MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2005, 10 novembre 2005
Il segreto del successo è la totale astensione dal sesso. Il mio allenatore mi ha spiegato che squilibra le priorità e distrae dagli allenamenti
Il segreto del successo è la totale astensione dal sesso. Il mio allenatore mi ha spiegato che squilibra le priorità e distrae dagli allenamenti. Io ho deciso di seguire i suoi consigli e il risultato si è visto»: furono queste le prime parole del judoka sudcoreano Li Won Hi dopo aver vinto la medaglia d’oro della categoria fino a 73 kg alle ultime Olimpiadi di Atene. Alfredo Binda, tra i più grandi ciclisti di tutti i tempi (vinse cinque Giri d’Italia e tre mondiali) ogni volta che gli chiedevano quale fosse il segreto dei suoi successi rispondeva senza dubbi: «Faccio l’amore una volta l’anno». Da allora, l’atteggiamento del mondo sportivo è molto cambiato, basti pensare che in una recente intervista Damiano Cunego (vincitore dell’ultimo Giro) ha così risposto a una domanda in proposito: «Il sesso prima delle gare? Direi che almeno ventiquattro ore di riposo assoluto ci vogliono!». Già in passato il fronte antiproibizionista poteva contare su illustri esponenti: nel 77 a.C. Plinio il Vecchio scriveva che «gli atleti, se poco reattivi, dovrebbero rivitalizzarsi facendo l’amore». Ed è risaputo che, per scaricare la tensione, la notte prima di combattere nelle arene dell’Impero romano i gladiatori usassero sfogare la tensione con una buona provvista di prostitute. Ma ancora oggi c’è chi di sesso per gli sportivi proprio non vuol sentir parlare: Luis Felipe Scolari, l’allenatore del Brasile che ha vinto gli ultimi mondiali di calcio e del Portogallo che è arrivato fino alla finale degli ultimi Europei, dice che «chi non sa rinunciare al sesso per 40 giorni, è un animale». Visto il glorioso pulpito da cui viene la dichiarazione, verrebbe da chiudere immediatamente il discorso e dedicarsi ad altro, ma le cose non sono così pacifiche: tanto per cominciare, una delle più famose squadre di calcio dell’intera storia fu l’Olanda dei mondiali 1974 (quella di Cruijff, Neeskens, Krol ecc.), che scandalizzò il mondo portando in ritiro le mogli dei giocatori e, dopo aver disputato un torneo spettacolare, si arrese solo in finale alla Germania padrona di casa. Gli olandesi, si sa, sono tra i più restii quando si tratta di votarsi alla castità: Cristina Pensa, ex moglie di quel Ruud Gullit che col Milan ha vinto tre scudetti e due Coppe dei campioni, ha raccontato al tabloid inglese ”The Sun” che lui scappava spesso dal ritiro per raggiungerla sotto le lenzuola. Unica concessione: cercava di limitare lo sforzo, tanto che in quei casi diceva «facciamo sesso», promettendo però che la volta successiva avrebbero fatto «l’amore». Il Pallone d’Oro 1987 aveva capito che c’è sesso e sesso: far l’amore comporta un consumo di 10-15 calorie al minuto, se non si superano i venti minuti si brucia quanto a salire di corsa le scale per un minuto, niente che non possa essere recuperato con una buona dormita. Insomma, come dice Daniele Tognaccini, capo del celebratissimo Milan Lab che si occupa in modo scientifico della preparazione atletica dei campioni d’Italia, «dipende sempre dalla quantità: certo, se uno resta sveglio tutta la notte, è un altro discorso». La quantità sì, ma anche la qualità: il professor Bruno Fabbri, direttore del Centro Coni di medicina dello sport di Padova, ha spiegato in Sesso come sport (edizioni InBici) che se slacciare un reggiseno con due mani brucia 8 calorie, usandone una sola si sale a 12, e farlo con la bocca ne costa addirittura 87. Fabbri è lo stesso che alla vigilia dei mondiali 2002 spiegò che in tema di sesso e sport non c’è una ricetta valida per tutti e che l’importante è non andare contro se stessi. «Come medico - disse - ho esaminato atleti d’ogni tipo. E posso dire che i professionisti non cambiano abitudini sessuali quando di mezzo c’è una gara perché, giustamente, non considerano più il sesso come elemento di disturbo». Trapattoni non si fece incantare («credo che, anche in una materia così delicata, delle regole bisogna darsele») ma certo peggio di come andò non sarebbe potuta andare. Quanto a Scolari, siamo proprio sicuri che nessuno dei suoi sia scappato dal ritiro? Il dubbio viene leggendo alcune dichiarazioni di Ronaldo, uomo simbolo di quel Brasile che concluse il torneo da capocannoniere segnando due reti anche nella finale con la Germania. Intervistato dall’edizione spagnola di ”GQ” il Fenomeno ha spiegato che quando fa sesso prima della partita poi gioca «molto meglio». In media, spiega, lo fa tre volte la settimana. Il punto è: quando? Aldo Agroppi, oggi noto soprattutto come commentatore tv ma nei Settanta colonna del Torino, racconta