MACCHINA DEL TEMPO giugno 2005, 8 novembre 2005
singolare che il tema delle differenze uomo-donna susciti sempre reazioni. La diatriba oscilla spesso tra ”culturale” e ”biologico”, con supposizioni intuibili: ciò che differisce a livello biologico è preso come insormontabile condanna, mentre ciò che è culturalmente acquisito è inteso in almeno due modi
singolare che il tema delle differenze uomo-donna susciti sempre reazioni. La diatriba oscilla spesso tra ”culturale” e ”biologico”, con supposizioni intuibili: ciò che differisce a livello biologico è preso come insormontabile condanna, mentre ciò che è culturalmente acquisito è inteso in almeno due modi. Da un lato come ”plastico” (e quindi modificabile), dall’altro come riconducibile a dinamiche di potere che hanno costretto le donne in posizioni sociali e lavorative di secondo piano. Per dirla con parole che ho sentito usare a un convegno, se le donne hanno una competenza dialettica e una pazienza maggiore degli uomini, allora possono essere impiegate per arginare l’insoddisfazione dei clienti nei call center, mansione notoriamente di gran prestigio sociale e di elevata retribuzione! Citare le differenze biologiche è comunque rischioso, come ha sperimentato Larry Summers, presidente di Harvard che, commentando la scarsità delle donne sia nelle discipline scientifiche sia nelle posizioni di comando, concludeva che tra le cause di questo fenomeno andavano ascritte anche differenze di attitudini. Usciamo allora da questo falso dualismo – cultura e biologia – partendo dal presupposto che entrambe queste sfere sono sistemicamente correlate e che i confini tra loro non possano essere tracciati con chiarezza. possibile, ad esempio, affermare che la visione periferica – nelle donne più ampia e sviluppata che negli uomini – sia dovuta alla specializzazione dei compiti sociali nelle società primitive? In altre parole, se l’uomo non trova il burro nel frigorifero posto a una decina di centimetri di distanza dalla posizione solita, ciò è attribuibile al cervo che un tempo era costretto a inseguire e che ha costruito nella filogenesi una visione maschile lontana e puntuale? Mentre la donna che ordina e tiene sotto controllo tutti gli elementi della casa è perché la sua specializzazione stanziale e multitasking ha sviluppato una visione laterale più ampia? probabile. L’evoluzione delle specie e la relativa specializzazione dei sessi hanno costruito competenze peculiari. Il problema sorge quando da questa constatazione si vuole fare discendere una posizione sociale rigida. Come nell’esempio precedente del call center, anche in famiglia la naturale competenza femminile di cura e sostegno emotivo non può essere motivo per escludere i maschi dall’avere un rapporto con i figli, magari diverso, ma non per questo di minore valore. Se la filogenesi ha contribuito a fare del pinguino imperatore un padre amorevole, l’ontogenesi e la storia personale possono far scegliere a un uomo di diventare affettuoso. Lo stesso si può dire per le femmine della specie. accertato ormai da molte ricerche, a cominciare da quelle di Camilla Benbow negli anni 80, che le donne hanno competenze spaziali diverse da quelle degli uomini. E le competenze spaziali sono la base per costruire abilità matematiche e scientifiche. Forse questo giustifica in parte, come tentava di dire Summers, i dati di segregazione scolastica. Quelli italiani del 2002 (fonte Istat) ci dicono che il 79% delle iscrizioni a psicologia sono di donne, mentre quelle a ingegneria sono il 16,3%, dati che sono sicuramente migliorati dal passato, ma che dimostrano ancora un fortissimo orientamento dei due generi nelle diverse discipline. Questo naturalmente non significa condannare le donne a essere escluse dai percorsi di formazione scientifica, ma piuttosto riflettere sui percorsi di apprendimento, troppo spesso confezionati ”al maschile”, senza tenere conto delle differenze di base. In conclusione: affrontare la ricerca scientifica e i suoi risultati con umiltà significa comprendere la complessità dei temi e non arrivare a conclusioni affrettate. vero, siamo diversi, forse più di quando avevamo creduto. Per fortuna. Cristina Bombelli docente area organizzazione e personale responsabile del Laboratorio Armonia della Sda Bocconi