MACCHINA DEL TEMPO APRILE 2005, 10 novembre 2005
Il 27 dicembre dello scorso anno, dopo il devastante tsunami che ha colpito l’Asia, sorvolando il Parco Nazionale di Yala (Sri Lanka), i soccorritori hanno notato qualcosa di strano: alla gigantesca onda che aveva distrutto hotel, sradicato alberi, capovolto autovetture e ucciso, solo nella riserva, almeno duecento persone, erano sopravvissuti tutti gli animali
Il 27 dicembre dello scorso anno, dopo il devastante tsunami che ha colpito l’Asia, sorvolando il Parco Nazionale di Yala (Sri Lanka), i soccorritori hanno notato qualcosa di strano: alla gigantesca onda che aveva distrutto hotel, sradicato alberi, capovolto autovetture e ucciso, solo nella riserva, almeno duecento persone, erano sopravvissuti tutti gli animali. Yala, la più grande riserva dello Sri Lanka, ospita duecento elefanti asiatici, coccodrilli, bufali d’acqua, diversi primati e la maggiore colonia asiatica di leopardi. «Continuiamo a trovare cadaveri di essere umani - ha detto alla stampa il gestore di uno degli hotel distrutti dal maremoto qualche giorno dopo la tragedia- ma non siamo ancora incappati in una sola carcassa». Che fine hanno fatto gli animali? I guardiani del parco non hanno dubbi: «Gli animali hanno una sorta di sesto senso, hanno percepito l’onda e sono scappati». Storie come queste si tramandano da secoli e risalgono al mondo romano ed ellenico. Almeno per i terremoti, quasi nessuno mette in dubbio che anche gli animali domestici li percepiscono con un discreto anticipo. Ma questa sarebbe la prima prova che gli animali non solo riescono a percepire con molti minuti d’anticipo l’arrivo di uno tsunami, ma possono anche essere usati come valido segnale d’allarme. Le ragioni scientifiche per credere in questo sesto senso degli animali ci sono. Quando le onde del maremoto percorrono l’oceano per poi infrangersi sulle coste, con il loro movimento colpiscono le formazioni rocciose sui fondali. Le onde sonore che si generano si propagano attraverso la roccia più velocemente che attraverso l’acqua e quindi raggiungono le coste prima dello tsunami. Gli animali sono in grado di percepire frequenze delle onde sonore che sfuggono al nostro orecchio e dunque niente esclude che siano in grado di sentire, al contrario di noi umani, l’urlo minaccioso dello tsunami che arriva. A quel punto, naturalmente, scappano nell’entroterra. Una possibilità negata agli animali dello zoo di Taiping, in Malesia: secondo il giornalista Ian McIntyre, presente sul posto, gli ippopotami avevano cominciato a comportarsi in modo stranissimo e poco prima dell’arrivo dello tsunami erano entrati nei loro rifugi senza voler più uscire. Altro segno premonitore della catastrofe imminente. James O. Berkland, geologo americano che un tempo si dedicava a prevedere terremoti in base alla posizione del Sole e della Luna, sostiene che c’è una relazione tra i terremoti e il numero di annunci di animali domestici scomparsi sulle pagine locali dei giornali. Grazie al loro sesto senso, sostiene Berkland, cani e gatti riescono a percepire l’avvicinarsi di una catastrofe e per questo fuggono dalle loro case, che sentono come un luogo di pericolo. Anche se la teoria non ha per il momento valore scientifico, gli studenti, in California, sfogliano quotidianamente la rubrica degli animali scomparsi sul ”San Francisco Chronicle”. E forse, se lo avessero fatto anche qualche giorno prima del terremoto del 17 ottobre 1989, qualcuna tra le 72 vittime si sarebbe salvata. Sono stati più attenti i cinesi, che all’inizio del 1975, nella città di Haicheng, hanno ordinato l’evacuazione della zona. I sismografi stavano rilevando un’attività geologica inabituale, ma quello che più colpì le autorità cinesi fu lo strano comportamento degli animali: i cani fuggivano, i serpenti uscivano inaspettatamente dal letargo, il bestiame non voleva rientrare nelle stalle. Novantamila persone furono allontanate. Qualche giorno dopo un terremoto di magnitudo 7,3 distrusse completamente la città di Haicheng. Il giorno prima che un terremoto si scatenasse nella città giapponese di Kobe (il 17 gennaio del 1995), Takeshi Yagi, professore all’Università di Osaka, ha osservato che i suoi topi avevano strani atteggiamenti: si muovevano da tutte le parti, senza motivo. Il ricercatore ha allora ipotizzato che «i topi fossero disturbati dalle vibrazioni elettromagnetiche che i terremoti emettono qualche giorno prima di scatenarsi. Sono vibrazioni leggerissime, impercettibili all’uomo», ha detto Yagi. Il professore ha quindi provato a ricostruire in laboratorio queste vibrazioni e poi vi ha esposto i topi. Il risultato è stato reso noto a giugno del 2003 durante un congresso a Honolulu: «I topi - ha spiegato il professore - sono diventati instabili, si sono messi a correre in tutte le direzioni, si sono grattati il muso, poi hanno infilato la testa sotto la segatura». Oggi Yagi continua le sue ricerche, ma questo esperimento è stato il primo a dimostrare la capacità degli animali di sentire dei segnali precursori di un forte terremoto. Ma i topi non sono gli unici animali ad avere questo tipo di percezioni. Infatti, a parte le vibrazioni elettromagnetiche, ogni sisma è preceduto da altri fenomeni. Per esempio dalle vibrazioni telluriche. Si tratta di onde, e ogni terremoto ne emette di due tipi: le onde P, che sono quelle primarie, e hanno un effetto debolissimo, e le onde S, le secondarie, dalle conseguenze devastanti. Le prime viaggiano a una velocità di 6 km/s, mentre le seconde vanno solo a 3 km/s. Per chi le può sentire, quindi, le onde P sono un vero e proprio segnale dall’allarme. Tra gli animali che hanno questa sensibilità, l’elefante sembra essere il migliore candidato alla percezione delle vibrazioni telluriche. I ricercatori dell’Università di Stanford (Usa) hanno infatti pubblicato uno studio sulla rivista ”Geophysical Research Letters” secondo cui i pachidermi potrebbero comunicare attraverso onde sismiche. Gli scienziati avrebbero scoperto che i barriti provocano un tipo di onde in grado di viaggiare attraverso il terreno a una profondità che può arrivare fino a 2,2 chilometri e a una distanza che può raggiungere i 30 chilometri. I ricercatori hanno dapprima registrato le vibrazioni sismiche prodotte in risposta a un segnale di pericolo dalla voce di un branco di elefanti di un parco naturale in Namibia, poi le hanno trasmesse a un altro branco in Zimbabwe, che è stato in grado d’interpretarle mettendo in atto una reazione di fuga. Viste queste loro capacità, non stupisce che i pachidermi siano in grado di percepire le vibrazioni telluriche o le oscillazioni legate ai movimenti del mare. E non sorprende che nella riserva naturale di Yala tutti i pachidermi si siano salvati.