che quella «forza della natura» di Paolo Pulici lo faceva anche «la domenica mattina, prima della partita». E poi confessa: «Io, invece chiudevo bottega il lunedì sera: non avevo il fisico». Qualche anno fa l’allenatore del Leida, allora squadra della seconda divisione spagnola, ”impose” ai suoi giocatori di avere rapporti sessuali solo di domenica, lunedì o martedì: «Fare sesso quattro giorni prima della partita è nocivo per le energie e per la concentrazione dei giocatori». Diceva un anno fa Stefano Bettarini, all’epoca ancora ”in Ventura”: «Per me, se il sesso c’è, va bene. Se non c’è, va bene lo stesso. Certi lo fanno anche il sabato, io il mercoledì chiudo i battenti» (visto com’è finita, verrebbe voglia di far gli spiritosi...). Eppure ci sono atleti che ammettono di aver avuto problemi ogni volta che hanno violato il divieto imposto dagli allenatori. Prendiamo Freddie Ljungberg, centrocampista dell’Arsenal diventato un’icona gay grazie alle pubblicità in mutande per l’intimo di Calvin Klein: «L’ho sperimentato in prima persona. Se faccio l’amore la notte prima di una partita, perdo la sensibilità ai piedi. Mi sento come vuoto e non riesco più a controllare la palla». Probabilmente è tutta una questione psicologica. Spiega Ezio Vendrame, centrocampista restìo alla disciplina famoso perché negli anni Settanta a Padova partì in dribbling palla al piede verso la sua porta facendo venire un infarto a un tifoso malato di cuore: «Mi condizionavano a tal punto che quando infrangevo quel divieto divino, mi tormentavo per tutti i giorni che precedevano la partita e non mi restavano altre alternative se non quella di giocare male» (Vietato alla gente perbene, Edizioni Biblioteca dell’Immagine). Giancarlo Ferretti, tecnico del ciclismo tra i più prestigiosi del mondo che adesso allena lo sprinter Petacchi, vieta il sesso prima delle corse «perché quando scatta l’avversario e tu non ce la fai, non devi avere rimorsi». Ma non basta. Secondo lui, bisogna astenersi anche la sera dopo la gara: «E diventa fondamentale il ruolo della donna... Se un corridore torna a casa e ha una donna che lo tira per la maglia, allora è difficile che dica no. Ma la moglie deve essere consapevole del lavoro che fa il marito. E a casa, in quei momenti in cui il ragazzo è più debole, deve magari dirgli: comincia ad andare a letto, io devo attaccare un bottone, stirare due panni ancora. E quando lo raggiunge a letto, lui dorme già. Poi si divertiranno il giorno dopo». E le atlete? E i mariti? Innanzitutto va fatta una distinzione: se è raro vedere uomini allenati da donne, il contrario è invece la norma. E questo può far nascere tentazioni cui a volte è più difficile resistere. O può succedere che qualcuno cerchi di approfittare della situazione. Prendiamo il caso delle calciatrici dello Swazyland (piccolo regno sotto il Mozambico) sconfitte l’anno scorso per 15 a 0 dalle colleghe sudafricane: «Perdiamo così perché i nostri allenatori pensano a chiederci solo sesso. Di come giochiamo non gliene importa niente» fecero sapere appena uscite dagli spogliatoi. Sembra che alle ultime Olimpiadi le cestiste russe fossero le più scatenate dell’intero villaggio olimpico (un’atleta azzurro ne avrebbe intrattenute due per un’intera notte scatenando l’ira del suo ct), e c’è poco da stupirsi visto che il team manager Shabtai Kalmanovich (un ex agente di Mossad e Kgb) non perdeva occasione per far sapere che secondo lui i giochi olimpici dovevano essere «un bel posto, buon cibo, sole, buoni incontri e, naturalmente, buone scopate». Ovviamente i mariti avevano libero accesso al ritiro: «Io penso che per avere una buona prestazione sportiva devi innanzitutto avere la testa sgombra - diceva ancora Kalmanovich -. Se per avere la testa sgombra, ti occorre fare del buon sesso, io dico: fallo! Questo dico alle mie ragazze e devo dire che mi ascoltano. Solo in due sono venute qui senza il loro uomo. Che dite, è meglio avere il proprio uomo accanto o starsene ad Atene e pensare che quel diavolo ne sta facendo di tutti i colori a Mosca?». Insomma, con le donne i divieti si allentano. Spiega Uwe Hakus, tecnico della squadra tedesca dei velocisti: «Sulle brevi distanze corrono più veloci perché, quando fanno l’amore, aumenta in loro il livello di testosterone, che negli uomini, invece, dopo l’orgasmo crolla». E a quanto pare non ci sono problemi neanche sulle lunghe distanze. Una ricerca inglese sostiene che fare l’amore la notte prima della corsa migliora notevolmente le proprie prestazioni nella maratona. Confidava tempo fa Franca Fiacconi, nel 1998 la prima italiana a vincere la maratona di New York: «Un atleta che dice di rinunciare al sesso o è stupido o è un bugiardo». Sarà per quello che ha sposato il suo allenatore..........