". Post scriptum: "Dopo questa lettera sei certo di poter venire di nuovo a colazione a casa mia senza che Ezio Mauro ed Enzo Biagi ti attacchino?". Berlusconi ti odio. Anzi ti amo. Bruno Vespa