MACCHINA DEL TEMPO maggio 2005, 9 novembre 2005
successo ancora. Alle quattro di pomeriggio del 6 agosto 2004 il lago Merzbacher ha cominciato a svuotarsi
successo ancora. Alle quattro di pomeriggio del 6 agosto 2004 il lago Merzbacher ha cominciato a svuotarsi. Come fa tutte le estati. Come non fa nessun altro lago al mondo. In tre giorni i suoi 250 milioni di metri cubi di acqua si sono riversati trenta chilometri più in basso, nel ghiacciaio Inylchek, dove un modesto fiume di montagna si è a un tratto trasformato in un oceano furioso, capace di occupare tutto lo spazio disponibile. quello che succede tutti gli anni ad agosto in Kirghizistan, al confine con la Cina e il Kazakhstan, in mezzo alle montagne del Tien-Shan Centrale, la catena montuosa cinese. Un secolo fa (1904), l’alpinista tedesco Gottfried Merzbacher, scalò, primo al mondo, il Tien-Shan e scoprì il lago. Non si accorse però delle sue caratteristiche uniche: senza che se ne comprendesse il motivo, in agosto sparisse per poi tornare a riempirsi qualche mese dopo. Merzbacher non riuscì a scalare la catena cinese, ma in compenso diede il suo nome al lago. E il lago, dopo un secolo, non ha ancora svelato i suoi misteri: perché, in un preciso momento dell’anno, in soli tre giorni, si svuota completamente? Da dove passa l’acqua? Come avviene la rottura, e poi lo svuotamento, del bacino? E come fa a riempirsi ogni volta di nuovo? Per cercare una soluzione al dilemma una spedizione internazionale, guidata dal GeoForschungsZentrum (Gfz) di Berlino, è partita l’anno scorso per il Kirghizistan, nel quadro di un progetto a lunga scadenza (ci vorranno infatti almeno quattro anni per studiare a fondo il fenomeno e dare risposte certe). L’obiettivo di questa prima spedizione era collocare ventisei punti GPS in modo da misurare al millimetro, grazie ai satelliti, lo spostamento del ghiacciaio Inylchek, che si trova proprio sotto al lago. Ciò che segue è il racconto di quel viaggio e il resoconto di quanto si è finora compreso. La struttura su cui posa il lago Merzbacher è impressionante: un immenso ghiacciaio di 65 chilometri, l’Inylchek, con due rami maggiori che si ricongiungono a 15 chilometri dall’estremità del ghiacciaio stesso. Il lago è proprio sopra l’intersezione di questi due rami, a 3.300 metri di altezza. Quattro chilometri per uno e mezzo, in tutto una superficie di sei chilometri quadrati per 130 metri di profondità, acqua turchese e moltissimi iceberg galleggianti. Quando il lago si svuota restano solo loro, gli iceberg. Gli scienziati arrivano sul posto alla fine di luglio del 2004 e allestiscono due campi a venti chilometri di distanza uno dall’altro. Il primo campo si trova ai piedi del ghiacciaio, dove sta la sorgente del fiume Inylchek. L’altro è proprio sul ghiacciaio, davanti al lago. La zona viene divisa in settori, da ovest ad est, e ogni squadra è incaricata di controllare il territorio che le è stato assegnato. Le teorie sul fenomeno che caratterizza il lago Merzbacher sono molte. Sergej Dudashvili, russo, uno dei leader della spedizione, ne ha una. Secondo Dudashvili non c’è un solo buco gigantesco che permette al lago di svuotarsi, ma una moltitudine di orifizi, chiusi dagli iceberg (che hanno in questo caso la funzione di tappi). D’inverno questi blocchi di ghiaccio giacciono sul fondo del lago, lungo una parete porosa, e formano una barriera naturale che, secondo Dudashvili, impedisce all’acqua di defluire. Il lago perciò si riempie fino a quando gli iceberg restano fermi per effetto della pressione e delle basse temperature. Con l’arrivo