MACCHINA DEL TEMPO maggio 2005, 9 novembre 2005
Sono ancora ”alti e in duplice filar", come li cantava Giosue Carducci nella celeberrima poesia. Ma non sono più tanto ”schietti”
Sono ancora ”alti e in duplice filar", come li cantava Giosue Carducci nella celeberrima poesia. Ma non sono più tanto ”schietti”. I famosi cipressi di Bolgheri sono sorvegliati speciali in quanto malati: sono stati infettati dal fungo Seiridium cardinale, un patogeno che provoca un cancro alla corteccia e uccide la pianta. Non è difficile individuare gli alberi sofferenti: i rami si seccano e si forma una colata di resina che scende a deturpare il fusto. Perciò, da oltre cinque anni, è in atto un programma di recupero dei cipressi da parte dei ricercatori dell’Istituto per la protezione delle piante (Ipp), della sezione di Firenze del Cnr. «La malattia causata dal Seiridium – spiega Alberto Pancolesi, coordinatore del progetto – si è diffusa in tutta la Toscana, dove il 70% circa delle piante di Cupressus sempervirens è stato aggredito. Il nostro progetto prevede la selezione degli individui resistenti e la loro clonazione: dagli alberi più resistenti ricaviamo alcune talee (circa 20), cioè dei rametti che sono messi a radicare, e le infettiamo sperimentalmente col parassita. Se resistono al primo assalto le reinfettiamo nuovamente, per confermare che la risposta osservata non fosse frutto del caso. Solo allora espandiamo i cloni ottenuti e li certifichiamo». Sono già state diffuse due varietà resistenti: la Bolgheri e l’Agrimed1.