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 2005  novembre 01 Martedì calendario

Tre correzioni per un sistema più governabile e bipolare. Il Sole 24 Ore 01/11/2005. Ormai è chiaro che la riforma elettorale passerà

Tre correzioni per un sistema più governabile e bipolare. Il Sole 24 Ore 01/11/2005. Ormai è chiaro che la riforma elettorale passerà. Tra l’altro al Senato si voterà a scrutinio palese e questo non lascia spazio a sorprese dell’ultima ora. Su quale sia il rischio di paralisi parlamentare, qualora la legge passasse nella versione attuale, si è già scritto (si veda Il Sole-24 Ore del 27 ottobre). Ma la strada dell’ostruzionismo a oltranza seguita finora dall’opposizione non porta da nessuna parte. A questo punto il centro-sinistra farebbe bene a valutare seriamente la possibilità di migliorare la legge approfittando dei timidi, ancorchè contraddittori, segnali di disponibilità giunti nei giorni scorsi dalla maggioranza di Governo. Gli emendamenti-fiume e gli emendamenti-trappola non servono. Potrebbero servire, invece, tre correttivi mirati su altrettanti aspetti critici della riforma. Premio di maggioranza. Va aumentato. Alla Camera il premio di maggioranza corrisponde al 54% dei seggi; al Senato è fissato sulla carta al 55% ma, in pratica, difficilmente supererà il 52% a causa della sua distribuzione per regione. Sono percentuali troppo basse per assicurare un’effettiva governabilità in un contesto di elevata frammentazione partitica. Con margini di maggioranza così risicati qualunque governo sarebbe alla mercé del potere di condizionamento anche di partiti e di lobby rappresentativi di micro-interessi. Uno degli argomenti della maggioranza di Governo a sostegno della riforma è la sua derivazione dalla "legge Tatarella" che ha introdotto a livello regionale il premio di maggioranza. Ebbene, perché non copiare fino in fondo le Regioni e prevedere che il premio possa salire al 60% se la coalizione vincente ottiene più del 45% dei voti? Tra l’altro accettando questa modifica la Cdl dimostrerebbe di non volere questa riforma perché convinta di perdere le prossime elezioni. Il voto di coalizione. Occorre introdurre un voto per la coalizione accanto a quello per il partito. Anche questa è una caratteristica dei sistemi elettorali delle Regioni a statuto ordinario. Visto che il premio di maggioranza va alla coalizione, sarebbe corretto dare all’elettore la possibilità di esprimere sia un voto al partito che un voto alla coalizione, al suo programma e al suo leader. Questo elemento rafforzerebbe l’identità delle coalizioni, il vincolo tra i partiti alleati e, quindi, il bipolarismo. Non solo. Esso darebbe ai tanti elettori che fanno fatica a riconoscersi nei singoli partiti la possibilità di votare il soggetto-coalizione. Alle ultime elezioni regionali più di tre milioni di elettori (l’8,1% dell’elettorato e il 12% dei voti validi) hanno scelto di votare solo il candidato presidente espresso da Cdl e Unione senza votare liste di partito. una scelta di voto diffusa sia a sinistra che a destra e diffusa soprattutto nelle grandi metropoli. A Milano alle ultime regionali la scelta di voto alla sola coalizione ha toccato il 23% dei voti validi. Lo stesso dato per tutta la Lombardia è il 17,2 per cento. I voti delle liste. Sarebbe bene eliminare la possibilità che i voti delle liste sotto la soglia del 2% alla Camera e del 3% al Senato concorrano all’assegnazione del premio di maggioranza. L’attuale norma è un incentivo alla proliferazione di liste locali di ogni genere create al solo scopo di incanalare voti verso la coalizione. Non è in questo modo che si incentiva la partecipazione elettorale. In questo modo si favorisce solo il degrado del sistema partitico. Abbiamo tutti sotto gli occhi quello che succede nelle Regioni dove esiste una norma simile. Liste come Forza Roma o Forza Lazio non hanno ragione di essere né a livello di elezioni regionali né tanto meno a livello di elezioni per il Parlamento nazionale. LA NUOVA LEGGE ELETTORALE Scompare la preferenza. Con la nuova legge elettorale è introdotto un sistema proporzionale puro. I seggi sono attribuiti in base alle percentuali ottenute dai partiti su scala nazionale alla Camera e regionale al Senato. Non esiste più la preferenza: si vota il partito i cui candidati sono disposti in lista secondo un ordine stabilito dalle forze politiche La scelta del premier. Prima del voto, le liste indicano il capo della forza politica ("fatte salve le prerogative del presidente della Repubblica"). I partiti della coalizione presentano poi un unico programma elettorale nel quale è indicato il nome della persona "indicata come capo della coalizione" Tre soglie di sbarramento. Per la Camera (base nazionale) è prevista una soglia del 10% per le coalizioni; del 4% per le liste non coalizzate e del 2% per quelle coalizzate. Per il Senato (base regionale) le soglie sono del 20% per le coalizioni, dell’8% per i partiti non coalizzati e del 3% per quelli coalizzati Premio di maggioranza. Nel caso in cui la coalizione vincente non raggiunga i 340 seggi, il nuovo sistema li attribuisce automaticamente. In tal caso la coalizione di minoranza ottiene 278 seggi (i restanti 12 sono attribuiti alla circoscrizione Estero). Al Senato il premio di maggioranza garantisce a chi vince il 44% dei seggi assegnati alla regione) Roberto D’Alimonte