Varie, 8 novembre 2005
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Jacobs Marc
• New York (Stati Uniti) 9 aprile 1963. Stilista • «Se nell’ambiente della moda dici Marc Jacobs, dall’altra parte ci scappa sempre un sorriso beato: “Bravo, intelligente, simpatico, alla mano, onesto e per nulla montato” i commenti. Per quanto di lui si sappia poco, per una confessata allergia alle interviste. Eppure d’immagine vive: da quando è in Louis Vuitton (1998) ha fatto di una griffe di valigie e borsette, che stavano prendendo la strada dei duty free, un mondo a tutto tondo (dagli abiti agli orologi, dagli occhiali ai gioielli) e con la sua linea ha conquistato l’America tutta. Per Vogue Usa, è uno dei magnifici sette della lista tormentone: potrebbe così essere scortese tirarsela e fare il furbo. Invece resta il folletto, stilista del grunge-chic. Amico di sempre di giovani donne come Sofia Coppola e Liv Tyler, oltre che di uno stuolo di ragazze-bene della high society newyorkese. Classe 1963, yankee di New York, ebreo, diplomato alla High School of Art Designer [...] “Beh, quando andavo a scuola io sognavo di essere Calvin Klein e di fare la bella vita! [...] sono onesto e sincero. Quando sono felice si vede, quando sono di cattivo umore non lo nascondo. Sono positivo, non presuntuoso. Non pretendo di essere accettato per quello che non sono. Mi piace che la gente si fidi di me e io di loro e, in questo mondo, non è usuale. Nevrotico alla Woody Allen (ebreo newyorkese come lui, ndr)? Forse! [...] Giornata-tipo? Amici e amiche e i miei cani. La musica, l’opera, l’arte contemporanea e la Biennale di Venezia. A Parigi ho un appartamento sulla Rive Gauche e mi rilasso. A New York vivo in hotel, al Mercer. È più comodo. Là sono sempre in giro, ho una vita più frenetica, l’albergo me la facilita. Ma basta con le feste e le discoteche. [...] Cerco la bellezza nell’imperfezione. Non sono un ribelle, però mi ribello ai clichés, alle ovvietà, al banale. Mi diverto a mettere insieme cose che non c’entrano nulla ma che possono, per questo, diventare belle. Vesto le borghesi ma le rendo funny, allegre. O in una ragazza rock tiro fuori il suo essere per bene [...] Questa storia delle celebrità: io non le cerco. Sono felice quando una donna, qualsiasi, sceglie i miei abiti [...]”» (Paola Pollo, “Corriere della Sera” 8/11/2005).