dell’estate, però, l’acqua si scalda e gli iceberg cominciano a sciogliersi. A un certo punto perdono la loro aderenza e risalgono bruscamente in superficie. I tappi che impediscono all’acqua di defluire saltano via. Il lago si svuota. un’ipotesi, quella che tra le tante sembra la più accreditata, e che la spedizione vuole verificare. Per capire come funziona la faccenda bisogna aspettare che il lago si svuoti. Se non che gli scienziati hanno forse scelto l’anno sbagliato: il primo agosto il lago è ancora pieno di acqua e i piloti che frequentano la zona spiegano che luglio è stato molto piovoso e che non hanno mai visto il bacino colmo a quel modo. Gli scienziati decidono allora di avvicinarsi al lato da sud, il punto più largo - ben quattro chilometri - del ghiacciaio. una zona estrema, dove nessun uomo ha mai messo piede e che si chiama infatti ”Terra incognita”. Qui gli scienziati scoprono una risalita di ghiaccio lunga circa un chilometro, che parte dal ramo sud del ghiacciaio. Invece di fondersi con il ramo nord in una Y perfetta, come succede a tutti i ghiacciai del mondo, questo ramo sud risale e forma una barriera di ghiaccio. questa barriera di ghiaccio che trattiene l’acqua del lago. Senza questa anomalia, unica al mondo, non ci sarebbe il Merzbacher. C’è da dire però che in un secolo il lago si è spostato di due, tre chilometri verso valle. La barriera è molto vicina all’intersezione tra i due rami del ghiacciaio, e probabilmente il lago scomparirà in un futuro prossimo. Per adesso, però, è lì, colmo d’acqua, pronto a svuotarsi da un momento all’altro. Mentre aspettano che il fenomeno abbia luogo, gli scienziati decidono di seguire una delle fonti secondarie del fiume Inylchek. Così scoprono che è alimentato da un ghiacciaio laterale, il Putevodni, ghiacciaio che non ha nessun rapporto con il lago. L’arteria principale del ghiacciaio, da dove passa l’acqua che esce dal Merzbacher, si trova dunque nella parte nord del Inylchek. Piccole scoperte, che possono condurre un passo alla volta verso la soluzione finale. La spedizione dovrà però aspettare il 5 agosto per vedere i primi segni che preludono all’imminente trasformazione: il fiume Inylchek sembra a un tratto alimentato da sorgenti del tutto nuove, i pesci prendono a risalire la corrente, la corrente appare più veloce. Il 6 agosto tutto è pronto. Alle quattro del pomeriggio il volume dell’acqua giù a valle è triplicato. La vallata si riempie. Non ci sono dubbi: il lago si è rotto. Non ci sono dubbi nemmeno sul carattere progressivo del fenomeno. Di colpo, l’ipotesi di Dudashvili cade. Il flusso d’acqua che viene dal lago non si fermerà per almeno due giorni, pensano gli scienziati. E infatti la corrente raggiunge una velocità di 1.500 metri cubi al secondo, e poi rallenta fino a quando il lago non c’è più. Sembra chiaro che a liberare l’acqua del lago sia la lenta apertura dei vani del terreno, provocata dallo scioglimento dei tappi di ghiaccio. Non si tratterebbe perciò di una brusca risalita dei ghiacciai-tappo, secondo l’ipotesi di Dudashvili, ma di una loro progressiva liquefazione, provocata dal caldo stagionale. Una volta liberati dal disgelo, le acque del Merzbacher inondano la catena di grotte e fiumi e dopo una corsa di qualche ora su una distanza di 20 chilometri, l’acqua arriva ai piedi del ghiacciaio con una velocità massima di 1.500 metri cubi al secondo. In tre giorni tutto si compie. Per rivedere il lago colmo, bisognerà aspettare qualche mese. Per esser certi che la spiegazione del mistero sia proprio questa ci vorrà invece ancora qualche anno.