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 2005  novembre 10 Giovedì calendario

Ha tenuto con il fiato sospeso scienziati, curiosi, tv e giornali: la collisione tra l’iceberg B15A e la lingua di ghiaccio Drygalski prevista per il febbraio scorso doveva essere un evento eccezionale

Ha tenuto con il fiato sospeso scienziati, curiosi, tv e giornali: la collisione tra l’iceberg B15A e la lingua di ghiaccio Drygalski prevista per il febbraio scorso doveva essere un evento eccezionale. Doveva. Poi il B15A si è arenato. A 5 chilometri dal ghiacciaio. Siamo in Antartide, Polo Sud, nel mare di Ross. L’iceberg B15A è un frammento di un iceberg più grande, il B15, anche se chiamarlo frammento è un pò riduttivo: lungo 160 chilometri (quanto la Valle d’Aosta), pesa 750 miliardi di tonnellate e contiene una quantità di acqua potabile sufficiente a rifornire il mondo intero per alcuni mesi. Ha iniziato la sua corsa verso nord all’inizio del 2004, a una velocità di 2 km al giorno. Secondo le previsioni degli studiosi, avrebbe dovuto scontrarsi con la lingua di ghiaccio Drygalski a inizio 2005. Un’occasione unica, per gli scienziati, di studiare il clima. «Sì, perché la lingua di ghiaccio Drygalski fa parte della Baia Terra Nova, un luogo che ha caratteristiche molto particolari» spiega Massimo Frezzotti dell’Enea, responsabile del settore Glaciologia del Programma nazionale di ricerche in Antartide. «La Baia Terra Nova è una polynya, cioè un’area in cui, anche d’inverno, grazie ai forti venti, il mare è libero dai ghiacci marini. Questo rende la zona importante perché è possibile studiare le interazioni tra atmosfera, criosfera (il ghiaccio, ndr) e oceano» racconta Frezzotti. «L’impatto con l’iceberg avrebbe causato una variazione repentina, permettendoci di studiarne le conseguenze». I risultati di queste ricerche sarebbero stati molto utili per i modelli previsionali sui cambiamenti climatici. Infatti anche se impatti simili sono già avvenuti negli anni ’70, non c’erano gli strumenti adatti per raccogliere i dati e rielaborarli. «La differenza è che adesso possiamo monitorarlo da vicino e capire gli effetti di questo fenomeno», dice Frezzotti. Sulla lingua di Drygalski gli scienziati italiani hanno posizionato dei sensori in grado di registrare le variazioni se l’iceberg dovesse ricominciare la sua corsa e scontrarsi con la costa. Gli scienziati aspettano. Non tutto è ancora perduto. L’enorme massa di ghiaccio si è arenata, ma potrebbe riprendere il suo viaggio in qualsiasi momento. « possibile che si sblocchi e si scontri con il ghiaccio fra pochi minuti. Ma può anche restare lì, ferma, dieci anni o più». Ma in questa attesa gli scienziati non sono soli. Con loro, ad aspettare e a sperare nella collisione, ci sono alcune colonie di pinguini. Vivono vicino alla lingua di Drygalski e da quando l’iceberg si è staccato si trovano in difficoltà. Infatti a fine ottobre questi animali si avvicinano alla costa, depongono le uova, e poi si incamminano verso il mare alla ricerca del cibo. Il problema è che l’iceberg, così come si è posizionato adesso, impedisce l’accesso al mare. Per cui i pinguini, per arrivare alla loro meta, sono costretti a camminare molto più di prima. Basti pensare che nel 2004 gli adulti provenienti dalla colonia più a nord hanno dovuto percorrere 180 chilometri per raggiungere il mare. Nel 1995 avevano camminato per 100 km, nel 1997 solo per 5 km. Un problema enorme per questi animali, che vedono il cibo allontanarsi sempre di più. Per questo spesso sono costretti ad abbandonare i nidi prima della schiusa delle uova. La collisione tra iceberg e ghiacciaio significherebbe per loro un nuovo accesso al mare.