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 2005  novembre 08 Martedì calendario

Quando propongo a Vito Di Bari di immaginare un fine settimana con me per spiegare il suo nuovo libro 2015 week end nel futuro, scritto a quattro mani con il fisico Paolo Magrassi, ha un attimo di perplessità

Quando propongo a Vito Di Bari di immaginare un fine settimana con me per spiegare il suo nuovo libro 2015 week end nel futuro, scritto a quattro mani con il fisico Paolo Magrassi, ha un attimo di perplessità. «Perché» mi spiega il docente al Politecnico di Milano, nonché editorialista de Il Sole 24 Ore, «i weekend non so immaginarli se non con mia moglie...» Rassicurato sull’assoluta virtualità della nostra ”fuga”, immaginiamo un viaggio ad Atene, assistiti protetti e coccolati da una miriade di ”oggetti intelligenti”. Ma prima di iniziare, che cosa sarà la tecnologia nel 2015? «Il paradosso del controllo», afferma De Vito. «L’uomo ha creato la tecnologia per avere più dominio sulla territorialità psicologica e questo dominio aumenta, al pari di un’invasione barbarica; tutti i derivati tecnologici hanno, prima o poi, creato danni irreparabili. Noi, in un solo secolo, siamo riusciti a creare danni quasi irreparabili. Ma negli ultimi 10 anni organismi come ONU e UE, esercitando maggiore controllo, sono riusciti a creare una coscienza civica, tipica di chi è sull’orlo di un burrone». Nonostante le inquietanti prospettive, eccoci a programmare il nostro fine settimana: giugno 2015, destinazione Atene, un bagno nella civiltà ellenistica. Arriviamo in aeroporto con la macchina e la sbarra del parcheggio si alza: dal dispenser escono i documenti di viaggio, carta d’imbarco inclusa. Come? La barra ha riconosciuto la targa della macchina, il visore ha fotografato e comparato le nostre iridi. Ci sono anche le etichette per i nostri bagagli che, mediante impulsi a radiofrequenza, sono in costante contatto con il lettore digitale dello scalo. Bagagli persi, solo un ricordo. Arrivati ad Atene, breve sosta in albergo e via, giro di shopping: il pomeriggio, con romantico tramonto incluso, è dedicato all’Acropoli. Partiamo per lo shopping ognuno munito del suo Yes. Che cos’è? Un kit per turisti, dove Yes sta per ”Yare by earrings and Shoes” cioè ”andare in giro con l’aiuto di orecchini e scarpe. Ovviamente, intelligenti. Basta dire il nome di una via e le scarpe orientano il passo. Con le vibrazioni ti guidano, dialogando con i sensori di cui sono disseminate molte strade centrali delle metropoli del mondo. Io dialogo con il mio ServeMe, assistente personale a cui ho affidato il mio profilo online completo: numeri, e-mail, voice mail, rubrica, agenda e le preferenze su tutto, ma proprio tutto, ciò che mi piace e mi serve. Raggiungiamo l’Acropoli. I nostri occhiali da sole sono Xp glasses, che sta per ”experience”. Apparentemente normali, la differenza sta dentro le lenti: con un comando vocale possiamo chiedere di visualizzare cose che esistono, ma non essere necessariamente lì e in quel momento. Magari ci sono state migliaia di anni fa, come quelle che vogliamo vedere adesso. Gli occhiali diventano schermi ma - non totalmente occupati dall’immagine - ci permettono di vedere anche la realtà. E vediamo il Partenone in tutto il suo splendore e i suoi colori, con Fidia che s’aggira fra le colonne seguito dai suoi architetti: sta seguendo la ricostruzione del Tempio. L’unica cosa strana è che i personaggi, invece di urtarci, ci passano attraverso... I nostri occhiali nella parte centrale hanno un sistema di infrarossi che, attivando i sensori, materializzano le persone virtuali: le possiamo far muovere e agire con comandi vocali. Il Partenone è popolato di migliaia di sensori, con la nanotecnologia ovviamente non li vediamo; per coprire tutta l’Acropoli ci sono voluti 2 milioni di sensori, che agiscono a 360°. Ma è ora di tornare in albergo. La camera prende atto del nostro stato d’animo e si adegua. Come fa? Aprendo la porta, entriamo nel raggio del sensore biometrico, che cerca la nostra iride, valuta il carico ansiogeno e di stress, percepisce l’irritazione e ”parla” con gli altri sensori della stanza. I tessuti del nostro divano sono ”intelligenti” (esistono già dal 2004, brevettati dalla designer Maggie Orth) e assumono un rilassante colore verde; poi il sensore parla con le luci e si accende solo l’abat jour dai toni soft. La serata trascorre e così il brevissimo fine settimana. Ma prima di lasciare questa città, scriverò sul ”World Board”, la lavagna del mondo, una frase ricordo, un graffito virtuale: le scritte in cielo con penne elettroniche che possono essere percepite dai passanti con i loro videofonini. Fra tutte le cose che avremo nel 2015, questa è la preferita da Di Bari, perché «mi piace avvertire, in tutti i luoghi che attraverso, tracce dell’umanità che mi ha preceduto; così i luoghi si arricchirebbero di un afflato di calore. In special modo a Londra, vorrei lasciare un pensiero in tutti i posti dove sono passato». Con chi? Con sua moglie, naturalmente!