MACCHINA DEL TEMPO maggio 2005, 8 novembre 2005
Le differenze principali tra i diamanti artificiali e quelli naturali risiedono nella struttura cristallina e nel contenuto di impurità
Le differenze principali tra i diamanti artificiali e quelli naturali risiedono nella struttura cristallina e nel contenuto di impurità. Il diamante naturale, che si impiega prevalentemente in gioielleria, appartiene al sistema monometrico e la forma cristallina più frequente è la dodecaedrica; di contro, la forma cristallina più diffusa del diamante artificiale è la ottaedrica. Il diamante artificiale si ottiene riscaldando ad alte temperature (fino a circa 1000°C) e a elevate pressioni (circa 10.000 - 12.000 atmosfere) la grafite in presenza di un opportuno metallo (cromo, manganese) o una sua lega, che funge da catalizzatore. Tali catalizzatori, presenti nel sistema di reazione, agevolano la trasformazione del carbonio elementare a struttura esagonale (come la grafite, stabile in condizioni normali) in carbonio elementare con struttura monometrica (come il diamante metastabile in condizioni normali). La forma e la dimensione dei cristalli, il colore e la quantità di impurità presenti dipendono essenzialmente dalle condizioni alle quali è stata condotta la sintesi. Di regola, la sintesi dei diamanti artificiali è effettuata a condizioni controllate per ottenere cristalli di dimensioni ben definite, perfette per il loro impiego principale, cioè di abrasivo per applicazioni industriali.