MACCHINA DEL TEMPO giugno 2005, 8 novembre 2005
Otto secoli di storia e cinque chilometri di distanza. Sono i numeri che separeranno la Torre pendente di Pisa, capolavoro dell’arte romanica, dalla gemella futuristica in vetro, cemento e acciaio progettata dall’architetto milanese Dante Oscar Benini
Otto secoli di storia e cinque chilometri di distanza. Sono i numeri che separeranno la Torre pendente di Pisa, capolavoro dell’arte romanica, dalla gemella futuristica in vetro, cemento e acciaio progettata dall’architetto milanese Dante Oscar Benini. Nella Pisa di Piazza dei Miracoli, il campanile che Giorgio Vasari attribuisce a Bonanno Pisano pende maestoso dal 1372. Nel quartiere periferico di Ospedaletto, la nuova Torre, che ospiterà case e uffici, penderà - ma solo per un effetto ottico - dalla fine del 2009: alta 56,18 metri come la più blasonata sorella, avrà strutture d’acciaio per imitarne il marmo e un gioco di vetro, luci e ombre, per simularne la pendenza. Per ricreare l’intera piazza dei Miracoli ci saranno altre due strutture più basse, di 37 e 38 metri, metafore del Duomo e del Battistero. Il 5 gennaio 1172 la vedova donna Berta di Bernardo, abitante nella casa dell’Opera di Santa Maria, lasciò nel suo testamento sessanta soldi all’Opera Campanilis petrarum Sancte Marie «per comprare pietre e cominciare a tirar su la Torre»: i lavori, per le continue interruzioni causate dall’inclinazione dell’edificio, terminarono due secoli dopo. La nuova torre, naturalmente, ha almeno sulla carta numeri molto diversi: i lavori cominceranno l’estate prossima e dovrebbero concludersi in quattro anni circa. Costo previsto: oltre 50 milioni di euro. Tutto è iniziato pochi mesi fa, quando l’imprenditore siciliano Andrea Bulgarella si è aggiudicato all’asta 44 mila metri quadrati di terreno nella zona industriale di Ospedaletto e ha deciso di crearvi un grande centro di servizi. Dante Oscar Benini, 57 anni, architetto di fama mondiale, pluripremiato allievo di Carlo Scarpa, uffici a Londra e New York, ci racconta come è nata l’idea di quella che, probabilmente, sarà battezzata ”piazza del Terzo Millennio”: «La gente, per una misteriosa alchimia, non vuole sentirsi isolata. Ha bisogno di ritrovarsi, di stare insieme. Ogni mio progetto vuole facilitare questi contatti migliorando la qualità della vita. La nuova piazza diventerà un punto d’incontro per i giovani e un luogo dove potranno circolare idee e valori. Questo progetto, nella storia di Pisa, sarà una pagina moderna e piena di vita». Per arrivare alla torre più alta della piazza ci sarà una rampa che parte dalla strada e arriva fino al secondo piano. I gradini potranno essere percorsi anche dai disabili. Poi un ascensore porterà fino in cima e da lì si potrà ammirare il campanile di Piazza dei Miracoli. «Le due Torri si guarderanno», dice Benini. «La Pisa storica e la Pisa del futuro saranno virtualmente unite». La torre sarà avvolta da un vetro che, come un lenzuolo, si muoverà col vento: «L’effetto sarà quello di una vela che si gonfia. E osservando la torre da determinati punti di vista, si avrà l’impressione della pendenza». Nella piazza ci sarà un grande prato, coperto, anche quello, da un’immensa vetrata. «Tutto ciò per fare in modo che, in ogni giorno dell’anno, la gente possa aggregarsi e indugiare in questo posto. Perché questo sarà un bene pubblico». Non è certo la prima volta che un architetto si ispira al passato per creare il futuro. Nel 1764, Winckelmann scrisse nella sua Storia dell’arte che «l’unico modo per essere inimitabili è imitare gli antichi». Ma le suggestioni e le trasmigrazioni di immagini da un’architettura a un’altra sono molto più antiche: ad esempio Bramante, per il suo tempietto di San Pietro in Montorio, si ispirò al tempio di Vesta. E a sua volta ispirò Christopher Wren quando progettò la cupola di Saint Paul a Londra. Eppure qualcuno, alla presentazione del progetto per Pisa, ha storto il naso o addirittura gridato allo scandalo. Alcuni ambientalisti hanno parlato di «bruttura paesaggistica» e Fabio Roggiolani, capogruppo dei Verdi in Consiglio regionale, ha detto: «Invece di corteggiare cattedrali nel deserto, irriverenti e ridicole, il Comune dovrebbe pensare alla Torre, quella vera, che si vuol chiudere con cancellate inutili e dannose». Critico anche Leonardo Rombai di Italia Nostra: «Si vuole fare a tutti costi gli originali per lasciare segni di modernità, ma così si rischia di deturpare il paesaggio. Come è accaduto a Firenze, quando nel quartiere dell’Isolotto è stata costruita una torre di 50 metri occupata da un albergo e sale cinematografiche. E che, oltretutto, nasconde la cupola del Brunelleschi». «La nuova torre di Pisa», replica Dante Benini, «non copre nulla e nulla deturpa. Semmai arricchisce. Non stiamo parlando di un sito archeologico o artistico e nemmeno di fascinoso campo agricolo. Stiamo parlando di Ospedaletto, un’area industriale di periferia dove ogni giorno lavorano ottomila persone. La mia Torre non è un affronto alla Pisa antica e alla sua piazza dei Miracoli: è un omaggio. E il principe di questa operazione è la pubblica amministrazione, dove oggi esistono uomini favorevoli a progetti importanti e capaci di investire in un sogno. Fino a cinque anni fa il clientelismo lo avrebbe impedito. Ma oggi, per fortuna, non ci sono più i passaporti di una volta». L’assessore all’urbanistica di Pisa, Giuseppe Sardu, è convinto che la seconda Torre diventerà un’attrazione turistica: «Il progetto è un esempio di bellezza e di funzionalità. Guarda al passato, grazie alle metafore architettoniche su Piazza dei Miracoli, ma anche molto al futuro. La nuova torre e la piazza saranno un monumento da visitare. Ne abbiamo un esempio a Pisa con il murale di Keith Haring, vicino alla stazione. Quando fu dipinto, nel 1989, c’era chi lo considerava orribile e voleva abbatterlo. Oggi è visitato dai turisti, proprio come la Torre pendente».