MACCHINA DEL TEMPO giugno 2005, 8 novembre 2005
L’Hijab: un velo di pudore o di stoffa? La donna musulmana è, nell’immaginario collettivo, «la donna velata»
L’Hijab: un velo di pudore o di stoffa? La donna musulmana è, nell’immaginario collettivo, «la donna velata». E sicuramente la questione del velo è tra quelle che ha dato vita alle interpretazioni più svariate, dalle più moderne a quelle più conservatrici. Anche su questa questione, vediamo cosa è davvero scritto nel Corano. Sul velo ci sono tre versetti essenziali. Il primo è rivelato durante l’esilio a Medina del Profeta e dei suoi compagni, che abitavano spesso in case piccole e poco confortevoli. Al calare della notte le donne dovevano uscire per soddisfare i loro bisogni naturali e venivano importunate da alcuni giovani. Alle rimostranze dei loro uomini Maometto rispose. «Dite alle vostre mogli e alle vostre figlie, e alle mogli e alle figlie dei credenti, di abbassare gli scialli sul corpo, sicché saranno riconosciute ed eviteranno di essere importunate». La parola araba usata qui è julbab, che significa, manto, scialle. Un successivo versetto che tratta della castità, sia per gli uomini che per le donne, precisa che i credenti devono adottare modestia nell’abbigliamento e coprire i tratti nascosti con stoffe. Qui il termine arabo usato è Khimar che indica piuttosto un tessuto o un foulard. La parola Hijab, che designa il velo si ritrova in un terzo versetto di interpretazione piuttosto enigmatica. «Se domandate un oggetto alle spose del Profeta, fatelo attraverso un velo, questo sarà più puro per i vostri cuori come per i loro». Attraverso il velo è un’espressione che apre la porta a diverse interpretazioni. Essa può significare che si deve parlare alle donne dietro una tenda o che devono esse stesse coprirsi dietro un velo. Un velo quindi materiale. Oppure, come pensano i mistici dell’Islam, può trattarsi del «velo del pudore».