MACCHINA DEL TEMPO maggio 2005, 9 novembre 2005
Quando parla Nicholas Negroponte, la comunità scientifica si mette in ascolto, perché il fondatore e direttore del Mit Media Lab di Boston, il centro di ricerca sui media e le nuove tecnologie più avanzato del mondo, sa leggere come pochi il futuro che ci aspetta
Quando parla Nicholas Negroponte, la comunità scientifica si mette in ascolto, perché il fondatore e direttore del Mit Media Lab di Boston, il centro di ricerca sui media e le nuove tecnologie più avanzato del mondo, sa leggere come pochi il futuro che ci aspetta. Così le sue più recenti teorie sull’evoluzione della telefonia mobile hanno messo a rumore il mondo della comunicazione, come quando sta per succedere qualcosa con cui è inevitabile fare i conti. Ma cosa ha visto Negroponte nella sua sfera tecnologica? Ha ipotizzato un mondo dove i cellulari fungeranno non solo da terminali portatili, ma anche da microantenne in grado di ricevere e trasmettere voce e dati da un apparecchio all’altro. Ovviamente, più il mondo sarà invaso da telefonini-terminali (ed è un traguardo tutt’altro che remoto), più la rete sarà capillare e il suo funzionamento migliore. Ma se questo scenario si realizzasse, per le compagnie telefoniche sarebbe un duro colpo: nel cosiddetto sistema delle reti virali, infatti, è implicita la rinuncia all’intermediazione degli operatori della telefonia e quindi a centrali e antenne fisse, funzione ereditata dalla rete di possessori di cellulari, trasformati in ponti radio per tutti quelli che gli stanno attorno. Insomma, utenti che assumono ruolo e funzione di mini-operatori. In questo modo le chiamate possono arrivare a destinazione transitando come virus (ecco perché si chiamano reti ”virali”) sui singoli telefonini, senza perciò utilizzare la rete fissa e quindi senza l’obbligo di pagare alcunché alle compagnie telefoniche. I vantaggi per la collettività? Non solo traffico gratis e illimitato, ma anche una riduzione media dei consumi delle batterie e dell’inquinamento elettromagnetico, dato che con le reti virali le trasmissioni avvengono tra terminali vicini e non tra antenne distanti molte centinaia di metri e quindi più potenti. La soluzione prospettata da Negroponte si pone come alternativa a quella del network sharing, che vedrebbe gli operatori delle reti mobili condividere le infrastrutture tecnologiche del network, facendo ricadere interamente i costi sugli utenti, che si trasformerebbero così in piccoli Internet service provider, come nel Wi-Fi (Wireless Fidelity, l’Internet senza fili), dove ogni altro utente che si connette alla rete paga al titolare l’utilizzo del servizio. Lo stesso Negroponte ha in qualche modo sperimentato le sue teorie dotando le sue tre case (a Boston, in Svizzera e in Grecia) di reti Wi-Fi attive tutto l’anno, 24 ore su 24, a cui chiunque nel circondario può connettersi. Le reti virali potrebbero appoggiarsi indifferentemente agli standard di terza generazione (3G) o alle reti locali libere Wi-Fi, che negli Stati Uniti hanno permesso al fenomeno una prima applicazione concreta. Sempre che le autorità preposte tengano sotto controllo il problema dello sfruttamento dinamico dello spettro elettromagnetico, così da impedire tra i due standard interferenze nei limiti delle frequenze disponibili. Ma quali scenari ci aspettano realmente? Secondo Negroponte «il futuro è molto più vicino di quanto non crediamo. Si prospetta un mondo wireless, dove le informazioni viaggiano senza fili e non ci sono cavi a collegare le reti di computer. Cambierà anche il modo in cui utilizziamo lo ”spettro”. Quello che fino a oggi è stato diviso e venduto a lotti, ritornerà a essere un bene comune, permettendo quindi un approccio dal basso verso l’alto. Sarà un sistema di comunicazione virale che partendo dai singoli utenti si diffonde a tutti, come un virus». Per Muriel Médard, docente nel dipartimento di ingegneria elettronica e informatica del Mit, i sistemi virali si diffonderanno effettivamente nei prossimi anni, ma saranno complementari alle reti fisse, indispensabili nei casi in cui la densità di telefonini sia troppo bassa per rendere efficiente il sistema, come nelle aree scarsamente popolate. Detto dei rischi per la privacy (con le reti virali le intercettazioni sono molto facili), non va sottovalutato nemmeno l’inevitabile conflitto di interessi tra i produttori di terminali portatili e l’insieme delle grandi compagnie di telecomunicazioni, con interessi diametralmente opposti. C’è infatti chi già ipotizza che il sistema virale di telecomunicazioni sarebbe solo il primo passo verso la condivisione completa di tutti gli apparati elettronici (elettrodomestici, autoveicoli, lampioni stradali...). Se così fosse, è facile immaginare il giro di interessi che potrebbe essere innescato dalla reti virali e la corsa allo sfruttamento della nuova frontiera.